da: La Stampa
Il sospetto del Pd, un grande scambio nomine
tv-frequenze
di Amedeo La Mattina
Che intenzioni ha
Corrado Passera? Perché il ministro dello Sviluppo Economico sostiene che non c’è
più il tempo per modificare la governance della Rai? Anche Monti la pensa così?
Bersani arriverà al vertice di maggioranza con queste domande. Il segretario del Pd ha il sospetto che l’ex ad di Intesa San Paolo voglia lottizzare il servizio pubblico d’intesa
con il Pdl e allo stesso tempo mettere in vendita le frequenze televisive
(tanto care a Berlusconi) con un’asta non proprio gratuita ma «low cost». Sospetti
e «cattivi pensieri» che Bersani vuole che siano fugati dallo stesso presidente
del Consiglio. E non ha dubbi che ciò avvenga. Se invece si arriverà a un
semplice rinnovo del Cda Rai, come vuole
il Pdl, e non ci sarà una rivoluzione a viale Mazzini, allora Alfano, Monti e Passera dovranno metterci
la faccia: per i leader dei Democratici saranno responsabili del disastro
del servizio pubblico, condannando la Rai a un destino simile all’Alitalia.
Un vertice in
salita quello di questa sera. E potrebbe non bastare la schiarita sulla riforma
del lavoro. Il premier dovrà confermare la convinzione di Casini secondo cui il
Professore della Bocconi è «più politico di Andreotti». Ma non serviranno solo
le grandi capacità di mediazione del vecchio leader della Dc: il presidente del
Consiglio dovrà mettere in campo una forza decisionale capace di superare i
veti incrociati del Pdl e del Pd. L’Udc con il suo leader è impegnato a
distribuire «bromuro da mattina a sera» e consiglia ai partiti maggiori di non
forzare la mano: basta «bambinate».
Casini non si
rivolge solo ad Alfano, che non vuole trattare su giustizia e Rai. Il messaggio
è rivolto anche a Bersani. Abbassare i toni, riporre le armi, affidare a Monti
la delega per decidere sui temi controversi. Sul ddl contro la corruzione, ad esempio, si potrebbe stralciare
la parte che riguarda l’allungamento
della prescrizione. Quanto alla tv di Stato va bene pure la nomina dei
nuovi consiglieri d’amministrazione e di un altro direttore generale, un
tecnico di alto profilo.
«Se non si va in
questa direzione – spiega Roberto Rao – la soluzione sarà la paralisi e la
proroga dell’attuale Cda Rai, che è poi quello che fa comodo al Pdl». In ogni
caso per Casini non è possibile delimitare gli argomenti
del vertice: «Significherebbe
indebolire deliberatamente il governo. Nessuno può prendersi la responsabilità
di alzarsi dal vertice e andare via. Renderebbe l’esecutivo gravemente menomato».
Alfano nega che
questa sia la sua intenzione. «Non vogliamo complicare la vita a Monti. Sosteniamo
lealmente il governo in opere e omissioni. Le opere sono le cose che facciamo
per sostenere Monti, le omissioni sono quelle che facciamo per evitare di
partecipare a discussioni che possono mettere in difficoltà l’esecutivo».
Ma il segretario
del Pdl pensa di mettere altra carne al fuoco nell’incontro di Palazzo Chigi. Infatti
Alfano vuole aggiungere un altro tema spinoso, quello dell’abolizione delle commissioni bancarie, voluta dal Senato
da tutti i partiti.
Da giorni va
avanti il ping-pong tra esecutivo e maggioranza: a chi spetta l’onore di modificare
la norma? Il governo sostiene che è compito del Parlamento che l’ha approvata
contro il parere dell’esecutivo mentre la maggioranza vuole lavarsene le mani
chiedendo a Palazzo Chigi di provvedere con un «decretino» ad hoc. In sostanza
le forze politiche ora nascondono la mano e non vogliono apparire come i
difensori degli istituti di credito. Anzi Alfano, ma anche Casini, chiederanno
un intervento sul sistema bancario per favorire il credito verso le famiglie e
le imprese.
Il segretario del
Pdl insiste: che fine hanno fatto i prestiti
all’1% della Bce ricevuti dagli istituti di credito italiani? L’ex ministro
della Giustizia batterà molto sul tasto delle banche per allungare il brodo
della discussione ed evitare che si arrivi al tema della Rai.
Insomma, il
vertice di questa sera non sarà una passeggiata. Monti dovrà rispondere alle
richieste dei partiti che lo sostengono. E forse non basterà a spianare la
strada il possibile accordo con le parti sociali sulla riforma del lavoro. I
leader del Pdl e del Pd non vogliono stringerlo in un angolo ma si aspettano
risposte. Bersani è convinto che il Professore non si farà piegare dai
diktat di Berlusconi sulla tv e le
frequenze televisive, sconfessando Passera e prendendo una decisione su viale
Mazzini. Magari nominando un commissario, come ha chiesto Enrico Letta.
Nessun commento:
Posta un commento