mercoledì 13 giugno 2012

Elio Rossi: I professionisti del potere /1


Secondo i dati Istat del 2009 analizzati dall’economista Alessandro Penati, la produttività italiana, cioè la quantità di beni e servizi prodotti in un’ora di lavoro, è ormai tornata ai livelli del 1996. Ancora più preoccupante, afferma Penati, è il dato della produttività totale, che stima la quota di crescita ascrivibile a fattori quali il progresso tecnologico, il capitale umano, il miglioramento dei processi produttivi, le economie di scala: siamo tornati ai livelli del 1993.
«Senza un mercato dei capitali, grande, efficiente, e capace di accollarsi i rischi qualsiasi trasformazione del sistema produttivo, se anche la si volesse rimane una velleità.» Per questo sostengo che la battaglia per il libero mercato dovrebbe diventare una bandiera delle pari opportunità tra gli uomini.
Pertanto non può che essere motivo di frustrazione assistere allo spettacolo offerto da organizzazioni, partiti e sindacati, giornali, che si dichiarano vicini ai lavoratori e che in loro nome si mettono alla testa di movimenti di lotta contro le riforme liberali. Ogni volta che si verificano questi episodi mi sembra quasi di vederlo il sorriso beffardo del «popolo delle scimmie». Me lo immagino mentre si frega le mani e guarda sfilare i manifestanti sotto le finestre dei suoi uffici suntuosi, me lo immagino gongolante mentre i sedicenti riformisti, incredibilmente, compiono il lavoro sporco di difendere le sue indifendibili prerogative e le sacche di rendita grazie alle quali ingrassa, e tutto a causa di un gigantesco equivoco culturale. 

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