Non si può dire
che Vasco Rossi gliele abbia mandate a dire…
da: la Repubblica
Vasco contro il 'suo' chitarrista
"Solieri, senza me non esisti"
Su Facebook, il rocker di Zocca risponde al suo
musicista che lo ha definito un uomo che "non sta bene". Nella
lettera ripercorre una collaborazione cominciata nel 1977 e durata, con diverse
interruzioni, fino a oggi: "Sono molto stanco della tua arroganza"
di Katia Riccardi
Sono lettere
scarlatte. Un duello davanti a testimoni che non poteva essere combattuto
faccia a faccia ma di fronte alla faccia di tutti. Perché così è il rock, così
è Vasco, e se passi la vita su un palco, anche la vita dei duellanti diventa
pubblica. Oltre la musica, lo scambio di colpi su Facebook tra Vasco Rossi e il
suo chitarrista Maurizio Solieri, è talmente intimo e potente da superare e
distruggere ogni assolo di chitarra, insieme ad anni di collaborazione. Solieri,
59 anni, ha rilasciato un'intervista definitiva in cui parla del rocker come di
un uomo "incazzato col mondo" e che "forse non sta bene".
Aggiungendo che i loro rapporti sono ormai
"solo
professionali" e che è da un anno che "non lo sento più". Non è
la prima volta. Su GQ a febbraio aveva detto: "Siamo gomito a gomito
quando si prepara una tournée o si fanno arrangiamenti a un pezzo. Per il
resto... Da anni, lui vive separato dai mortali". E anche: "Io se
leggo 'Vasco santo subito' mi inquieto e mi tocco anche un po' i coglioni. Lui
non ha una vita normale. Non lo invidio per niente".
Confessioni pubbliche, dure, vita che diventa carta di giornali in mano a
tutti, e Vasco risponde con una lettera sul suo profilo. Lunga, senza
possibilità di appello, aperta a commenti. Che sono stati una valanga. Fischi,
ma più applausi. Come hanno avuto entrambi durante tutta la loro vita insieme,
cominciata artisticamente nel 77. E finita in rete con duello. Che resta
l'altra faccia del palco. Benvenuti "nello spietato e violento mondo del
rock!", scrive il Blasco.
Su Facebook
1 attraverso cui comunica spesso, Vasco si prende il suo tempo. Scrive una
lettera lunga, che pubblica alle 7,04 di mattina. Tre ore dopo a 1.389 persone
"piace" questo elemento. Pollice verso l'alto. In 435 condividono il
duello, 814 utenti commentano. E continuano ad aumentare a ogni minuto. Vasco
comincia morbido, si muove intorno all'amico, lo guarda, danza, ripensa e ripercorre
i primi tempi. "Caro Solieri, ci conosciamo dal '77 quando, vestito con
una giacca scozzese da impiegato bancario, e gli occhiali da vista neri, ti
incontrai per la prima volta", scrive, ed è la sua presa ferro. Concede
piccole cose. Ma piccole piccole. L'assunzione nella band grazie all'amico in
comune, Sergio Silvestri: "Tu eri amico di Sergio, mi ricordo il primo
incontro sui binari del treno.. e assunsi anche te perché conoscevi molto la
musica americana e inglese ed eri una specie di esperto che a Punto Radio
poteva dare molto".
Silvestri era batterista e amico di Vasco Rossi, e con lui aveva fondato una
delle prime radio libere dell'epoca, "Punto Radio", nel cui staff
c'erano altri musicisti, come Gaetano Curreri che avrebbe poi fondato gli Stadio,
e Massimo Riva. La radio trasmetteva la musica che loro scrivevano e suonavano
insieme. Tornato in licenza dal militare, Solieri fu avvisato da Silvestri che
a Milano si facevano provini con Rossi. Quel viaggio in treno che Vasco
cita nella lettera, fu nella tratta da Modena a Milano, e fu insieme. Il loro
primo incontro, e oggi la prima parte della lettera che quell'incontro lo vuole
chiudere.
Il primo affondo del duello, Vasco nella lettera lo fa subito. "Poi ti
sentii suonare la chitarra una sera al bar e rimasi stupefatto. Suonavi
esattamente come oggi. Ed è questo il punto caro Solieri. Da quando abbiamo
cominciato nel '78 non sei cambiato di una virgola. Non sei cresciuto... non ti
sei evoluto... non ti sei mai perfezionato e sei rimasto nel tuo mondo di
assoli molto spettacolari ma poco precisi... Negli anni Novanta sono arrivati
quelli che non sbagliavano una nota... quelli come Stef (Stef Burns, attuale
chitarrista, ndr). Dovevi essere tu Stef secondo me. Ma tu non lo ammettevi
neanche. Ricordi le litigate per gli assoli da dividere e che la dura e
spietata legge del rock non ammette ed è molto chiara. Chi suona meglio sta sul
palco chi non tiene il passo e rimane indietro va a casa.. e non sono io che lo
decido. E' la storia!.. e benvenuto nello spietato e violento mondo del
rock!", continua.
