da: Corriere della
Sera
«La scarcerazione dello stupratore. Lo Stato
risponda»
Cara ministra Severino,
addolorata,
allibita e infuriata ho letto con sgomento sul Corriere della Sera di ieri che
l'ex caporale dell'esercito che è accusato di aver stuprato e quasi ucciso
una giovane ventenne, tre mesi fa all'Aquila, ha avuto gli arresti domiciliari. Da quando si è
diffusa la notizia, abbiamo ricevuto centinaia di mail, il mio telefono ha
squillato in continuazione, tutte le volontarie, le amiche e gli amici della
nostra associazione ci manifestano con un'onda irrefrenabile il loro dolore e
la loro incredulità. Mi chiedono non solo di dare solidarietà e aiuto alla
giovane vittima, ma di porre a lei, signora ministra, preparata, competente e
stimata, alcune domande. Sono 25 anni
che operiamo al fianco delle vittime, invitandole
innanzi tutto a denunciare. Una percentuale bassissima (i nostri dati
dicono l'8%) di donne trova il coraggio di farlo. Ci dica, signora ministra, dopo una decisione simile con quale animo
possiamo continuare il nostro lavoro? Tre mesi fa questa giovane ventenne
non solo è stata stuprata, ma ha rischiato di morire. Oggi il nostro sistema
giudiziario consente gli arresti domiciliari all'accusato, infliggendo alla
vittima un ennesimo terribile dolore. Con che forza possiamo dire alle donne di
denunciare e a questa ragazza di credere nella giustizia?
Come possiamo,
ministra Severino, trovare ancora motivazioni in questa lotta immane se non
sentiamo vicino a noi una giustizia degna di questo nome? E come può il
fenomeno della violenza non restare sommerso e venire alla luce in tutta la sua
profondità, se questo è il messaggio che diamo alle donne e agli uomini, ai
giovani e alle giovani del nostro Paese?
In un momento cosi
duro per la nostra società, noi abbiamo il dovere di rispondere
con fermezza a
situazioni simili o di mettere in campo nuovi strumenti, se evidentemente
quelli esistenti non sono adeguati. Se questo non accadrà continuerà la
barbarie del femminicidio, della violenza domestica, degli stupri e di tutte le
forme di violenza sulle donne che, nella nostra civilissima Italia, hanno
numeri spaventosi. Signora ministra,
quale sarà il suo impegno per non farci sentire mai più così umiliate e
umiliati? Qual è l'impegno del Governo e del Parlamento? Chiudo questa mia
lettera, con un abbraccio alla vittima che in questo dramma si è sentita sola,
non protetta dalla giustizia ed ha perso fiducia nel nostro Paese. A questa
ragazza diciamo che noi del Telefono Rosa ci siamo, siamo pronte ad aiutarla.
Ma è lo Stato che questa volta non può restare in silenzio e fermo.
Maria Gabriella Carnieri Moscatelli
Presidente Ass. Nazionale Telefono Rosa
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