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Corte dei conti: pressione fiscale oltre il 45%,
pochi confronti al mondo. Cgia: andrà peggio con Iva al 23%
Il peso delle tasse punta a superare il 45% «un livello che ha pochi
confronti nel mondo». A lanciare l'allarme è il presidente della Corte dei
Conti Luigi Giampaolino, in un'audizione alla Camera. Secondo Giampaolino
«il nostro sistema è disegnato in modo da far gravare un carico sui
contribuenti fedeli eccessivo». Sotto la lente ci sarebbe dunque una strategia,
quella di puntare sull'aumento del prelievo fiscale piuttosto che dare la
priorità al taglio della spesa, che ha prodotto conseguenze impreviste.
Il peso delle ultime manovre
Le manovre di aggiustamento 2011, infatti, «sulla spinte dell'emergenza»
- è la tesi del presidente dei magistrati contabili - hanno operato
«soprattutto sul lato dell'aumento della pressione fiscale piuttosto che, come
sarebbe stato desiderabile, dal lato della riduzione della spesa». Giampaolino
ha delineato un percorso che potrebbe condurre ad abbattere il rapporto tra
debito e Pil. Con una crescita dell'1% e il bilancio in pareggio in vent'anni,
ha infatti ricordato il presidente della Corte dei conti, il debito pubblico
scenderà al 65% del Pil, raggiungendo sostanzialmente gli obiettivi europei.
Pressione "reale", record italiano
A rincarare la dose, le parole di Giampaolino inducono l'Associazione
Artigiani Piccole Imprese di Mestre (Cgia) a puntare il dito contro la
pressione fiscale reale, ovvero quella che effettivamente si riflette sui
cittadini. Se in autunno verrà confermato l'ulteriore aumento dell'Iva al 23%,
spiega l'associazione, «la pressione fiscale effettiva dovrebbe toccare il
54,5%. Un record che, purtroppo, non ha eguali al mondo».
Per il segretario
Cgia, Giuseppe Bortolussi, «una cosa è la pressione fiscale ufficiale e un'altra
cosa è quella reale».La prima è data dal rapporto tra le entrate
fiscali/contributive ed il Pil prodotto in un anno. Se però si storna dalla
ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico che non produce
gettito per l'Erario, «il Pil - sottolinea la Cgia - diminuisce (quindi si
»contrae« il denominatore) e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal
rapporto. Quindi, la pressione fiscale "reale" che grava su coloro
che pagano correttamente le tasse è molto superiore a quella ufficiale che
viene calcolata dall'Istat».
Aumento del 2,5% in un anno
Se nel 2011 la pressione fiscale «reale» che pesa sui contribuenti
italiani ha sfiorato una ipotesi massima del 52%, con gli effetti delle manovre
estive di Berlusconi e gli interventi del Governo Monti, il raggiungimento del
pareggio di bilancio nel 2013 farà impennare il carico fiscale sui contribuenti
onesti sino a una ipotesi massima del 54,5 per cento.
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