Passera, l’ostacolo di Monti
Nuova tensione tra il ministro e il premier
di Tommaso Labate
Ormai è un copione già scritto. Il
ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera insiste nella strategia del denunciare pubblicamente gli allarmi sulla crisi, in
particolare per quanto riguarda il tema dell’occupazione. E Mario Monti, stando
a quello che si mormora nella war room di Palazzo Chigi, continua a masticare
amaro.
Il dualismo tra premier e ministro non è più un mistero per nessuno. Come non è un mistero che i rapporti 'professionali' tra i due si siano talmente deteriorati da intaccare anche quel che c’era - se mai c’è stato davvero - del rapporto personale.
GOVERNO MINATO DALL'INTERNO. L’ultimo capitolo della guerra fredda tra Monti e Passera, che risale a domenica 3 giugno, ha prodotto un effetto collaterale che alla lunga rischia di diventare molto rischioso per la sopravvivenza del governo. Ed è un effetto che rimanda al fatto che l’ex numero uno di Intesa SanPaolo, come spiega un sottosegretario, sia «ormai percepito all’esterno come il capofila di quelli che, dentro l’esecutivo, viaggiano nella direzione di marcia opposta rispetto a quella del capo del governo».
Il dualismo tra premier e ministro non è più un mistero per nessuno. Come non è un mistero che i rapporti 'professionali' tra i due si siano talmente deteriorati da intaccare anche quel che c’era - se mai c’è stato davvero - del rapporto personale.
GOVERNO MINATO DALL'INTERNO. L’ultimo capitolo della guerra fredda tra Monti e Passera, che risale a domenica 3 giugno, ha prodotto un effetto collaterale che alla lunga rischia di diventare molto rischioso per la sopravvivenza del governo. Ed è un effetto che rimanda al fatto che l’ex numero uno di Intesa SanPaolo, come spiega un sottosegretario, sia «ormai percepito all’esterno come il capofila di quelli che, dentro l’esecutivo, viaggiano nella direzione di marcia opposta rispetto a quella del capo del governo».
IL MINISTRO PIACE AI SINDACATI. I primi segnali di questa tendenza s’erano intravisti già
tra febbraio e marzo. Quando, nelle settimane delle febbrili trattative sulla
riforma del mercato del lavoro, il segretario della Cgil Susanna Camusso, che
s’opponeva a tutte le bozze del ministro Elsa Fornero, s’era privatamente
spinta
fino a confidare che «Passera è l’unico ministro di questo governo con
cui si può parlare».
Polemiche sui numeri della crisi in Italia
Adesso però l’indice di popolarità
di Passera tra gli anti-montiani di lotta e di governo è uscito dai dietro le
quinte e s’è affermato sulla scena. Come dimostrano le reazioni alle parole con
il ministro ha rilanciato l’allarme crescita fissando addirittura a «28
milioni» il numero degli italiani «colpiti dalla crisi».
LA SINISTRA PD STA CON PASSERA. Dentro il Partito democratico, l’ala più meno entusiasta
nei confronti dell’esecutivo ha applaudito l’uscita del ministro. «L’analisi
delle ripercussioni sociali della crisi e della mancanza di lavoro fatta da
Passera», ha scandito Ignazio Marino, «ha il pregio della lucidità e della
schiettezza».
Peccato che non la pensino così
quelli che, nello stesso partito, sostengono Monti. Tipo i lettiani, che con
Francesco Boccia hanno attaccato frontalmente il ministro accusandolo - ai
microfoni di Tgcom24 - «di aver sparato numeri a caso».
L'IDV SEPARA MARIO DA CORRADO. Ma non c’è soltanto la sinistra del Pd a entusiasmarsi
per le parole di Passera. Anche nell’opposizione, e per la precisione
nell’Italia dei valori, c’è chi ormai s’esercita nei distinguo tra
«Mario» e «Corrado».
L’ex sindacalista Fiom Maurizio Zipponi,
oggi responsabile Lavoro del partito di Antonio Di Pietro, l’ha detto senza
troppi giri di parole: da un lato c’è Monti, «che non risolve i problemi della
crescita e dell’occupazione» e dall’altro c’è Passera, che invece «ha
ragione a parlare di un’Europa dove ci sono 50 milioni di persone che hanno
paura perché disoccupate, sottoccupate o comunque in difficoltà con il lavoro».
L'ESECUTIVO RISCHIA DI CROLLARE. Sarà anche per gli applausi che le uscite pubbliche
di Passera rastrellano dal fronte anti-Monti che la domanda più gettonata,
sull’asse tra Palazzo Chigi e Montecitorio, alle fine è sempre la stessa.
Riusciranno i due a rimanere nella stessa squadra fino alla fine dell’avventura
del governo?
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