Bugie
pagate in contanti
Banchieri e
politici condividono la responsabilità del disastro del sistema bancario
spagnolo. E hanno anche l’arroganza di trattare come ignoranti i cittadini che
pagheranno per i loro errori.
di Pedro
Santos Guerreiro
Il tracollo delle
banche spagnole è una vergogna di regime. Per la costruzione di un mito. Per la
complicità pubblico-privata in un delitto. Per i guadagni passati di alcuni
nell’inesatta proporzione dei danni futuri per gli altri. Per la negazione. Per
il contagio. Per le bugie. Mentono tutti. Tutti mentono a tutti: anche ai
contrib… al popolo, volevo dire.
Oggi abbiamo il
diritto di parlare di ciò che capita in casa d’altri. Perché la casa d’altri è
ipotecata, e saremo noi a pagare l’ipoteca. Noi, gli “europei”. Che differenza
c’è tra le menzogne della Grecia sui conti pubblici e quelle delle banche
spagnole sui bilanci?
La situazione
spagnola è più simile a quella irlandese – il problema è bancario – che a
quella portoghese, che dei dieci possibili problemi non ne ha nemmeno uno
enorme ma li ha tutti contemporaneamente. In Spagna il male nasce dalla
relazione coniugale incontrollata tra le “cajas de ahorro” e i poteri politici
regionali, oltre che da una bolla immobiliare a cui hanno partecipato tutti e
di cui hanno approfittato tutti: le banche con i prestiti, i costruttori con le
vendite, le agenzie immobiliari come tramite, lo stato con le tasse, il governo
con le statistiche sul pil, i partiti in qualche altro modo, e chissà quale.
È da almeno due
anni che la bolla immobiliare e suoi effetti sono perfettamente visibili. Ma da
allora la Spagna ha fatto tutto nel modo peggiore. Il precedente governo
Zapatero si è limitato a negare il problema, mentre quello di Mariano Rajoy non
è riuscito a metterlo sotto controllo. E così un disastro che avrebbe potuto
essere confinato alle cajas ora contagia le maggiori banche del paese
(Santanter, Bbva, e La Caixa non hanno beneficiato di questi cento miliardi). E
non è tutto, il cancro potrebbe estendersi al debito sovrano.
Ciò che distingue
la Spagna dall’Irlanda è il tipo di soluzione scelta per risolvere il problema.
L’Irlanda ha nazionalizzato i passivi delle banche, che si sono trasformati in
debito pubblico. La Spagna sta invece cercando di creare un cordone sanitario
attorno alle banche, prestando loro 100 miliardi di euro che diventeranno
debito pubblico. L’obiettivo è impedire che il problema delle banche diventi un
problema dello stato. Ma è comunque evidente che questi 100 miliardi sono parte
di un piano di salvataggio per la Spagna, che include un programma d’austerity
non scritto ma già in atto e colloca le banche spagnole sotto la supervisione
della Bce.
Una delle grandi
conseguenze della crisi spagnola potrebbe essere il passaggio accelerato a
un’unione bancaria europea. Una volta realizzata, aprire un conto a Lisbona,
Berlino o Madrid sarà la stessa cosa, e la Banca centrale europea sarà
incaricata della supervisione del sistema bancario. La banca di Spagna esce con
le ossa rotte da questa vicenda. Al punto tale che il governo Rajoy l’ha
detronizzata, assegnando gli audit per il sistema bancario al ministero
dell’economia.
Le banche europee
non guadagneranno più quanto in passato. Conosceranno fusioni e chiusure,
ridurranno il numero di filiali e di impiegati, taglieranno debiti, attivi e
bilanci. Noi portoghesi lo sappiamo bene, perché lo stiamo già sperimentando
sulla nostra pelle.
Faccia tosta
E in Portogallo?
Come stanno andando le cose per noi? L’allievo modello ha ottimi motivi per
sorridere. Il processo di capitalizzazione si avvia verso la conclusione, e in
estate le banche avranno fondi propri senza eguali in Europa. Resta da capirà
quale parte è pubblica e quale è privata, ma è materiale per un altro
editoriale.
“È ora di
smetterla con lo scaricabarile”, tuonava un anno e mezzo fa Bob Diamond,
presidente della Barclays. È ancora presto. In ogni caso è di questo che
parliamo quando diciamo che il settore bancario ha preso in ostaggio la
politica: repubbliche di debitori e monarchie di creditori. Finanzieri che
sanno tutto hanno raggirato politici che non sanno niente.
Gli uni e gli
altri hanno l’arroganza di trattare come analfabeti della finanza chi paga per
i loro errori. Proprio così, quelli che hanno compromesso i bilanci futuri, che
si aggrappano all’austerity e fanno schizzare alle stelle la disoccupazione e i
fallimenti delle imprese sono gli stessi che accusano il popolo di ignoranza
finanziaria. Complimenti.
La crisi è
bancaria, ma ha generato metastasi che hanno creato una crisi del debito
sovrano. E le conseguenze delle due crisi le subiscono gli “europei”. Ovvero
noi. La democrazia dev’essere proprio malata, se mentire alle istituzioni
europee, come accaduto in Grecia, è più grave che mentire al popolo, come è
successo in Spagna. Le banche saranno aiutate. E noi cosa rispondiamo? Niente.
Abbiamo già detto tutto. Abbiamo già scritto tutto. Non ci resta che soffrire.
Ma come si fa a risalire dall’abisso?
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