Tramonta l’era dei talk show scricchiola il sogno di La 7
Il cambio di clima
politico ha tolto appeal agli scontri fra parlamentari e gli show comici non
sfondano. Anche Mentana in calo ma detta la linea
di Antonio
Dipollina
Nessuno, da tempo,
definiva più La 7 come “Terzo Polo”. Portava male. Ma adesso si è scoperto che
non porta benissimo nemmeno lasciare tutto nel vago. La Rai è messa come sappiamo, Mediaset
sta per fatti suoi con ambizioni minime, sarebbe (stato) il momento giusto. E
invece, come confermano anche i dati degli ultimi giorni, a La 7 ormai
vivacchiano quasi tutti. Enrico Mentana
ha lanciato un mezzo sasso nello stagno nell’intervista a Repubblica di
ieri: alla domanda su crisi dei talk show e quindi anche della parte fondante
de La 7 risponde: “E’ la conferma che con la pigrizia mentale non si va lontano”. Ecco.
Brucia, parecchio,
la fine - temporanea? - di un sogno. Dopo una piccola
epoca dorata coincisa appunto con l’arrivo di Mentana: il suo tg che schizza al
quadruplo degli ascolti soliti. Insieme succedeva che, per esempio, Maurizio
Crozza con il suo show del venerdì faceva concorrenza vera alle grandi reti: ma
ovunque, dalla mattina alla sera, un fermento forte, ascolti soddisfacenti per
tutti o quasi. Nell’estate dei grandi abbandoni-tagli-censure alla Rai, La 7
sembra in rampa di lancio definitivo e quasi il posto dove tutti hanno sempre
desiderato di andare, a iniziare dal direttore di Raitre, Ruffini. Ma Santoro però non arriva: Serena Dandini sì, e inizia la scalata
impossibile al sabato sera. Parte forte il talk
del giovedì di Formigli, poi si ridimensiona. Adesso ci si è ridotti
a decidere che il 4 per cento del pompatissimo debutto di Sabina Guzzanti è un risultato eccellente - e in tanti aspettano con ansia la seconda puntata.
a decidere che il 4 per cento del pompatissimo debutto di Sabina Guzzanti è un risultato eccellente - e in tanti aspettano con ansia la seconda puntata.
Il segnale che
qualcosa non va? L’amministratore
delegato Stella ha iniziato a esprimere perplessità sull’Auditel: che è un
argomento sacrosanto ma, per qualche motivo, non viene mai tirato fuori quando l’Auditel ti dice bene. Certo, il
calo di ascolti e appeal e la fine dell’epopea berlusconiana fanno insieme una
coincidenza troppo evidente. Anche Mentana (parlava della Rai, ma ci siamo
capiti) lo ha detto: prima bastava mettere in un programma uno Stracquadanio da
una parte e un De Magistris dall’altra e sembrava di cavalcare il tempo. Per
quello, tanti saluti (e molto pubblico ringrazia). La Guzzanti è tornata agli antagonismi di un decennio fa; la Dandini ha quattro-cinque cose buone
nello show ma restare l’intero sabato
sera davanti alla tv per trovarle è impresa atomica. I talk vanno come
sappiamo, c’è chi cerca di trovare altre strade che non siano quella di mettere
Landini, sempre in tv, contro un “padrone”: ma non è mica facile e si finisce a
fare talk di un’ora perfino sulla demenziale
vicenda del match tra Freccero e Libero, come se fosse rappresentativa di
qualcosa.
Tutti gli altri, tutti quanti, sembrano abitare la propria celletta e tenersela stretta. Eppure ci sono fior di conduttori e giornalisti, eppure il sogno stava in piedi. Solo i tempi che hanno giocato contro o la pigrizia mentale citata da Mentana ha fatto la sua parte e ormai tanto vale riparlarne la prossima stagione?
Tutti gli altri, tutti quanti, sembrano abitare la propria celletta e tenersela stretta. Eppure ci sono fior di conduttori e giornalisti, eppure il sogno stava in piedi. Solo i tempi che hanno giocato contro o la pigrizia mentale citata da Mentana ha fatto la sua parte e ormai tanto vale riparlarne la prossima stagione?
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