Oggettivamente,
Monti e Berlusconi sono due presidenti del consiglio diversi. In tutti i sensi:
forma e sostanza.
Monti è
definito sobrio. Berlusconi – per usare un sobrio eufemismo – è un vecchio
puttaniere sceso in campo per sostenere e difendere gli interessi della sua
azienda.
In tre
mesi, Monti ha presentato e fatto approvare più disposizioni di quanto non
abbia fatto in tre anni Berlusconi.
Detto quanto
sopra, mi pare che in Monti si stiano manifestando due vezzi tipicamente berlusconiani.
Primo
vezzo: anche lui racconta qualche balla.
A parte il tormentone che lo
ossessiana: “ce lo chiedono i mercati”….”ce lo chiedono i mercati”…”ce lo
chiedono i mercati”………l’altro concetto verbale che ripete spesso è: “ce lo
chiede L’Europa”.
Come la
riforma sul lavoro. Con tanto di abbattimento dell’art. 18 dello Statuto dei
lavoratori. Sennonchè, abbiamo recentemente appreso che la Commissione Europea
sta elaborando un progetto di riforma del lavoro che in tema di licenziamenti
non esclude totalmente il reintegro come invece stabilisce il disegno di legge
di Monti: http://taccuinodiunamarziana.blogspot.com/2012/03/quando-i-tecnici-raccontano-balle-o.html.
Secondo
vezzo: i sondaggi.
Non
passava giorno senza che Silvio Berlusconi non si autocelebrasse citando i
risultati che lo davano gradito agli italiani.
Mario
Monti governa da tre mesi e ha più volte citato sondaggi che
dimostrerebbero l’apprezzamento per il
governo e il presidente del consiglio. L’altro ieri, nel corso del tour ‘alla ricerca dei capitali asiatici”, alle consuete domande sulle discussioni e divergenze in tema di articolo 18 ha dichiarato: “Ho l'impressione che la maggioranza degli italiani percepisca questa riforma del lavoro come un passo necessario nell'interesse dei lavoratori e nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro, questo governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi, i partiti no"
governo e il presidente del consiglio. L’altro ieri, nel corso del tour ‘alla ricerca dei capitali asiatici”, alle consuete domande sulle discussioni e divergenze in tema di articolo 18 ha dichiarato: “Ho l'impressione che la maggioranza degli italiani percepisca questa riforma del lavoro come un passo necessario nell'interesse dei lavoratori e nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro, questo governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi, i partiti no"
Ora.
Queste
non sporadiche citazioni dei sondaggi che, evidentemente, stanno diventando una
sua passione, hanno una certa logica tra i politici che vogliono candidarsi
alle elezioni mentre suonano stonate in bocca
a professori bocconiani di pragmatismo liberista, impegnati giornalmente
a salvarci dal baratro – così almeno sostiene Monti – e dare lezioni a politici
che si sono impegnati nello sfascio della cosa pubblica anziché nel trovare
soluzioni alle esigenze del paese.
A questo
punto, data una certa convergenza con alcuni vezzi berlusconiani, una domanda
mi sorge spontanea: a quando la passione per le escort?
Chiuderei
con Bersani. Una rondine non fa primavera. Ma pare stia
dando segni di risveglio.
Pier
Luigi Bersani è segretario del Pd dal 2009. Ha detto più cose intelligenti
nel giro di qualche giorno che in tre anni.
La prima
cosa intelligente – se sarà effettuata e mantenuta – è quella di costituire un
presidio all’interno del partito per gestire l’argomento riforma del lavoro. Questo dovrebbe
evitare il proliferare di dichiarazioni e pensate da parte delle prime linee
del Pd – mai convergenti tra loro - con relativi commenti e presunte e reali
strumentalizzazioni della stampa.
La
seconda cosa intelligente è la risposta che ieri ha dato al Monti in tour
asiatico che gli mandava a dire che lui è ancora più gradito dei politici: “O
politici e tecnici convincono insieme il paese o sotto la pelle del paese
ce ne è abbastanza per prendere a cazzotti politici e tecnici".
Monti
farebbe bene ad ascoltarlo. Perché in materia di presunta riforma del lavoro e
di effettivo abbattimento dell’articolo 18, i pareri contrari sono anche tra
coloro che votano centro-destra e/o che potrebbero votare per il terzo polo.
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