da: La Stampa
Quanta ipocrisia sulle facce dei potenti
listate a lutto, mentre le vittime della strage annegano una seconda volta
nella retorica. Quanto cinismo tra i leghisti che considerano una soluzione
respingere i disgraziati, affinché si rassegnino a morire a casa propria:
lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Intanto in tv va in scena il rito della
commozione a reti unificate, la ricerca del caso umano, l’intervista all’eroe
da esibire nei talk show per far dimenticare le radici di questo dramma, più
ampio nelle dimensioni ma identico ai tanti altri che ci sono scivolati addosso
senza lasciare traccia, a parte uno spruzzo di lacrime.
Finché i disperati in fuga dalla violenza e
dalla miseria marcivano a spese nostre nei lager di Gheddafi, nessuno si
interessava alla loro sorte. Adesso che le gabbie si sono aperte e le bagnarole
dei banditi hanno ripreso il largo, si piangono i morti e si continuano a
ignorare i vivi. L’Europa, che fa la morale all’Italia per lo sfondamento di un
parametro economico o la dimensione non regolamentare di una zucchina, tratta
Lampedusa come se fosse una provincia romana anziché l’avamposto di un
continente. Tutti sanno che l’unica soluzione consiste nel pattugliare le coste
africane e mettere in salvo quei poveri cristi prima che le bagnarole
affondino, invece di fingersi ogni volta sorpresi per il loro arrivo. Ma
iniziative simili richiedono un cuore e una testa, non solo un apparato
lacrimatorio da sepolcri imbiancati. Richiedono una visione politica, che
nell’Europa dei paurosi sembra avere fatto naufragio.
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