da: Repubblica
Il
rovesciamento della realtà
di Massimo Riva
Stavolta non si tratta di uno dei tanti balletti di cifre sui conti pubblici
cui gli italiani hanno fatto ormai il callo da molti anni. Al centro del
problema ci sono quasi 400mila cittadini che si trovano a non avere più un
lavoro e a non ricevere il relativo salario, ma senza aver ancora maturato il
diritto alla pensione. Siamo di fronte a un dramma sociale di enormi
proporzioni. Soprattutto se si tiene presente che, nella maggior parte dei
casi, pone gravi problemi di normale sopravvivenza a una larghissima platea di
famiglie con figli a carico, mutui da rimborsare, spesa quotidiana da fare. Il
primo aspetto scandaloso di questa vicenda nasce dalla insistita
sottovalutazione della dimensione del problema. Eppure, siamo franchi, non ci
voleva Pico della Mirandola per capire che, allungando l’età di pensionamento,
la riforma previdenziale avrebbe avuto effetti perversi su quel gran numero di
lavoratori che, in base alla vecchia normativa, aveva accettato di lasciare il
proprio posto per favorire i processi di ristrutturazione di tante aziende in
difficoltà. Fatto sta che né il governo
nel predisporre la sua riforma né il parlamento nel discuterla e approvarla
hanno ritenuto la questione meritevole
di un congruo approfondimento e quindi anche di una tempestiva soluzione. Un
po’ tutti, perfino in qualche misura anche i sindacati, si sono fidati delle
assicurazioni del ministro competente, Elsa Fornero, secondo la quale il nodo
sarebbe stato sciolto presto e bene. Tanto presto e bene che, a mesi di
distanza, la questione oggi riesplode facendo venire alla luce l’inaffidabilità
degli impegni ministeriali. Con una caparbietà
— che non testimonia certo acutezza di
visione politica e tanto meno economica — la signora Fornero
ha
continuato nella sua sistematica strategia
di sottostima del problema, acconciandosi alla fine con fatica a proporre
un
intervento di sostegno limitato a
circa 65mila soggetti. E ciò nonostante che dai sindacati, dai partiti,
oltre che da esperti della materia, venissero valutazioni ben più cospicue sul
numero dei malcapitati rimasti prigionieri della riforma previdenziale. Un
atteggiamento ingiustificabile da parte di
chi ha responsabilità di governo, tanto
più se in materia sociale, che ora ha raggiunto il colmo con gli attacchi
della stessa Fornero all’Inps, reo di aver alzato il velo sulla realtà sgradita
alla signora ministro calcolando in quasi 400mila gli italiani vittime della
tenaglia del niente salario e niente pensione. Sorvoliamo pure sul fatto che la
titolare del ministero del Lavoro ha bollato come
«deplorevole» la diffusione di questi dati
mettendo in luce una concezione, diciamo così,
elitaria del diritto alla conoscenza degli affari pubblici in una
normale democrazia. Il punto ancora più critico è che la signora Fornero ha
accusato i vertici dell’Inps di «creare disagio sociale» rammaricandosi di non
poterli licenziare speditamente come sarebbe possibile in un’azienda privata.
Par di capire, insomma, che il ministro sospetti i capi dell’Inps di aver
tramato contro di lei. Se così è, si può rassicurarla: nessuno sta tramando
contro Elsa Fornero più e meglio di quanto stia facendo lei stessa in prima
persona. Qualcuno, infatti, dovrebbe chiarirle che l’Inps sarà pure un ente
sottoposto alla sua vigilanza, ma esso è soprattutto un istituto al servizio
degli italiani prima e più di chi occasionalmente esercita il ruolo
ministeriale. E anche l’accusa di fomentare il disagio sociale appare solo come
un infelice tentativo di rovesciamento della realtà. Non sono i numeri
dell’Inps, per quanto pesanti, ad alimentare le paure degli italiani. Di
autentica disperazione ce n’è una sola: quella degli sventurati che sono
rimasti senza lavoro e senza pensione nelle mani di un ministro che non vuole
neppure riconoscerne l’esistenza. Quello recitato da Elsa Fornero sembra, a
questo punto, un copione da farsa. Prima che volga in tragedia (le premesse
sociali ci sono già tutte) è urgente che Palazzo Chigi si riappropri della
questione esautorando — non importa se di fatto o di diritto — un ministro così
recalcitrante dinanzi alla realtà. Con quel che già succede sui mercati
internazionali, non c’è proprio bisogno di ulteriori tensioni domestiche.
Nessun commento:
Posta un commento