Giovanna Mezzogiorno: "Il cinema non mi basta, ma torno sul set"
Ho avuto due gemelli e per due anni ho scelto di dedicarmi a loro, anche con molta fatica
Per ricominciare ho preferito una commedia che gireremo in Trentino, una storia d'amore e di vino
di Silvia Fumarola
Giovanna Mezzogiorno è un misto di passione e
rigore. Si sorprende dello stupore suscitato dalla scelta di sparire per due
anni e mezzo: «E´ morta mia madre, ho avuto due gemelli, la mia vita è stata
sconvolta». Poi, quando la conversazione finisce inevitabilmente per
concentrarsi sui figli Leone e Zeno s´interrompe: «Non parleremo solo dei
bambini, vero?». L´ultimo film che ha girato è Basilicata coast to coast di
Rocco Papaleo, due anni fa. «Ad agosto torno sul set» annuncia «e sono così
felice, perché amo questo lavoro, lo faccio da vent´anni. Ci ho messo tutta me
stessa». In Vinodentro di Ferdinando Vicentini Orgnani, viaggio nella provincia
del nord tra vigneti e tradimenti, interpreta un´ex moglie capricciosa. «E’ una
commedia senza cliché, diversa. Con Ferdinando ho girato Il più crudele dei
giorni, la storia della giornalista Ilaria Alpi, un film a cui sono
legatissima, perché Ilaria era una donna coraggiosa che metteva grande passione
nel suo lavoro».
Giovanna, in due anni nella sua vita è cambiato tutto.
«La vita ti sorprende sempre, è la sua bellezza e
il suo mistero. Pensi di pianificare ma non pianifichi niente. E´ morta mia
madre e poco dopo ho scoperto di essere incinta. Due gemelli, chi se
l´aspettava? Mi hanno spiegato che c´erano gemelli nella famiglia di papà. Ho
scelto di dedicarmi a loro: credo che, potendolo fare, stare accanto ai bambini
nel primo anno di vita faccia la differenza. Una fatica inimmaginabile essere
mamma 24 ore su 24. Sono fortunata perché mio marito mi ha aiutato».
Nessun rimpianto o nostalgia del set?
«No, sono sincera: non ho rinunciato a occasioni
imperdibili. Sono contenta che sia andata così, il ritmo dei bebè ti tiene
fuori dai binari della società che è in corsa. Ti mette alla prova».
Se la immaginava così la maternità?
«Impari a fare la madre. Quando sono nati i miei
figli avevo 37 anni. Non me non l´ha insegnato nessuno, non ho avuto la mia
mamma vicina, il dolore più grande. Sono riuscita a non farmi sopraffare da due
eventi emotivamente forti. Quello che si dice - non è retorica - "segui
l´istinto", è vero. Stranamente con il tuo bambino sai cosa devi fare.
Provi e alla fine impari per forza. Non decidiamo noi le cose, l´unica cosa che
avevo deciso io era di sposarmi. Sono rimasta miracolosamente in piedi. Ho
cresciuto due figli, fin qui tutto bene».
Ha capito qual è il segreto?
«Devi essere equilibrato e nessuno lo è mai, ma
sono più matura, vedo le priorità. Se dieci anni fa mi avessero detto che avrei
dovuto affrontare tutto questo avrei risposto: non sono capace. Invece sono
riuscita a gestire l´ansia, le donne hanno una resistenza, la capacità di
governare anche la fatica mentale. A un certo punto non sai dove, ma tiri fuori
l´energia. La sa una cosa strana?».
Dica.
«Quando raccontavo che mi sarei dedicata ai
figli mi guardavano perplessi: "Sicura? Quando ricominci a
lavorare?". La gente ha paura delle scelte, è come se si rompesse uno
schema a cui è abituata, entra in allarme. Forse è più rassicurante pensare che
se fai una cosa nella vita, quella devi fare. E basta. Invece non esiste solo
il lavoro, diventa ancora più bello se hai anche altro».
Però, forse non a caso, ha scelto una commedia per
tornare.
«Sì, avevo voglia di leggerezza. E´ un
bell´intreccio amoroso ed è una commedia non banale che non passa solo per la
coppia e il sesso. Sono un´ex moglie antipatica che alla fine non è odiosa come
sembra. Rientro in punta di piedi dopo questa lunga pausa. La storia
m´incuriosiva anche perché riguarda una parte d´Italia, il Trentino, poco
ispezionata dal punto di vista cinematografico. Ruota intorno al vino che
unisce, è un simbolo di amore e qualità. E´ un bel ritratto della provincia».
Con "Vincere" la National society of film
critics l´ha premiata come miglior attrice dell´anno in Usa. Ha più sentito
Bellocchio?
«Con Marco si siamo sentiti al telefono, via
e-mail. Un ruolo come quello non nasce da un legame superficiale, c´è un´intesa
profonda tra regista e attrice anche se conflittuale in alcuni momenti. Un film
così ti drena, ti toglie tutto. Un ruolo come quello di Vincere chissà quando
mi ricapiterà. Mi dispiace solo che il film non sia stato considerato come
meritava».
Girerebbe una fiction?
«Perché no? Ho interpretato Il segreto di Thomas,
Virginia, la monaca di Monza, la riprova che si può fare qualità anche in tv.
Non sono snob. Ma il mio sogno, lo ripeto come un disco rotto, è tornare a
teatro. Non so dove né quando ma succederà».
Che pensa della situazione italiana?
«Sono in attesa, non voglio lamentarmi né condannare
né essere assurdamente positiva. È una fase difficile ma penso che nessuna
transizione sia indolore. Non so se dopo gli anni che abbiamo passato potesse
essere diversa».
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