Come una canzone inventò il Brasile
"Garota de Ipanema" compie 50 anni: quei
due minuti dedicati a una ragazza hanno creato un mito che non muore
di Piero Negri
Uno è Antonio
Carlos Jobim, per tutti Tom, 35 anni, musicista. L’altro è Vinicius de Moraes,
49 anni, poeta. Insieme hanno scritto «Orfeo Negro», il musical che è diventato
film e tre anni prima ha vinto il Festival di Cannes. È il 1962, stanno
lavorando a un altro musical e ne parlano spesso al bar Veloso («Il nostro
posto d’osservazione»), in Rua Montenegro, quartiere di Ipanema, Rio de
Janeiro, sulla strada che va alla spiaggia. E lì vedono spesso Heloisa
Pinheiro, per tutti Helô, 17 anni, che abita al 22 della stessa via e che tutti
i giorni entra al bar a comprare le sigarette per sua madre.
«Una ragazza con l’abbronzatura dorata, un fiore e una sirena, piena di splendore e di grazia, ma con lo sguardo triste, che porta con sé, sulla strada verso il mare, il sentimento della giovinezza che passa, della bellezza che non è solo nostra ma è un dono della vita nel suo incessante meraviglioso e melanconico fluire e rifluire». Questo vede in lei Vinicius e così la descriverà tre anni più tardi, quando la canzone che lo ispirato è già un successo mondiale: è «Garota de Ipanema», «The Girl from Ipanema», «La ragazza di Ipanema», la seconda canzone più reinterpretata dei tempi moderni dopo «Yesterday» dei Beatles, nata 50 anni fa.
Sul ritmo semplice e irresistibile che ha concepito Jobim, a Petropolis Vinicius scrive diciassette versi su una
ragazza, e sulla sua andatura ondeggiante sulla strada per il mare. Quando lei passa, cambia il mondo intorno a sé, lo riempie di grazia e lo fa più bello e pulito, puro «a causa dell’amore» che è capace di suscitare. Due minuti di perfezione che: lanciano la bossa nova, la «cosa nuova» che dal Brasile si irradierà nel mondo sull’onda sinuosa del suo ritmo di samba rallentato; creano il mito delle ragazze brasiliane, sensuali e malinconiche; danno, soprattutto, una nuova identità al Brasile intero, giovane, bello, libero ed esotico come la «garota» della canzone.
Prima che finisca l’anno, esce già la versione in inglese, che diventerà un successo mondiale nel 1964, quando la interpreterà la moglie del terzo inventore della bossa nova, il chitarrista Joao Gilberto: lei si chiama Astrud, non ha mai cantato prima, proprio come Vinicius, che aveva debuttato in pubblico cantando quei versi, nell’agosto 1962.
Le vite di tutti furono cambiate dalla «Garota de Ipanema»: Jobim porterà la bossa nova a New York, prima in una storica serata alla Carnegie Hall che sarà un passaggio fondamentale nella conquista del mondo da parte della nuova generazione di artisti brasiliani, poi collaborando a un memorabile disco con Frank Sinatra e infine stabilendosi lì (vi morirà nel 1994). Vinicius continuerà per un paio di decenni a dominare la scena, negli ultimi anni in coppia con Toquinho, e scriverà altre piccole perle come «Garota de Ipanema», ma mai così splendenti.
E la giovane Heloisa? Non riuscirà a sfruttare l’improvvisa popolarità, un padre severo le impedirà dì di fare la modella. Si rifarà, aprendo un negozio (a Ipanema) e poi una linea di abbigliamento e costumi da bagno.
È una storia che i brasiliani conoscono a memoria, un mito condiviso che le postume meschinità non hanno potuto rovinare, forse perché per tutti la gloria era più importante del denaro: oggi Rua Montenegro si chiama Rua Vinicius de Moraes, il bar Veloso si chiama Garota de Ipanema, a Jobim è stato dedicato l’aeroporto della città. E Helô è felice che da tutto il mondo la chiamino per farsi raccontare la storia di quei due geni che dai tavolini del bar la guardavano passare, a Ipanema, 50 anni fa.
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