Ma i politici non lo sanno
di Michele Brambilla
L’ altra sera
abbiamo acceso la radio e sentito che i nostri deputati si erano finalmente -
dopo tante promesse - tagliati lo stipendio.
Uno di loro è
intervenuto quasi commosso al microfono: «Abbiamo rinunciato a settecento euro netti
al mese».
Un comunicato ufficiale di Montecitorio esprimeva tutto il possibile autocompiacimento.
Un comunicato ufficiale di Montecitorio esprimeva tutto il possibile autocompiacimento.
Il giorno dopo, cioè ieri, la stragrande maggioranza dei giornali italiani titolava così: i parlamentari si sono ridotti lo stipendio di 1.300 euro lordi. Siamo un popolo di pigri e spesso ci fermiamo ai titoli. Chi si è preso la briga di leggere anche gli articoli ha scoperto una realtà diversa. E cioè: nelle scorse settimane lo stipendio dei parlamentari, dopo la fine del ricco vitalizio e il passaggio al sistema contributivo già in vigore per noi mortali, era schizzato in su di milletrecento euro lordi: ai quali i parlamentari, in un rigurgito di responsabilità, hanno ora rinunciato. Quindi nessun taglio, tutto resta come prima: l’indennità mensile inchiodata a sobri 11.200 euro.
Giriamo pagina. Alla Rai - che in questi giorni ha gentilmente chiesto il pagamento del canone (a proposito: diffondere i dati su quanti pagano e quanti no sarebbe un interessante omaggio alla trasparenza) - sono stati nominati il direttore del Tg1 e quello dei Tg regionali. Infuria la polemica perché le poltrone sono finite la prima a un uomo in quota Pdl, la seconda a un uomo in quota Lega. Il tutto con una votazione
Passiamo a un’altra storia di doppi incarichi. Solo l’altro giorno il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha rinunciato alla presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche e il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha lasciato il Parco scientifico di Trieste. L’hanno fatto oltre due mesi dopo la loro nomina a ministri, nonostante una norma vieti ai titolari di incarichi di governo di «ricoprire cariche o uffici in enti di diritto pubblico». E l’hanno fatto obtorto collo, dopo settimane di polemiche e a poche ore da una decisione dell’Antitrust che si annunciava negativa per tutti e due.
Che cosa tiene insieme queste tre storie? Provo a sintetizzare: una preoccupante incomprensione di quanto sta vivendo e provando il popolo italiano.
Cominciamo dalla prima storia. In un momento in cui si dà (giustamente) la caccia allo scontrino fiscale e si chiedono (inevitabilmente) ulteriori sacrifici a chi già pagava le tasse, ci si aspettava che i parlamentari dessero il buon esempio: invece niente. Ma la cosa più grave è che hanno sbandierato un penoso barbatrucco per far credere che si erano ridotti lo stipendio. Evidentemente pensano che gli italiani, oltre che pigri, siano anche fessi.
Allo stesso modo, della vicenda Rai non scandalizzano tanto le nomine partitiche (che ci sono sempre state) quanto il fatto che si continuino a farle in un momento in cui i partiti avevano dichiarato di fare un passo indietro; e per giunta comportandosi come se in Parlamento ci fosse ancora la vecchia maggioranza. Per di più, si forza la mano con il voto determinante di un uomo che ricopre due incarichi - consigliere Rai e parlamentare - palesemente incompatibili fra loro.
Infine, Profumo e Clini. Non è in discussione la moralità (nessuno dei due ha mai percepito il doppio stipendio) ma la sensibilità: con l’aria che tira, un ministro che ha pronto un incarico per il «dopo» non può chiedere agli italiani di accettare - ad esempio - la precarietà.
E a proposito di sensibilità. Il 17 febbraio sono giusto vent’anni dall’inizio di Mani Pulite, un’inchiesta che spazzò via un’intera classe dirigente. Per almeno due mesi, di fronte al clamore per le indagini i politici guardavano noi cronisti giudiziari con un sorrisetto di compatimento: non capite niente, dicevano, presto Di Pietro finirà a Gallarate a fare il vigile urbano. Invece erano loro a non capire nulla, chiusi com’erano in un mondo virtuale. Non capivano che il vento stava cambiando davvero. L’avrebbero capito solo al momento delle elezioni, travolti dal voto popolare, e ormai era troppo tardi.
La foto del blog é proprio bella.
RispondiEliminaCiao Sara...buona giornata...anche a me piace molto...ed è indicata in questi giorni!...oggi a Milano più neve di ieri e...arriverà qualche polemica!
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