lunedì 18 giugno 2012

Birmania, Aung San Suu Kyi: ritirato il premio Nobel per la Pace dopo 21 anni



Dopo 21 anni, il premio Nobel a Suu Kyi ad Oslo
Leader opposizione birmana avverte 'strada per democrazia lunga'
di Alessandro Ursic

La Birmania è sulla strada verso la democrazia ma è necessario riporre una fiducia "non cieca" nel suo futuro, anche perché rimangono ancora ostacoli come conflitti, prigionieri di coscienza e rifugiati. Parola di Aung San Suu Kyi, la leader dell'opposizione birmana che oggi a Oslo ha ritirato il premio Nobel per la Pace assegnatole 21 anni fa, quando era ancora agli inizi del lungo calvario passato agli arresti domiciliari. Emozionata ma come al solito carismatica, 'la Signora' - vestita con un tradizionale completo birmano color lilla e accolta da un minuto di applausi - ha attribuito al Nobel il merito di averla "riportata alla realtà" quando era stata costretta in detenzione dall'allora giunta militare, nel 1991, ma soprattutto quello di "aver rivolto l'attenzione del mondo verso la lotta per la democrazia in Birmania". E' stato un discorso idealista ma con vari accenti pragmatici: "La pace assoluta è un obiettivo irraggiungibile, ma dobbiamo continuare a perseguirlo come un viaggiatore nel deserto tiene fissa una stella come punto di riferimento". Suu Kyi (67 anni fra tre giorni) ha riconosciuto i recenti progressi effetto delle riforme del presidente Thein Sein in Birmania, "che mi hanno permesso di essere qui oggi". Si è tuttavia soffermata a lungo sugli obiettivi non ancora raggiunti, come quello di una completa pace nel Paese
("mai ottenuta dai tempi dell'indipendenza"), ricordando in particolare le battaglie in corso contro la guerriglia Kachin nel nord e le violenze settarie delle ultime settimane nello stato occidentale di Rakhine, che hanno causato almeno 50 morti. La 'Signora' ha poi toccato il tema della presenza di numerosi detenuti politici nonostante la liberazione di centinaia di essi - anche di primo piano - negli ultimi mesi. "Anche un solo prigioniero di coscienza è un prigioniero di troppo", ha detto, esortando il mondo a non dimenticare quelli meno famosi ancora dietro le sbarre e chiedendo "un loro rilascio incondizionato anticipato". Il premio Nobel si è successivamente soffermato sulla condizione e le speranze degli oltre 100 mila rifugiati e due milioni di lavoratori birmani in Thailandia, da lei incontrati due settimane fa in un viaggio nel Paese (il primo all'estero dal 1988). Incoraggiando la creazione di un mondo "senza sfollati, senzatetto e persone che hanno perso la speranza", Suu Kyi ha denunciato una "stanchezza della compassione" che sta causando il calo delle donazioni internazionali verso le varie organizzazioni che assistono rifugiati e lavoratori birmani sfruttati. Ed è tornata sull'invito già rivolto nei giorni scorsi per "investimenti etici" nel Paese, confermando il suo beneplacito alla sospensione delle sanzioni occidentali. Il ritiro del Nobel rappresenta il picco simbolico del viaggio della 'Signora' in Europa, dove si tratterrà fino al 30 giugno. Avendo già visitato la Svizzera, dopo la Norvegia Suu Kyi volerà in Irlanda, dove lunedì ritirerà un'altra onorificenza conferitale da Amnesty International e parteciperà a un concerto degli U2. In Gran Bretagna visiterà Oxford (dove ha studiato) e Londra, parlando di fronte a entrambe le Camere. Il viaggio si concluderà in Francia. Pochi giorni dopo, il 4 luglio, a Naypyidaw parteciperà alla prima vera sessione operativa del Parlamento birmano da quando è stata eletta in aprile, completando una parabola impensabile quando fu premiata col Nobel

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