mercoledì 14 marzo 2012

Governo Monti, riforma lavoro: Fornero, “senza intesa niente paccata di soldi”



Fornero: senza intesa niente soldi
"In ballo c’è una paccata di miliardi". Bersani gelido: "Miliardi? Nessuno me ne ha mai parlato"
di Roberto Giovannini

Chissà come sarà l’umore dei tre segretari generali di CgilCisl-Uil, stamattina alle otto, quando andranno insieme a parlare di articolo 18 con il ministro Elsa Fornero. Sicuramente il ministro del Lavoro non ha fatto nulla per conciliare gli animi dei sindacalisti, ieri, con le sue dichiarazioni. Li ha accusati di essere refrattari al cambiamento, di non capire che nel mercato del lavoro serve «più flessibilità in entrata ma anche in uscita» e che bisogna «smantellare i privilegi». Quel che peggio, ai leader confederali - rei di «non aver espresso nemmeno una mezza parola di apprezzamento» sulle risorse aggiuntive reperite per gli ammortizzatori sociali senza intaccare altre voci della spesa sociale, e di non applaudire a una riforma che «ritengo sia buona» - Fornero rimprovera soprattutto un atteggiamento da scolari discoli. «È chiaro spiega - che se uno comincia a dire “no”, perché noi dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire “voi diteci di sì”. No, non si fa così. Con un accordo mi impegno a trovare risorse più adeguate». Si sa che il ministro del Lavoro quando vuole sa adoperare anche il registro della polemica e frasi puntute. Toni che i suoi detrattori già più volte hanno definito «da maestrina». E sicuramente ieri la battuta sulla «paccata di miliardi» ha destato un po’ di sorpresa e
fatto inarcare più di un sopracciglio.

Vedremo se stamattina il clima della trattativa - ovviamente in questo momento il barometro segna tempesta - migliorerà: sulla carta le premesse non solo le migliori, visto che i tre leader sindacali (che hanno deciso a sorpresa di andare insieme) dovranno discutere con il ministro proprio del tema più difficile, quello dell’articolo 18. Per non parlare del fatto che il documento sugli ammortizzatori sociali, promesso dal ministro, a tarda sera non era ancora stato spedito. In campo sindacale, a questo punto si confida soprattutto nel prossimo vertice a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti: «Alla fine sempre lì si dovrà andare a finire, vedremo se lui saprà riannodare il filo del negoziato», dicono in casa Cisl. Certamente invece in Cgil la tesi del ministro secondo cui bisogna «smantellare le protezioni che si sono costituite fino alla difesa dei privilegi» sono state lette come una provocazione.

Sarcastico il commento del leader del Pd Pierluigi Bersani. «Non ero al tavolo ma nessuno mi ha riferito di aver visto una paccata di miliardi - ha ironizzato -. Si saranno dimenticati di dirmelo». Antonio Di Pietro parla di «battuta grossolana che offende i lavoratori che stanno già pagando abbondantemente questa crisi». «Mi chiedo se la tecnica dell’arroganza appartenga alle specialità di un governo tecnico», è il commento di Nichi Vendola.

Duri anche i leader sindacali, che ieri avevano bocciato le proposte del ministro sul nuovo sistema degli ammortizzatori sociali. Per Susanna Camusso, «siamo di nuovo di fronte», dopo le pensioni, «a una riforma che non allarga le tutele a tutti ma anzi riduce quelle esistenti. Se non ci saranno le risposte e le risorse decideremo cosa fare». Per il numero uno della Uil, Luigi Angeletti «il problema sta tutto nella volontà del governo di mettere a disposizione le risorse necessarie, così come accade negli altri Paesi europei». «Se il governo non modifica la proposta sulla mobilità il tavolo salta», avverte Raffaele Bonanni, e «il governo si prende la responsabilità di una rottura sociale che noi non vogliamo». E commercianti e artigiani di Rete Imprese Italia si mettono di traverso: «Se non ci saranno modifiche sostanziali, non firmeremo l’accordo».

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