da: Il Fatto Quotidiano
Il finto tonto
di Marco Travaglio
Ma davvero il
presidente della Repubblica ha il potere di intimare alle parti sociali di
rinunciare a “qualsiasi interesse o calcolo particolare”, cioè di non
rappresentare più le categorie che dovrebbero rappresentare, per inchinarsi
alla cosiddetta riforma dell’articolo 18 unilateralmente imposta dal governo
del prof. Monti e della sig.ra Fornero con l’inedita formula del “prendere o
prendere”? Ma dove sta scritto che quella cosiddetta riforma è buona? Ma chi
l’ha stabilito che risolverà “i problemi del mondo del lavoro e dei nostri
giovani”? Ma chi l’ha detto che “sarebbe grave la mancanza di un accordo con le
parti sociali”? Ma, se “sarebbe grave la mancanza di un accordo”, perché il
capo dello Stato non dice al governo di ritirare la sua proposta che non trova
l’accordo delle parti sociali, anziché dire alle parti sociali di appecoronarsi
alla proposta del governo in nome di un accordo purchessia? E che c’entra la commemorazione
del prof. Biagi con l’art. 18? Non si era detto che la flessibilità avrebbe
moltiplicato i posti di lavoro? Ora che ha sortito l’effetto opposto, anziché
ridurla, si vuole aumentarla? E perché mai un lavoratore licenziato senza
giusta causa dovrebbe rinunciare ad appellarsi al giudice perché valuti la
discriminatorietà del suo licenziamento? E poi: perché mai sarebbe così urgente
cambiare l’articolo 18, che riguarda l’1% dei licenziamenti? E che senso ha
rispondere, come fa la sig.ra Fornero, che così si tutelano i lavoratori non
tutelati? Per tutelare i non tutelati si tolgono le tutele ai tutelati cosicché
nessuno sia più tutelato? E siamo sicuri che, in un paese dove è facilissimo
uscire dal mondo del lavoro e difficilissimo entrarvi, la soluzione sia rendere
ancor più facile uscirne? E chi l’ha stabilito che la trattativa deve chiudersi
il 22 marzo, non un giorno
di più? E che libera trattativa è quella in cui il
capo dello Stato getta la sua spada su uno dei piatti della bilancia, quello
del governo, per farlo prevalere sull’altro? E che senso ha la frase della
sig.ra Fornero: “Non si può discutere all’infinito, indietro non si torna”?
Infinito in che senso, dopo un solo mese di negoziati? Indietro rispetto a
cosa? E il Parlamento? Esiste ancora un Parlamento libero di approvare o
bocciare le proposte del governo, o è stato abolito a nostra insaputa?
E perché mai il
Parlamento ha potuto svuotare a suon di emendamenti il decreto
liberalizzazioni, snaturarne un altro con l’emendamento Pini contro i
magistrati, mentre l’abolizione dell’art. 18 sarebbe sacra e inviolabile? È per
caso un dogma di fede? Siamo proprio sicuri che l’insistenza del governo e del
Quirinale sull’art. 18 risponda a motivazioni economiche e non al progetto
tutto politico di isolare le voci stonate dal pensiero unico, tipo Fiom, Idv,
Sel e movimenti della società civile e di cementare l’inciucio Pdl-Pd-Terzo
Polo? Se il governo gode nei sondaggi della fiducia del 60% degli italiani e
tutti se ne felicitano, perché ignorare il fatto che lo stesso 60% degli
italiani è contro qualunque “riforma” dell’art. 18? È proprio ininfluente la
maggioranza degl’italiani sulla scelta di un governo che nessuno ha eletto,
anzi di cui nessuno, alle ultime elezioni, sospettava la nascita? E perché mai
gli unici che devono rinunciare a rivendicare i propri diritti sono i
lavoratori e i pensionati, mentre la patrimoniale non si fa perché B. non vuole
e le frequenze tv non si vendono all’asta perchè B. non vuole? Il Quirinale
smentisce l’indiscrezione apparsa ieri sul Foglio, secondo cui Bersani
sarebbe “sempre più insofferente per l’interventismo del capo dello Stato” che
“lo riprende e lo bacchetta” non appena “tenta di smarcarsi dal governo o dagli
alleati” (nel senso di Casini e Alfano) “su Rai e giustizia”, per “ripor tare
all’ovile il Pd” in nome della “stabilità del governo”? Ma, se il Parlamento
deve ratificare senza batter ciglio i decreti del governo e i partiti e le
parti sociali devono prendere ordini dal Colle e dal governo sottostante, siamo
proprio sicuri di vivere ancora in una democrazia parlamentare? E in una
democrazia?
Nessun commento:
Posta un commento