da: la Repubblica
Siamo ciò che twittiamo
(notizie comprese)
di
Arianna Ciccone
Non ero d'accordo
con Michele Serra (per niente) 1,
e non sono d'accordo con Giuseppe Smorto 2 (ma non del
tutto).
C'è troppo ego nel social? E cosa dovrebbe esserci? Nei social ci siamo noi, come persone, come cittadini, come professionisti. Noi, io con la mia personalità, i miei interessi. Quindi?
C'è troppo ego nel social? E cosa dovrebbe esserci? Nei social ci siamo noi, come persone, come cittadini, come professionisti. Noi, io con la mia personalità, i miei interessi. Quindi?
L'accusa di Giuseppe è condivisibile da un certo punto di vista. L'uso che viene fatto dei social network da parte di alcuni giornalisti e politici a volte è avvilente (a proposito è appena uscita una ricerca sull'uso di Twitter 3 da parte di alcuni tra i più noti giornalisti italiani e internazionali)
E comunque io differenzierei facebook da twitter, facebook è un social network nel senso letterale del termine, Twitter per me - ma soprattutto per il suo fondatore 4 - è un social media news.
L'accusa veemente e "nichilista" che ha fatto Fabio Chiusi 5 rispetto a un certo uso dei social mi è piaciuta, fotografa un modo elementare e banale di stare in rete e in particolare su twitter da parte di tanti 'professionisti'.
Ma anche questo però fa parte del racconto. A parte che non farei più questa
differenza privato/pubblico, entrambe le dimensioni fanno parte del gioco.
Ognuno usa questi strumenti, questi luoghi di incontro come vuole. Sta a noi
"costruire" la nostra comunità in base ai nostri interessi, alle
nostre esigenze, alla nostra voglia di confronto e di conoscenza. La mia
timeline non è responsabilità di chi seguo.
Smorto dice: 'Io sono felice di diventare follower di un parlamentare, ma non
per questo obbligato a sorbirmi le sue battute sul tempo e sui figli: in una
parola, il suo privato'. Esatto non sei obbligato. E poi se Letta (il piccolo) commenta su
twitter il calcio 6 mentre Monti e Fornero illustrano la
riforma del lavoro, magari è anche una notizia.
Il social è pubblico o privato? È tutte e due le cose, è la sua forza
anche se può diventare una debolezza per alcuni. Ci vuole cura e saggezza nel
maneggiarli però questi strumenti, ci vuole responsabilità (qualcuno direbbe
sobrietà). Soprattutto, a mio avviso, quando si ricoprono ruoli pubblici
delicati (penso ai politici e ai giornalisti). Come dire a volte 'meglio un
tweet in meno" (e cito un commento che ho letto su twitter).
Quello che proprio non condivido è la conclusione. La scelta e la gerarchia la
puoi ottenere anche in questi spazi (con le liste per esempio e i filtri, come
già detto sei tu che decidi che informazione ricevere e come). Non serve
rifugiarci nei cari, vecchi giornali. Basta un defollow.
p. s. se chiudi la porta allo spazio infinito per le stupidaggini, chiudi la
porta anche allo spazio infinito per la bellezza
peace and web : D
*L'autrice dell'articolo è la fondatrice del Festival internazionale di giornalismo di Perugia
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