martedì 5 giugno 2012

Mediaset, Confalonieri contro il Financial Times

da: Corriere della Sera

Confalonieri: «Ci attaccate per favorire Sky»
L'ira di Mediaset contro il Financial Times: «Un’arroganza che sfiora il razzismo»
di Antonella De Gregorio

Nuove scintille tra Mediaset e Sky. Impacchettate in una pesante replica a firma del presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, ospitata sul Financial Times di oggi, tra le lettere al giornale. Un colonnino in risposta a un pezzo al vetriolo del giornalista finanziario Tony Barber, pubblicato il 25 maggio scorso sul quotidiano della City. Ad accendere la miccia, un'impietosa analisi che illustra i guai finanziari di Mediaset. Le cui azioni, spiega Tony Barber, sono crollate del 60 per cento, nell'ultimo anno, toccando il livello più basso dal debutto in Borsa, nel 1996, a quota 1,31 euro.
L'articolo ricostruisce, in una potente sintesi, ascesa, fortune e declino del gruppo. Non un mero problema ciclico, imputabile alla crisi economica e alla contrazione della raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna, i due principali mercati del gruppo, dice Barber. Che sostiene invece che il management di Segrate «sta lottando su tre fronti contemporaneamente: avanzamento tecnologico, cambiamento nei gusti culturali del Paese ed evoluzione delle regole nel Paese».
LA TV GENERALISTA - A scatenare le ira del gruppo italiano sembra essere soprattutto il pesante giudizio sulla programmazione tv: «povera di idee, se non sciocca», la bolla Barber. Basata su «showgirl poco vestite e notiziari politicamente orientati». «Tony Barber insulta l’intera televisione generalista italiana», obietta Confalonieri. Che ne sostiene invece «ricchezza e una completezza di offerta,
superiore a quella media dei broadcaster mondiali». «Non c'è praticamente successo televisivo offerto nel mondo che non arrivi ai telespettatori della tv generalista gratuita, grazie al lavoro di migliaia di dipendenti e professionisti italiani del settore», scrive il manager.
LE REGOLE - Confalonieri non risponde invece al giornalista sul fronte delle regole. Nonostante Barber faccia riferimento al «beauty contest», promosso dallo stesso Berlusconi quando era premier, «per favorire Mediaset e Rai nell'assegnazione delle frequenze» e poi cancellato con un colpo di spugna da Mario Monti. O ricordi l'amicizia dell'ex premier con esponenti politici (Bettino Craxi, in primis), che avrebbero favorito l'azienda del biscione nei primi dieci anni di vita. O, ancora sfiori, dandone per scontati gli esiti sul profitto aziendale, il tema del conflitto d'interessi. Non manca l'accenno alla Corte di Giustizia Europea che aveva respinto nel luglio scorso il ricorso presentato da Mediaset, confermando che i contributi italiani per l'acquisto dei decoder digitali terrestri concessi nel 2004 e 2005 (per 220 milioni di euro complessivi) costituivano un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comune.
RAZZISMO - «Non c’entra la politica, l’economia o la cultura - taglia corto Confalonieri -. C’entra un’arroganza che sfiora il razzismo». Cita Kipling e la poesia «Il fardello dell’uomo bianco», il presidente Mediaset, per parlare di un sentimento che in Kipling a fine 1800 era evocato dall'India, «mentre Mr Barber invoca nel 2012 la civilizzazione dell’Italia». E qui l'attacco alla tv di Rupert Murdoch, che «porta sulle spalle il fardello della nostra civilizzazione». Non a caso citata da Barber, dice Confalonieri, come vero esempio di «innovazione tecnologica». Un attacco a Rai e Mediaset, insomma, per favorire l'industria del magnate australiano. Dal quale Confalonieri cerca di mettersi al riparo con un'invocazione decisamente «british»: «God save the screen».

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