lunedì 11 giugno 2012

Rai, le nomine “bancarie” di Monti: gli alieni non sono solo i manager (o presunti tali)


Persone come Carlo Freccero e Michele Santoro che, come si suol dire: del prodotto capiscono, nella fattispecie il prodotto televisivo, è normale che si esprimano come hanno fatto in merito alla nomina da parte del premier Monti di Anna Maria Tarantola, provenienza Banca D’Italia e collocata alla presidenza Rai e, come direttore generale, di Luigi Gubitosi, manager che ha girato tra aziende e banche e che pare vantare la solita “amicizia”: quella di Bisignani, faccendiere tutto fare con i contatti del gotha politico e finanziario.

Carlo Freccero ha definito i due: “alieni”, e Michele Santoro ha commentato: “Monti ha una banca al posto del cervello”.
Tutto vero.
Come è vero, non solo a mio modo di vedere, ma analizzando i fatti negli anni, che la Rai è un’azienda che produce televisione. Ciò significa che nell’ambito della Rai vi devono essere persone idonee a gestire un’azienda, con tutti gli annessi e connessi, vale a dire creare una struttura, definire ruoli e competenze, predisporre un piano industriale, verificare l’andamento della produzione, apporre correttivi, firmare un bilancio. Bilancio che, considerando le entrate date da canone d’abbonamento e pubblicità deve – quanto meno – essere in pareggio.

Quanto sopra, trattandosi di prodotto televisivo, non lo si può fare senza gente che non sappia condurre i meccanismi aziendali né senza gente che sappia cos’è la televisione. Il tutto si traduce in quanto segue: una struttura il più possibile snella, non farraginosa e con sovrapposizioni di ruoli per regalare poltrone agli amichetti e alle amichette della casta politica, che scelga come prime e seconde linee gente che sa fare televisione. Ovviamente, il piano industriale dev’essere pensato e realizzato da coloro che hanno competenze manageriali unitamente a coloro che hanno conoscenza del prodotto. E’ solo la combinazione, l’unione di due specie
di competenze: gestionali e di prodotto, che può fare della Rai un’azienda pubblica con un bilancio in pareggio in grado di offrire – per 12 mesi e non per 8 o 9 – programmi televisivi che rispondano all’obiettivo di un servizio pubblico e di una tv commerciale. A meno che, non si voglia scorporare la Rai. Una rete di servizio pubblico e il resto di tipo commerciale. Distinzione teorica e spesso di lana caprina. Perché ci sarebbe da discutere su ciò che è ritenuto “pubblico” da “commerciale”.

Gli alieni non sono solo coloro che, forse, manco sanno cosa sia la televisione, ma anche coloro che sanno pensare e realizzare programmi, condurre trasmissioni, ma ignorano o conoscono superficialmente i criteri, le logiche che sono la base della conduzione e – sopravvivenza – di un’azienda.
Gridare quanto è bella e buona la Rai, quanto deve tornare a essere bella e buona la Rai, non sarà roba da alieni ma è il solito coretto inutile dei terrestri che dicono una cosa ma ne vogliono un’altra.
Se si vuole un’azienda indipendente dal potere politico e capace di offrire il prodotto che la contraddistingue bisogna trovare una combinazione appropriata tra aziendalismo e competenza televisiva. Non so se le nomine di Monti siano in questa direzione. Saranno le prime e seconde linee dei signori Tarantola e Gubitosi a dimostrarlo. Se non si tratterà di gente che sa capire come si conduce una rete, come si fanno i programmi televisivi, come si interagisce con gli altri media, la Rai sarà sempre e solo un carrozzone partitico. E Monti avrà fatto solo un’operazione di facciata per recuperare i consensi del….Corriere della Sera.

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