da: la Repubblica
Adesso che la Lega
ha perduto gran parte del suo potere di ricatto, forse possiamo tornare a
parlare, con sollievo, di alcune qualità del Nord senza sentirci complici di
una cultura di strapaese. Per esempio: le candidature di Gherardo Colombo e
Benedetta Tobagi alla Rai (scelta felice dell’associazionismo, innescata dal
passo indietro virtuoso di Bersani) sono una rivincita della Milano migliore,
la Milano etica, democratica e “protestante” che si contrappone quasi
naturalmente alla Roma peggiore, quella maneggiona, consociativa e curiale.
Probabile che questo dato (due milanesi su due) sia sfuggito alle associazioni
nazionali sollecitate a indicare due nomi per il Consiglio d’amministrazione
più discusso d’Italia. Ma non c’è dubbio che a configurare il tasso (alto) di
autonomia e di eticità di Colombo e Tobagi abbia contribuito assai la loro
formazione nella Milano di cui sopra, la stessa di Ambrosoli, di Mani Pulite,
di Tobagi padre.
È strano,
piuttosto, che il dato sfugga a una persona che a Milano ha lungamente
lavorato, Tonino Di Pietro, che non riesce a vedere nell’indicazione di quei
due nomi altro che una nuova e mutata forma di lottizzazione partitica.
Dall’uomo che ha portato in Parlamento De Gregorio, Scilipoti e Razzi ci si
aspetterebbe, sulle nomine di qualunque ordine e grado, maggiore prudenza nei
giudizi.
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