Cammariere, 12 brani al tavolo del jazz
L'artista calabrese esce con un album che condensa
più stili senza farne un cocktail, ma valorizzandoli uno a uno. Già in tour,
porta in giro un concerto che per oltre due ore ipnotizza.
Il coraggio del
tutto e subito. Sergio Cammariere
torna dopo tre anni con un disco di inediti, che porta semplicemente il suo
nome. E senza perdere tempo se ne va subito in tour. Un viaggio nei teatri
d'Italia carico di suggestioni. Uno spettacolo che è fatto prima di tutto da
grandi musicisti e che sa catturare il pubblico con virtuosismi mai scontati,
lunghe code musicali che si trasformano in un concerto nel concerto. Sky.it lo
ha intervistato in albergo e ha assistito alla data zero del tour.
Sergio Cammariere è voracissimo.
Il disco e subito
il tour. Un bel confronto con le mie forze emotive e psichiche.
Non sono i soli fronti sui quali è impegnato.
La gente crede che
quando non ti vede non fai nulla. Non è così. Io nei tre anni che non mi avete
visto in giro ho fatto due colonne sonore e le musiche per lo spettacolo Teresa
la Ladra, che la mia amica Mariangela D'Abbraccio sta tuttora portando in tour.
E' più semplice lavorare per il cinema?
Leggendo la
sceneggiatura hai già in testa la musica. I temi poi si sviluppano.
Invece in Sergio
Cammariere che c'è?
Canzoni nate negli
ultimi due anni. Ho tanto materiale da parte, musicalmente pronto. Magari
mancano quei due
versi che gli diano una forma definitiva.
versi che gli diano una forma definitiva.
Come nascono i suoi brani?
I viaggi sono una
fonte inesauribile di ispirazione, soprattutto il Brasile e Rio de Janeiro.
Oggi è anche più facile trovare dischi, negli anni Settanta quelli di
importazione erano merce rara.
Perché proprio il Brasile?
A Rio ho capito il
vero pulsare della musica. Il contatto tra noi e loro era l'indimenticato
Sergio Bardotti.
Torniamo in Italia: in Controluce riscopre il Prog.
E' un emblema
degli anni Settanta. Penso a Parsifal dei Pooh,
all'Adagio dei New Trolls. Alle Orme.
Ci sono due brani solo acustici.
Thomas racconta il
popolo della Norvegia, è un omaggio a Jan Garbarek. Essauira è un luogo magico
sull'Atlantico a due ore da Marracash. C'è una comunity globale: religione,
razze, etnie convivono. Ci abitò anche Jimi Hendrix.
Dove si ispira?
Ai grandi della
musica: Beethoven, Scarlatti, Ravel, Debussy, Bill Evans, Keith Jarreth. Li
ascolti mille volte e ogni volta cogli un particolare nuovo.
Ha collaborato al suo disco Greg Calbo.
Ha prodotto grandi
album. Cito per tutti il primo di Norah Jones. Si è complimentato per questo
mio lavoro acustico: dice che nel mondo non se ne fanno più.
Punti di riferimento in Italia?
Tutta la scuola
genovese, in primis Gino Paoli.
Lei scrive poco.
Mi affido a
Roberto Kunstler per quanto i soggetti li decidiamo insieme. E anche quando
produco qualcosa lo faccio visionare a lui.
E' uno da social network?
Certo che ne ha fatto di strada.
Un po' la ho
percorsa. Sono partito da Crotone con 200mila lire in tasca. Vengo da una
famiglia contadina.
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