martedì 27 marzo 2012

Berlusconi e Pd: inciucio su art. 18, frequenze e riforma elettorale?


da: Lettera43

Art. 18, il baratto del Cav
Berlusconi tace, ma tratta col Pd su frequenze e Porcellum.

Pubblicamente non parla. Ma, assicurano i suoi, stavolta si tratta di silenzio-assenso. Anche perché, come spiegano nella sua cerchia ristretta, Silvio Berlusconi è letteralmente entusiasta della riforma del lavoro messa a punto dal tandem Mario Monti-Elsa Fornero e licenziata “salvo intese” dall’ultimo consiglio dei ministri.
Nelle chiacchierate dell’ultima settimana coi suoi interlocutori, di fronte alle cronache che arrivavano da Palazzo Chigi sul welfare, il Cavaliere avrebbe rispolverato il suo solito armamentario di argomentazioni autocentrate. Della serie, «è la riforma che avrei voluto fare io se solo gli alleati me l’avessero consentito». D’altronde, «sono il primo che più di 10 anni fa aveva provato a mettere mano all’articolo 18, no?».
IL CAV APPROVA LA RIFORMA MONTI-FORNERO. Non è tutto. L’ex presidente del Consiglio avrebbe speso parole d’elogio non solo per il suo successore. Ma anche per Fornero. Che, come ha raccontato l’altro giorno lettera43.it, ormai ha preso casa nel pantheon di “celebrità viventi” a cui si ispira mezzo Pdl.
Domanda numero uno: perché, se acconsente, sulla riforma del welfare Berlusconi ancora tace? Domanda numero due: perché, mentre il Pd firma una tregua interna sull’articolo 18 («Il partito è unito sulle modifiche a quella norma», ha scandito Bersani), Angelino Alfano ha riaperto un fronte a destra arrivando addirittura a paventare il rinvio di un anno del provvedimento (testualmente: «O si fa una buona riforma o aspettiamo un anno»)?
Due domande che rimandano a lui. A Silvio Berlusconi. Perché il Cavaliere sente di avere un asso nella manica.
E di volerlo giocare, al contrario di come ha fatto nel recente passato, per tentare in prima persona una sorta di “pacificazione” del parlamento.
MA È PRONTO A DIALOGARE SULL'ART. 18. Sembra una storiella a metà tra fantapolitica e barzellette. Eppure, dice uno dei suoi ex ministri, «il presidente potrebbe essere il primo a dare segnali di apertura al centrosinistra sulla necessità di modificare quella contestata norma sull’articolo 18 che Monti e Fornero considerano intoccabile». Per avere in cambio, è il sottotesto, delle fiches politiche da spendere sui dossier che gli stanno più a cuore: dalla vendita delle frequenze televisive (lo stop di Corrado Passera alla procedura del beauty contest scade tra un mese) alla legge elettorale.
Su quest’ultimo fronte Berlusconi ha il coltello dalla parte del manico. Come ha scritto Roberto D’Alimonte sul Sole 24 ore di sabato 24 marzo, «Pd e Terzo Polo, dopo le amministrative, gli offriranno una via d’uscita dall’angolo in cui si trova. Gli proporranno un sistema proporzionale». E «tocca al Cavaliere decidere se accettare l’offerta». Se l’ex presidente del Consiglio manterrà l’alleanza con la Lega difenderà il Porcellum. Altrimenti accetterà.
Senz’altro, la svolta «dialogante» che ha in mente sulla riforma del lavoro potrebbe aiutarlo. E non poco.

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