Tutti i partiti ormeggiati nei porticcioli
Da Imperia a Fiumicino, affari bipartisan nei moli
italiano. Lo Stato paga, mentre nelle società di gestione siedono gli uomini di
fiducia della politica italiana
Più posti barca. E
più poltrone. Ma ora i porticcioli italiani rischiano il naufragio. Sembra una
storia di provincia, lo scandalo di Imperia, regno di Claudio Scajola (indagato
per associazione a delinquere per la costruzione del porto da 200 milioni).
Invece è un maremoto nelle acque protette dai moli. Dove veleggiano
imprenditori, partiti e società pubbliche. Come Italia Navigando: controllata
da Invitalia, già Sviluppo Italia, e frequentata da politici di entrambi gli
schieramenti.
FIUMICINO – L’ordinanza di arresto di Francesco Bellavista Caltagirone contiene un passaggio clamoroso: “Caltagirone ha in corso la realizzazione del porto di Fiumicino e sta utilizzando le medesime modalità di fraudolenta lievitazione dei costi sperimentate a Imperia”. Lo scandalo rischia di allargarsi perché il “patriota Alitalia” è re dei porticcioli. Oltre a Imperia, da solo o con la compagna Beatrice Cozzi Parodi, sta costruendo tra l’altro Civitavecchia. Ha poi puntato sulla Toscana. Ma soprattutto lavora a Fiumicino, il porticciolo più grande del Mediterraneo: 1.500 posti realizzati con Italia Navigando e con la benedizione del centrodestra e del centrosinistra (alla posa della prima pietra Altiero Matteoli, Gianni Letta e Nicola Zingaretti).
I pm imperiesi scrivono: “A Fiumicino esiste una società, la Iniziative Portuali (pubblica-privata) che ha ottenuto
dalla Regione Lazio la concessione
per la costruzione e per la gestione per 90 anni”, proprio come la Porto di
Imperia spa. Ma ecco il nodo: anche a Fiumicino si prevede la “conversione in
diritti di concessione del corrispettivo monetario ottenuto dal costruttore
dell’opera”. Al centro di tutto, secondo i pm, costi gonfiati e il contratto di
permuta con cui le società costruttrici in cambio della realizzazione del porto
di Imperia hanno ottenuto la concessione su gran parte delle opere. Lasciando,
per l’accusa, il socio pubblico a becco quasi asciutto. Del caso Fiumicino
parla anche un fascicolo del Tribunale Civile di Civitavecchia: comincia con
Italia Navigando (pubblica) che si mette in società con privati esperti del
settore. Poi arrivano le imprese di Bellavista Caltagirone che mettono in un
angolo gli altri privati. La società concessionaria, è scritto nelle carte di
Civitavecchia, affida gli appalti ad altre società di Bellavista Caltagirone.
Che sarebbe appaltante e appaltatore. Nessun indagato, finora, ma se trema
Fiumicino, crolla il sistema dei porticcioli.
ITALIA Navigando – Tutto comincia nel 1997 quando Claudio Burlando (Pds oggi
nel Pd), allora ministro dei Trasporti con Prodi, vara la legge che fa
decollare i porticcioli. Procedure più “leggere” per gare e concessioni. Dal
1998 al 2005 fioriscono decine di approdi: Liguria + 42, 3 %, Toscana + 40 %,
Campania + 46, 3 %, Sardegna + 115 %, Molise + 620 %. Per la gioia dei costruttori
e, forse, della nautica. Ma anche, secondo l’Antimafia, della criminalità
organizzata. Per non dire dei guasti ambientali. Nelle società di gestione le
poltrone sono più dei posti barca. E spesso si incontrano imprenditori e uomini
di fiducia della politica. A cominciare da Italia Navigando, una costola di
Invitalia, l’arcipelago arrivato a controllare 200 società con 492
amministratori, spesso vicini ai partiti. Finché nel 2008 il governo Prodi
nomina al vertice di Invitalia Domenico Arcuri, intraprendente manager, secondo
alcuni vicino ad ambienti Ds. Arcuri risana e mette mano a Italia Navigando,
impegnata nella realizzazione di porti per miliardi. All’epoca sul ponte di
comando c’era Claudio Gorelli, segretario di Gianni Letta ed esperto di nautica.
Arcuri lo sostituisce: alla presidenza arriva Ernesto Abaterusso, ex deputato
Ds pugliese (che siede in una mezza dozzina di società portuali). I critici
ricordano che, su 30 porticcioli che Italia Navigando ha lanciato, 9 sono in
Puglia. Ma c’è anche il mega-porticciolo di Ravenna: “Un’operazione targata
Pd”, attacca il Pdl. Intanto la gestione di Ravenna e di molti approdi di
Italia Navigando è stata affidata alla Marine Italia di proprietà al 50 % di
Marina Manage, società di famiglia di Alfredo Sandri, onorevole Ds-Ulivo fino
al 2006. Nel 2009 fonda l’impresa che in breve ottiene il prestigioso contratto
con Italia Navigando. Ma il centrodestra non può scagliare la prima pietra.
Nelle società troviamo nomi legati al duo Claudio Scajola-Bellavista Caltagirone.
Carlo Conti (scajoliano indagato a Imperia) vanta poltrone in municipalizzate
liguri, in società di Caltagirone Bellavista e in Procida Navigando (Italia
Navigando). I pm imperiesi poi ricordano che Andrea Gotti Lega, manager di
Caltagirone indagato a Imperia, siede nel cda del porto di Fiumicino. Insomma,
si parte da Imperia e si toccano tanti porti. Un affare da miliardi.
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