Persone come Carlo
Freccero e Michele Santoro che, come si suol dire: del prodotto capiscono,
nella fattispecie il prodotto televisivo, è normale che si esprimano come hanno
fatto in merito alla nomina da parte del premier Monti di Anna Maria Tarantola,
provenienza Banca D’Italia e collocata alla presidenza Rai e, come direttore
generale, di Luigi Gubitosi, manager che ha girato tra aziende e banche e che
pare vantare la solita “amicizia”: quella di Bisignani, faccendiere tutto fare
con i contatti del gotha politico e finanziario.
Carlo Freccero ha
definito i due: “alieni”, e Michele Santoro ha commentato: “Monti ha una banca
al posto del cervello”.
Tutto vero.
Come è vero, non
solo a mio modo di vedere, ma analizzando i fatti negli anni, che la Rai è un’azienda
che produce televisione. Ciò significa che nell’ambito della Rai vi devono
essere persone idonee a gestire un’azienda, con tutti gli annessi e connessi,
vale a dire creare una struttura, definire ruoli e competenze, predisporre un
piano industriale, verificare l’andamento della produzione, apporre correttivi,
firmare un bilancio. Bilancio che, considerando le entrate date da canone d’abbonamento
e pubblicità deve – quanto meno – essere in pareggio.
Quanto sopra,
trattandosi di prodotto televisivo, non lo si può fare senza gente che non
sappia condurre i meccanismi aziendali né senza gente che sappia cos’è la
televisione. Il tutto si traduce in quanto segue: una struttura il più
possibile snella, non farraginosa e con sovrapposizioni di ruoli per regalare
poltrone agli amichetti e alle amichette della casta politica, che scelga come
prime e seconde linee gente che sa fare televisione. Ovviamente, il piano
industriale dev’essere pensato e realizzato da coloro che hanno competenze
manageriali unitamente a coloro che hanno conoscenza del prodotto. E’ solo la
combinazione, l’unione di due specie
di competenze: gestionali e di prodotto,
che può fare della Rai un’azienda pubblica con un bilancio in pareggio in grado
di offrire – per 12 mesi e non per 8 o 9 – programmi televisivi che rispondano
all’obiettivo di un servizio pubblico e di una tv commerciale. A meno che, non
si voglia scorporare la Rai. Una rete di servizio pubblico e il resto di tipo
commerciale. Distinzione teorica e spesso di lana caprina. Perché ci sarebbe da
discutere su ciò che è ritenuto “pubblico” da “commerciale”.
Gli alieni non
sono solo coloro che, forse, manco sanno cosa sia la televisione, ma anche
coloro che sanno pensare e realizzare programmi, condurre trasmissioni, ma
ignorano o conoscono superficialmente i criteri, le logiche che sono la base
della conduzione e – sopravvivenza – di un’azienda.
Gridare quanto è
bella e buona la Rai, quanto deve tornare a essere bella e buona la Rai, non
sarà roba da alieni ma è il solito coretto inutile dei terrestri che dicono una
cosa ma ne vogliono un’altra.
Se si vuole un’azienda
indipendente dal potere politico e capace di offrire il prodotto che la
contraddistingue bisogna trovare una combinazione appropriata tra aziendalismo
e competenza televisiva. Non so se le nomine di Monti siano in questa
direzione. Saranno le prime e seconde linee dei signori Tarantola e Gubitosi a
dimostrarlo. Se non si tratterà di gente che sa capire come si conduce una
rete, come si fanno i programmi televisivi, come si interagisce con gli altri
media, la Rai sarà sempre e solo un carrozzone partitico. E Monti avrà fatto
solo un’operazione di facciata per recuperare i consensi del….Corriere della
Sera.
Nessun commento:
Posta un commento