giovedì 3 ottobre 2013

Il dna non si cambia: gli errori strategici di Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi ha un problema serio. Dalla nascita. E’ il suo dna. Che fa prevalere la megalomania e la convinzione di essere il solo salvatore della patria. Sempre e comunque. Il dna che gli fa credere di dire il vero quando invece mente o omette. Il dna che non gli consente di accettare che gli eventi non vadano nella direzione da lui voluta.
Ora. Uno così può essere affidabile? Puoi gestire una mediazione logica, e perché no: utilitaristica? No. Uno così può comprendere quale sia la scelta tattica e/o strategica più opportuna nel momento in cui gli eventi vanno in direzione contraria a ciò che crede e aspetta? Ben difficilmente.
E, infatti, Silvio Berlusconi ha commesso negli ultimi mesi errori strategici che in passato non avrebbe commesso perché i “vincoli” del suo dna erano compensati dalla coglioneria di parte degli italiani, dalla similitudine con altri italiani che in lui si vedevano rappresentati, dall’inconsistenza e pochezza del Pd. Condizioni favorevoli che ha saputo usare e mantenere che hanno “neutralizzato” l’effetto negativo di ciò che predomina nel suo dna.


La sentenza passata in giudicato che l’ha condannato per frode fiscale, non ha fatto che esplodere l’essenza del dna a tal punto da oscurare ogni lucidità analitica e di sintesi.
Dopo quella sentenza, Silvio Berlusconi avrebbe dovuto fare un passo indietro. Non immediatamente (questo non si fa, non ci si arrende subito), ma trascorso un ragionevole periodo necessario per arrivare a concludere
che non si poteva contare sulla “pacificazione”, cioè su un trattamento ad personam da parte del Pd e di Napolitano.
A quel punto, dopo aver incassato lo slittamento della seconda rata dell’Imu, avrebbe dovuto iniziare ad ammorbarci con le solite balle: l’ho fatto perché ho senso di responsabilità, solo grazie a me il governo Letta ha cancellato (?) l’Imu, ecc..ecc…ecc..
Il passo indietro, unito alla sua capacità comunicazionale, gli avrebbe fatto aumentare i consensi nel centro destra. Non solo. Avrebbe ottenuto un ulteriore vantaggio sul Pd. “Rilassato” per l’autoeliminazione del Caimano, si sarebbe “dedicato”  - con il massimo impegno – nell’attività che meglio gli riesce: l’autodistruzione. Nella fattispecie, l’autodistruzione si sarebbe manifestata nel cercare di far fuori Renzi.
Possibile che Silvio Berlusconi non abbia capito che era opportuno fare un passo indietro. Per le sue aziende, in chiave elettorale (considerando che siamo in campagna elettorale permanente) e per “svuotare” il consenso di Renzi cui il Pd avrebbe dato la caccia.
Beh…certo. Riguardo quest’ultimo punto può ancora recuperare. Silvio ha il suo dna. Ma anche il Pd ne ha uno che non riesce a modificare. Caratteristica principale: vocazione del perdente.
Logico. Essendo il Pd privo di un modello culturale-politico alternativo al berlusconismo.

Berlusconi non ha capito – anche perché circondato da servi coglioni (siano essi falchi, siano essi colombe) – che l’unica mossa utile a sé e al Pdl o Forza Italia sarebbe stato il passo indietro. L'unico modo con il quale ottenere la "benevolenza" di Napolitano,  che si sarebbe inventato una nuova commissioni di saggi o trovato un escamotage per "ricompensare" la sua uscita di scena dal Senato. 
E non ha capito, qualche giorno fa, che far cadere il governo era un’altra coglionata. Ieri, dopo che gli hanno iniettato un antidoto, ha ritrovato per un attimo una lucidità calcolatrice. Il problema non era tanto perdere quei 30 o 40 o chissà quanti “traditori”, pur se tra questi vi erano lobby portatori di voti (Cl e Compagnia delle Opere), il punto era: non posso permettermi che Letta riesca a governare senza di me. Ergo: si è riattaccato al culo di Letta. Che è il miglior democristiano da quando Andreotti ha smesso di telefonare per far cadere il governo Prodi.

Stare attaccato a Letta gli porterà dei benefici. Se recupererà la sua lucidità comunicativa. Superiore a quella di chiunque altro. Matteo Renzi incluso.
Certo. La condanna definitiva e la decadenza da senatore non sono cose che il suo dna può accettare.
Faccia della terapia. Si faccia aiutare (non dai servi coglioni). Perché a meno di porcate o pronunciamenti normativi, non potrà schivare la decadenza. Ma potrà recuperare rispetto alla prima vera sconfitta strategica consumata in due fasi: mancato passo indietro e addio all’appoggio al governo Letta. Il quale, può gioire ma non troppo. Meglio governare con pochi voti al Senato ma “rappresentativi” di lobby, che ancora con Silvio alle calcagna a prendersi i meriti, a fare giochetti, a porre ricatti.

Se Berlusconi non gli avesse dato la fiducia, Letta avrebbe comunque ottenuto una maggioranza e, per ridurre rischi futuri, aveva “patteggiato” con Renzi: tu la smetti di scassarmi le palle facendo il Marc’Antonio di Shakespeare, io ti lascio campo libero per la futura candidatura a premier.
Ora che Berlusconi è nuovamente attaccato al governo e che avrà il tempo per recuperare gli errori commessi, il Pd cosa farà per cercare di vincere le prossime elezioni. Sicuri che sia Renzi l’avversario più ostico per Silvio? A me pare, invece, che sia Enrico Letta.
A proposito…il “patto” Letta-Renzi vale ancora o è decaduto ieri con l’ampia fiducia ritrovata…

1 commento:

  1. Troppe personali convinzioni che non .... convincono

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