Nelle banche svizzere, i cinquanta miliardi che Monti non vuole
Il governo continua a dire no all’accordo con Berna
sui 150 miliardi di capitali evasi che tassati potrebbero finanziare lo
sviluppo. Germania, GB e Austria lo hanno già fatto. L’Europa dice sì e ora
anche il Pdl apre
di Stefano Feltri
I soldi sono lì, a
portata di mano, facili da incassare. E tutti in una volta, senza stare a
racimolare un miliardo qua e uno là tra accise sulla benzina e i blitz utili, e
spettacolari, come quello di ieri della Guardia di Finanza negli agriturismi in
vista del ponte del Primo maggio. Nelle casse delle banche svizzere si stima ci
siano almeno 150 miliardi di euro degli evasori italiani e lo Stato potrebbe
prendersene fino a 50. Ma al governo non sembrano interessare.
“Full compliance”,
piena conformità. È questa l’espressione che toglie ogni alibi al governo Monti. Nella conferenza stampa di mezzogiorno
del 17 aprile il commissario europeo alla Fiscalità, Algirdas Šemeta, spiega ai giornalisti che gli accordi
di Gran Bretagna, Germania e Austria con la Svizzera sono compatibili con il
diritto comunitario . E quindi nel 2013 produrranno i loro effetti.
Partiamo dalla
fine: il 13 aprile l’Austria firma l’accordo con la Svizzera. Funziona così:
nei forzieri elvetici ci sono almeno 20 miliardi di euro austriaci frutto di
evasione. I residenti austriaci titolari dei conti o i beneficiari dei trust e
degli altri strumenti giuridici per nascondere le tracce, se vogliono mantenere
i loro capitali in Svizzera dovranno pagare una sanzione una tantum del 30 per
cento, modulata poi a seconda della durata dei depositi, che può nella pratica
oscillare tra il 15 e il 38 per cento. È una specie di condono fiscale, è vero,
ma di entità ben
diversa da quel 5 per cento applicato da Giulio Tre-monti ai
suoi tempi. E soprattutto gli effetti continuano: tutti i proventi dei capitali
e degli altri strumenti finanziari (dai dividendi ai capital gain) saranno
tassati al 25 per cento ogni anno. La Svizzera si accolla il ruolo di esattore
per conto dell’Austria e in cambio conserva il segreto bancario, l’unico vero
strumento che le è rimasto per attirare i capitali nel Paese (visto che spesso
derivano da evasione fiscale o altre pratiche illecite). Il governo di Berna si
trova infatti sotto pressione, soprattutto dagli Stati Uniti, per rivelare i
segreti dei conti bancari (celebre il caso di Ubs, che è stata costretta a
farlo, in piccola parte).
Preferisce quindi
agire da sostituto d’imposta, ma tenere un po’ di riservatezza. Da mesi ci sono
trattative tra Berna, la Germania e la Gran Bretagna che hanno raggiunto
accordi simili. L’applicazione si stava complicando perché la Commissione
europea temeva gli effetti distorsivi di provvedimenti che, di fatto, sanano le
posizioni illecite del passato. “Ma si è trovato un escamotage, i pagamenti una
tantum vengono presentati come l’acconto di quanto verrà chiesto a chi ha soldi
in Svizzera dopo l’approvazione di un accordo complessivo tra i 27 Paesi Ue che
il commissario Šemeta continua ad auspicare”, spiega Rita Castellani, una delle
animatrici dell’iniziativa “Operazione Guardie Svizzere” per fare pressione sul
governo italiano. In Germania la Spd, il partito socialdemocratico, si è
opposta all’accordo negoziato dal governo di Angela Merkel e ha ottenuto
condizioni ancora più punitive per gli evasori: un prelievo una tantum tra il
21 e il 41 per cento (invece che tra il 19 e il 34) e una patrimoniale
colossale del 50 per cento per chi eredita un conto svizzero e non lo dichiara
al fisco tedesco. Le associazioni dei contribuenti in Germania, all’inizio
scettiche, ora sono entusiaste della formulazione dell’accordo e chiedono la
sua immediata applicazione. I l flusso di denaro verso Berlino comincerà nel
2013.
Pochi giorni fa il
ministro delle Finanze elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, ha detto in
un’intervista che “la Svizzera sta portando avanti con Italia e Francia il tema
della tassazione degli asset detenuti in conti svizzeri da cittadini dei due
Paesi, ma un negoziato formale deve ancora iniziare”. Il ministro del Tesoro
Giulio Tremonti aveva concentrato, con un certo successo, le sue attenzioni
soprattutto su San Marino. E il governo Monti ha chiarito la sua posizione
all’inizio del mandato: favorevole agli accordi con la Svizzera per far pagare
gli evasori ma nel quadro di un’intesa comunitaria, anche per non incorrere nel
rischio di sanzioni da parte della Commissione Ue. La quale però adesso ha dato
il via libera. E l’accordo fatto dall’Austria toglie ogni alibi all’Italia. A
cui un po’ di gettito in più, nel 2013, farebbe comodo visto che la recessione
farà diminuire le entrate attese su cui è stata impostata l’ultima manovra
Salva Italia.
Nessun commento:
Posta un commento