La professoressa, nonché ministro
del Lavoro e delle Politiche Sociali del governo Monti: Elsa Fornero, ha imposto
una riforma delle pensioni che vede slittare l’età di uscita dal lavoro perché si
è allungata l’età media di vita degli italiani. Così dicono le statistiche.
Vivi più a lungo: vai in
pensione più tardi. Non importa come ci arrivi alla pensione, non importa se la
vita si allunga ma le condizioni, la qualità dell’esistenza, peggiora perché l’Italia
non ha una politica sociale adeguata alla tipologia di vita delle persone. Non
è un paese per giovani, ma manco per vecchi.
Ora, il Fondo Monetario
Internazionale – come si dice: lancia un
allarme (la lingua italiana è presa a calcio in culo giornalmente dai
media). Se la vita media si allunga costeremo di più. “Il welfare è a rischio”.
Ovviamente, l'Fmi “individua” anche le soluzioni: lavorare di più, sostenere la
disoccupazione. Sempre ovviamente: non si occupa degli anziani. Pensa solo in
termine di logiche produttive.
Io penso, invece, che ci
siano altre soluzioni per rispondere a questo “grido d’allarme”? La prima è quella
di ricorrere a un metodo “classico”: eliminazione mirata a specie umane per
motivi politico/economici. La seconda è
l’applicazione di una concezione teorica sconosciuta o invisa: dovremo fare i
conti con le persone. Non in senso matematico. Nel senso della dignità umana.
Si dovrà - come si dice in
questi casi: mettere al centro la persona. Pensare e attuare politiche sociali.
Dovremo diventare paesi
per persone e non contro le persone. Sempre se i Mercati e il Fondo Monetario
Internazionale sono d’accordo…
da: Il Fatto Quotidiano
Fmi, “allarme longevità”: welfare a rischio. Dopo la crisi meno asset
sicuri
Secondo il Fondo, se la vita media nel 2050 si allunga di 3 anni in più
di quanto previsto oggi, il costo dell'invecchiamento della popolazione aumenta
del 50 per cento. Diminuiti gli investimenti "certi"
Il Fondo monetario internazionale lancia
l’”allarme longevità” e sottolinea che “se
la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto
oggi, il già ampio costo dell’invecchiamento della popolazione aumenterebbe del
50 per cento”. E le famiglie italiane sono quinte al mondo per ricchezza
finanziaria in rapporto
al Pil nominale.
Secondo quanto pubblicato nel ‘ Rapporto sulla stabilità finanziaria
globale’, l’allungamento della vita media rischia di far saltare i conti del
welfare, ma l’Fmi ha già pronta la
ricetta: allungamento dell’età pensionabile, contributi più elevati e
riduzione degli assegni erogati. Per gli esperti del Fondo i governi
devono mettere in atto metodi per condividere il rischio anche con il settore
privato, promuovere la crescita dei mercati per condividere il rischio e
offrire migliore informazione sulla longevità e educazione finanziaria. Il
Fondo invita ad “agire ora, date le dimensioni dell’impatto finanziario e
anche perché le misure richiedono tempo per dispiegare la loro
efficacia”.
Il Fondo Monetario passa poi all’analisi della situazione economica attuale: “La crisi finanziaria mondiale e le preoccupazioni circa la sostenibilità del debito sovrano in molte economie avanzate hanno dimostrato che non esistono più beni che possono essere considerati davvero al sicuro”. L’incertezza, le riforme delle regole, la crisi hanno fatto balzare la domanda di asset sicuri (fra i quali i Treasury Usa, i bund tedeschi e forse i bond societari). Ma la capacità del pubblico e del privato di crearli è diminuita, con rischi per la stabilità del sistema. E l’Fmi vede entro il 2016 una riduzione di 9.000 miliardi di dollari.
Di fatto, si legge nel rapporto, ”viviamo in un periodo di recessione profonda e prolungata, perché è cresciuto notevolmente il tasso di indebitamento delle famiglie di molti paesi nei cinque anni precedenti la grande recessione, iniziata tra il 2007 e il 2008″. Famiglie che in Italia “sono le quinte al mondo per ricchezza finanziaria in rapporto al Pil nominale con il 234 per cento”. Meglio del Belpaese “gli Stati Uniti con il 339 per cento, il Giappone con il 309 per cento, la Gran Bretagna con il 296 per cento e il Canada con il 268 per cento. Mentre subito dietro vengono la Francia con il 197 per cento, l’Australia con il 90 per cento e la Germania con il 189 per cento”.
Per il Fondo, la crisi legata ai bilanci familiari può essere contrastata dall’intervento dei governi, sia in termini di sostegno ai disoccupati, sia di politica monetaria più espansiva, anche se lo stimolo macroeconomico ha dei limiti.
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