da: la Repubblica
Il colpo di spugna
di Gianluigi Pellegrino
Per orientarsi in questo bailamme sull’anticorruzione, basta domandarsi se può mai essere coerente con una riforma che si dice volta a colpire la corruttela, prendere il più odioso e grave dei reati dei pubblici ufficiali, la concussione per induzione, e assestargli tre colpi quasi mortali.
Ovvero:
1) se ne abbassa radicalmente la pena;
2) conseguentemente si abbrevia e di parecchio la
prescrizione;
3) si abolisce la connessa interdizione automatica dai
pubblici uffici.
La domanda è tristemente retorica, e pure è esattamente quello che sta avvenendo, con la nuova “indebita induzione”. Al posto del protervo concussore (che resta solo per la rara ipotesi della costrizione) avremo il semplice “induttore indebito”, che si fa fatica anche a pronunciarlo. Certo ci sono anche misure di maggiore rigore su reati minori e l’opportuna introduzione di nuove fattispecie punibili. Ma ciò aggrava l’interrogativo sulla disarticolazione della concussione, al quale il ministro Severino non ha dato risposta nella puntuale intervista di Liana Milella. Dice che il Pd sarebbe d’accordo. Ma con ciò, se fosse vero, si aggiungono solo nuovi interrogativi. Non si danno certo risposte nel merito. Poi afferma, il ministro, che vi sarebbe l’approvazione dei penalisti. Non si ha difficoltà a crederlo visto che vedremo risolti d’incanto e per prescrizione
un alto numero di processi in
corso. Peraltro qui Severino dice di non aver elementi in proposito e di non
averli nemmeno chiesti ai suoi uffici. Restiamo francamente interdetti: lo
studio di impatto di ogni novella legislativa, è il fondamento della better
regulation. Potevano infischiarsene guardasigilli estemporanei, che non sono
mancati negli ultimi anni, ma non certo un autorevole e stimato esponente del
governo dei tecnici. In particolare per un provvedimento dettato dalla
riconosciuta emergenza corruzione,
dove non si tratta di tracciare il miglior sistema teorico ma mettere in
campo strumenti concreti ed efficaci
di immediato contrasto. Se il primo
effetto è quello di mandare alle
ortiche decine, o centinaia, di processi, non sembra davvero un grande
servizio. Per non dire poi della singolare norma di delega sulla
incandidabilità. Davvero non si capisce perché non si sia optato per una norma
compiuta e immediatamente efficace, rimandando invece tutto ad un decreto
legislativo che potrebbe pure non essere mai adottato. Il Governo assicura che
eviterà tempi lunghi che farebbero slittare tutto al 2018. Lo dimostri sul
serio e predisponga il decreto legislativo con procedura di urgenza. In modo da
approvarlo il giorno dopo l’entrata in vigore della delega.
Fatto sta che non appena le nuove norme
sulla concussione saranno legge
dello Stato, imputati eccellenti (da
Penati a Berlusconi) ne avranno non pochi vantaggi, processuali o sostanziali:
pronta prescrizione e comunque, anche se colpevoli, niente interdizione dai
pubblici uffici. Oltre a sicura occasione di espedienti difensivi. Ma quel
che è più grave perché riguarda l’intera società, è che sarà un discreto
colpetto di spugna sulle migliaia di vicende concussive che ammorbano le
amministrazioni di ogni livello, di centrodestra soprattutto. E pensare che
bastava ottemperare alle richieste europee con due righe di pena per il concusso
in caso di induzione, ed eventualmente, se proprio si voleva, aggravando la
pena per il concussore nelle rare ipotesi di costrizione. Si poteva anche agire
contestualmente sulla disciplina della prescrizione, rimarginando lo sbrego
della Cirielli. Ma niente, nemmeno questo. Diviene chiara allora la tattica
del Pdl. Inscenare proteste
all’apparenza incomprensibili ma che servono per prevenire ed evitare quei
correttivi di cui il testo, così come è, avrebbe assoluta necessità. E magari
anche per renderlo al Senato ulteriormente poroso e assolutorio. Del resto,
come si sa, al peggio non c’è mai fine.
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