Finito il riscaldamento, da questo punto della lettera in poi Vasco continua a
duellare tra fléche, botte dritte e affondi. Di prima mattina. All'alba,
secondo la più antica tradizione dei duelli. "Sei sempre stato un
fuoriclasse ma non sei diventato un professionista. Tu suoni solo come vuoi o
puoi tu. Infatti non hai mai suonato con nessuno altro. Solo con me. (...) Io
sono diventato un professionista. E ho imparato studiato cercando di
migliorare", scrive Vasco. E si scalda. E' stanco, non sta bene, e che il
mondo del rock sia duro, lo sa, l'ha imparato, lo ripete spesso, ma sul palco
ci sale ancora. Soprattutto sullo stesso palco ci ha fatto arrampicare anche
Solieri. L'ammutinamento non lo ammette e l'intervista del suo chitarrista è
l'ennesimo fastidio. "Dici che ultimamente sembra sia incazzato con il
mondo? Forse non sto bene? Ma vai a farti fottere anche te insieme a tutti gli
altri.. Io incazzato lo sono stato sempre! Col mondo, con me e anche con te! E
non sono mai stato bene. Io sto male! Mi meraviglio che non tu l'abbia mai
capito", continua a scrivere.
Negli anni Solieri ha partecipato, come musicista e anche come compositore, a
molti album di Vasco. Dalle musiche di Canzone, Ridere di te, a Dormi dormi e Lo
show, diventando famoso per i suoi riff e per gli assoli. La prima separazione
tra i due risale al 1988, dopo quelli che il chitarrista stesso ha definito
'cattivi consigli'. Due anni dopo, con la crisi del gruppo di Solieri, la Steve
Rogers Band, i due artisti si ritrovano, nel 1991 ricomincia la collaborazione
e Vasco inneggia al rientro di Maurizio proprio sul palco, dove agli inizi di
diversi concerti lo definisce come il "ritorno del figliol prodigo".
Nel 1995 si separano ancora. Poi tornano insieme nel 1999, dopo la morte di
Massimo Riva. Il loro duello si conclude con una lettera ma è cominciato sui
binari di quel treno da Modena a Milano, nel 77, 35 anni fa.
Pubblicamente Vasco contesta l'arroganza di un assolo di troppo. Non c'è assolo
che si regga senza l'anima di una canzone. E l'assolo diventa un momento di
protagonismo concesso. "Oggi in ogni intervista dimentichi che hai potuto
esprimere il tuo talento solo grazie a me. Altrimenti dimmi con che gruppo
avresti suonato? È ora che vi ricordiate ragazzi che io ho cominciato a
scrivere le canzoni. Io ho cominciato ad andare davanti alla gente con la mia
faccia e il mio nome. Io ho cominciato a cantarle e voi eravate degli
orchestrali e le vostre prime timide musiche che io vi ho consigliato di fare,
sulle quali io ho scritto le parole, io le ho fatte diventare vere e le ho
interpretate, le ho cantate. (...) Ho sempre fatto tutto io", scrive
Vasco. "Eravate tutti sostituibili anche se per me eravate i migliori.
L'unico insostituibile ero io. Questa è la realtà, caro Solieri".
E la verità secondo Vasco può passare attraverso una gogna in mano a tutti. Ai
fan, al pubblico. E la sua verità è che "da dieci anni, da quando è morto
Massimo, io e Guido ogni volta che dovevamo organizzare un tour e scegliere i
musicisti ci dicevamo 'ma Solieri lo lasciamo a casa?' A noi serve un
chitarrista ritmico non un altro solista rimasto negli anni Ottanta. Poi alla
fine per affetto, per la storia, per i fan, decidevamo ogni anno di
prenderti". Il duello finisce così. Con la frecciata. Vasco sbilancia il
busto in avanti fino alla quasi totale perdita dell'equilibrio, slanciandosi
verso l'avversario per toccarlo: "Io ti voglio molto bene. Però te l'ho
detto. Se quando fai un'intervista sulla musica di Vasco Rossi sul suo mondo
che poi è il tuo, riesci a non nominarmi mai, non cominci col dire che ringrazi
il giorno che mi hai incontrato, io che sono molto stanco della tua arroganza e
della tua, io ti restituisco tutto con questo mio documento che firmo e che pubblico.
(...) Abbi cura di te".
Che il rapporto sia chiuso o meno lo deciderà il tempo, forse il ritmo di
qualche nuova canzone che ancora non esiste. Ma Vasco la sua stanchezza non
l'ha mai nascosta. I fan lo amano, lo aspettano, lo sanno, lo leggono. E gli
applausi nei commenti che continuano ad aumentare su Facebook, sono più dei
fischi. Qualcuno contesta il fatto che i "panni sporchi si lavano in
casa", la maggior parte degli utenti sa di essere seduta alla tavola di quella
stessa casa. "Caro Vasco se hai reso pubblico il messaggio, significa che
ti interessa come la vediamo noi..", scrive Daniele. Qualcuno difende
Solieri: "Vasco ricordati che quando sei finito in galera tutti ti davano
per destinato a morire sotto un ponte invece Maurizio ti ha aspettato e avete
ricominciato a fare grandi cose. Che poi ti abbia voltato le spalle in un
secondo momento non lo si nega ma lo hai fatto pure te nel 96, Solieri sarà un
testa di cazzo, ma lo sei sempre stato pure tu, ricordatelo!". Qualcuno
incita: "Evvvaiiii! Basta il politicamente corretto!", qualcuno
sdrammatizza: "Pane al pane e vino al vino. Caro Vasco sai meglio di tutti
che la gente è ingrata... Ma noi seguiamo te anche se dovessi suonare con le
basi del karaoke". E ancora: "Infatti si dice sempre così: Guarda c'è
Solieri il chitarrista di Vasco! e non: Guarda c'è Vasco il cantante di
Solieri!". I commenti sono centinaia. Perché questo fa il pubblico.
Assiste, si gode lo spettacolo, a volte il duello. E Vasco insieme al suo chitarrista,
ne ha appena fatto uno mortale, davanti a tutti.
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