mercoledì 11 aprile 2012

Umberto Bossi: Natalia Aspesi “Le madonne e le streghe”


da: la Repubblica – 6 aprile 2012

Le madonne e le streghe
di Natalia Aspesi

Se il sovrano carismatico che si era eletto fondatore di un popolo è costretto ad abdicare, cosa resta della famiglia reale, che da Gemonio aspettava di fondare la prima monarchia padana?
Cosa resta della regina, della seconda moglie Manuela Marrone, che all'ombra del re malato dirigeva gli affari di casa; cosa resta degli eredi inadeguati e dispendiosi, di Renzo, di Roberto Libertà, di Riccardo, ma anche della vicepresidente del Senato, quella Rosy Mauro leghista della prima ora, che portando in giro come una reliquia Umberto Bossi, e tenendolo per mano con tirannica fermezza, ne decretava vistosamente la fragilità e la mancanza di autonomia.
C'era chi, mosso da umana compassione, si chiedeva come mai una moglie, dei figli, gli amici più fedeli, consentissero al pover'uomo di esporre in quel modo la sua fatica di vivere, i suoi passi incerti, il parlare confuso, mostrando a tratti la malinconia, la sofferenza, la paura, la dignità ferita, talvolta l' assenza e l' irresponsabilità. Adesso, se le accuse dei pm sono vere e le carte in loro possesso dicono la verità, possiamo immaginarlo: la famiglia progettava il proprio futuro, e realizzava il proprio presente, senza scomodare troppo l'Umberto, attingendo agli aiuti sostanziosi di quel Belsito cui nessuno chiedeva conto del suo modo farraginoso e illegale di amministrare i famosi rimborsi elettorali di gran lunga più ricchi delle spese vere. Nelle storie oscure capita sempre che siano protagoniste le donne, madonneo streghe, angeli o demoni, e forse è ingiusto ipotizzare che le due signore, la moglie e la badante in carica, fossero d'accordo per approfittare delle difficoltà non solo fisiche di chi aveva raccolto milioni di voti e di sudditi al grido di "Roma ladrona!". Certo, era comunque importante che il capo continuasse ad essere tale, ad ogni costo, per sistemare le cose prima che qualcuno scoprisse che anche i duri e puri padani, se ne hanno l'occasione, sanno approfittarne: "Padania ladrona!"?
Una donna sempre vicino al capo tenendolo per mano, in ogni telegiornalee raduno e incontro, una guerriera
apparentemente senza famiglia per dedicarsi completamente a lui, e poi una donna lontana dalle telecamere, praticamente invisibile, chiusa in casa come deve essere una brava moglie di tradizione lombarda, a preparare il lesso e a seguire gli studi impervi e poco fruttuosi dei figli: oggi l'immagine di queste due donne, che in qualche modo stanno gettando nell' incredulità, nella rabbia, nella disperazione, milioni di persone, dissacrando un partito nato e cresciuto esclusivamente attorno al suo leader, non è più così ricca di femminile devozione, di gentili gesti soccorrevoli, di amore, rispetto, fedeltà all' uomo di casa e all' uomo politico.
E questa storia si intreccia funesta, a quella, degradata di un'altra signora leghista, l'impiegata Nadia Degrada, che da provvida ma dissennata amica, dà consigli di comportamento poco consoni allo spirito di fratellanza della Lega, al tesoriere Belsito. Lo fa al telefono, come se non esistessero le intercettazioni e gli suggerisce il ricatto: "Se vanno a vedere come amministri i soldi del partito, tu fai vederea Bossii conti delle spese della moglie e dei figli". E giù cifre, ricevute, elenco di inutili scuole per il Trota che ha difficile comunicazione col sapere anche più modesto. E qui spiace per il povero Umberto, il cui fascino era anche l' essere sempliciotto, ordinario, di paese, tutto casa e chiesa, in canottiera, col sigaro, la cravatta solo in Parlamento, venire colpito al cuore da un figlio che pareva sistemato con figuracce politiche tremende, e invece con quella faccetta non propriamente acuta, vuole il macchinone costoso e una scorta da far invidiaa Saviano (il Trota!) e gli altri figli anche loro pieni di pretese volgarotte, da nuovi ricchi come forse erano sicuri, sbagliando, di essere diventati, con tutto quel denaro non loro ma per loro disponibile. La vispa Degrada è un fiume che lascia secchi gli inquirenti: si sa, tra donne, ci sono gelosie efferate, non le deve piacere la Manuela che rifà costosamente il terrazzo di casa secondo lei con soldi leghisti, ancor meno sopporta la Rosy, tanto, che inventiva come fosse un cervello della camorra, suggerisce al frenetico furbacchione mangiadenaro di dire alla povera vip della Lega: "Se salta il capo tu sei morta". Il capo è saltato, chissà se salterà la Rosy, chissà cosa succederà alla Lega e al suo improvvisato triumvirato. È difficile, anche agli antileghisti, pensare che Bossi fosse al corrente dell' avidità della famiglia, tanto aveva convinto tutti della sua totale onestà; invece le carte in mano ai magistrati dicono che sapeva. Sapeva che i soldi della Lega servivano alla famiglia, anche se non immaginava probabilmente quanto fossero inesauribili le pretese dei Bossi: appannato dalla malattia, forse non ha avuto la forza di opporsi, sperando che il Dio Po lo proteggesse dalla realtà, o che il Cerchio Magico, in cui era stato imprigionato dai suoi, fosse davvero tale, sotto la bacchetta magica della maga Manuela che, dicono, dall'abbaino di casa si teneva in contatto diretto con il sovrannaturale. 

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