Riporto l’opinione
di Dipollina. La mia sul film l’ho espressa ieri. Ovviamente, è raro trovare la
perfezione in un prodotto. Personalmente, trovo di buon livello questo film
anche per la cura di alcuni particolari.
Con questo,
qualche difetto o meglio: qualche momento discutibile ce l’ha. Personalmente,
avrei evitato la scena nella quale Poggio, invitato(si) a casa di lei, irritato
dal giocattolo del nipote gli rivolge uno sguardo omicida dicendo: ‘bambino’
smettila.
Lo sguardo ci sta.
Denota l’insofferenza eccessiva che dovrebbe far sospettare una mancanza di
equilibrio psicologico. Ho trovato invece eccessivo l’esternazione anonima: “bambino”.
Una persona squilibrata che si presenta a casa della “sua donna” per vedere se
tutto è come lui vuole e si aspetta, e si trova in presenza di un “oggetto”
fastidioso quale è un bambino con il suo giocattolo rumoroso, dovrebbe comunque
riuscire a frenare alcune reazioni, gestuali e verbali.
E’, ovviamente,
una considerazione non scientifica.
Ma si tratta di
una piccolezza nel contesto di un film ben fatto, efficace.
Se avessi scritto
io la sceneggiatura avrei comunque evitato la manifestazione verbale: ‘bambino
smettila’. Gli sceneggiatori e la Cavani
l’hanno invece ritenuto funzionale alla rappresentazione del personaggio.
Si potrebbero
citare altri momenti di una scena, ma, ripeto: si tratta di piccolezze che non
modificano la considerazione complessiva che ho di questo film tv per Raiuno.
Canal Grande di Antonio Dipollina – la Repubblica
Spiazzante per
aggressività di trama. Spiazzante per RaiUno, s’intende, che con il film-tv Troppo amore (a marchio Liliana Cavani)
ha aperto martedì sera il ciclo Mai per
amore e lanciato una sorta di campagna tv su violenza alle donne e
stalking. Abrasivo e ansiogeno, il film aveva Antonia Liskova
protagonista-vittima e Massimo Poggio nei panni del bel persecutore. Contesto
didascalico, quando invece sarebbe bello andare molto per le spicce e
discuterne solo in sede di legislazione e inasprimento delle pene: invece non è
affatto così e la fatica di decenni per fissare nuove leggi e consapevolezze
più forti non è affatto terminata. Sullo stalking fioriscono ancora spot tv e
il dubbio è che ce ne sarà bisogno sempre: nella vicenda di Troppo amore c’è anche ampio margine
sull’esposizione femminile al dramma (il bel professore rivela evidenti tratti di pazzia criminale al secondo
incontro, ma non serve). La complessità del tema è terribile e tocca farci
i conti.
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