mercoledì 28 marzo 2012

“Sociologia” italiana: le opinioni in merito a Twitter

da: la Repubblica

Siamo ciò che twittiamo (notizie comprese)
di Arianna Ciccone

Non ero d'accordo con Michele Serra (per niente) 1, e non sono d'accordo con Giuseppe Smorto 2 (ma non del tutto).

C'è troppo ego nel social? E cosa dovrebbe esserci? Nei social ci siamo noi, come persone, come cittadini, come professionisti. Noi, io con la mia personalità, i miei interessi. Quindi?

L'accusa di Giuseppe è condivisibile da un certo punto di vista. L'uso che viene fatto dei social network da parte di alcuni giornalisti e politici a volte è avvilente (a proposito è appena uscita una ricerca sull'uso di Twitter 3 da parte di alcuni tra i più noti giornalisti italiani e internazionali)

E comunque io differenzierei facebook da twitter, facebook è un social network nel senso letterale del termine, Twitter per me - ma soprattutto per il suo fondatore 4 - è un social media news.

L'accusa veemente e "nichilista" che ha fatto Fabio Chiusi 5 rispetto a un certo uso dei social mi è piaciuta, fotografa un modo elementare e banale di stare in rete e in particolare su twitter da parte di tanti 'professionisti'.

Ma anche questo però fa parte del racconto. A parte che non farei più questa differenza privato/pubblico, entrambe le dimensioni fanno parte del gioco. Ognuno usa questi strumenti, questi luoghi di incontro come vuole. Sta a noi "costruire" la nostra comunità in base ai nostri interessi, alle nostre esigenze, alla nostra voglia di confronto e di conoscenza. La mia timeline non è responsabilità di chi seguo. 

Smorto dice: 'Io sono felice di diventare follower di un parlamentare, ma non per questo obbligato a sorbirmi le sue battute sul tempo e sui figli: in una parola, il suo privato'. Esatto non sei obbligato. E poi se Letta (il piccolo) commenta su twitter il calcio 6 mentre Monti e Fornero illustrano la riforma del lavoro, magari è anche una notizia. 

Il social è pubblico o privato? È  tutte e due le cose, è la sua forza anche se può diventare una debolezza per alcuni. Ci vuole cura e saggezza nel maneggiarli però questi strumenti, ci vuole responsabilità (qualcuno direbbe sobrietà). Soprattutto, a mio avviso, quando si ricoprono ruoli pubblici delicati (penso ai politici e ai giornalisti). Come dire a volte 'meglio un tweet in meno" (e cito un commento che ho letto su twitter).

Quello che proprio non condivido è la conclusione. La scelta e la gerarchia la puoi ottenere anche in questi spazi (con le liste per esempio e i filtri, come già detto sei tu che decidi che informazione ricevere e come). Non serve rifugiarci nei cari, vecchi giornali. Basta un defollow.

p. s. se chiudi la porta allo spazio infinito per le stupidaggini, chiudi la porta anche allo spazio infinito per la bellezza

peace and web : D


*L'autrice dell'articolo è la fondatrice del Festival internazionale di giornalismo di Perugia

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