martedì 1 ottobre 2013

Cinema: ‘Anni felici’, il nuovo film di Daniele Luchetti

da: la Repubblica

"Anni felici", Daniele Luchetti si racconta: "Io, piccolo testimone di un folle amore"
La vicenda (autobiografica) di una coppia degli anni Settanta nel nuovo film del regista romano. Con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti. L'autore: "I miei libertari genitori mi hanno poi costretto a anni di psicanalisi..."
di Arianna Finos



Un diario affettuoso sugli anni Settanta, la dolce estate di una famiglia romana, le poche asprezze di anni inconsapevolmente felici. Daniele Luchetti si racconta, sua perfino la voce narrante ("avevo provato a farla fare a Sergio Castellitto, poi al bambino che mi interpreta nel film, alla fine mi sono esposto in prima persona") in Anni felicisenza pudore e con molta ironia. A partire dal titolo. Il suo se stesso ragazzino è il testimone involontario dell'amore per niente sereno di una coppia eterogenea: litigi, confessioni, sesso, fumate, strilli, tradimenti, tutto consumato davanti ai suoi occhi bambini, per i quali l'unico riparo è il filtro cinematografico di una Super8. La coppia nel film, lui scultore monolitico,
sostenitore dell'arte trasgressiva eppure ben incardinato nella famiglia calda e borghese di commercianti di lei, moglie tradizionale destinata a scoprire il femminismo e la libertà dei sentimenti. Sono Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, presenze preziose nel film che arriva in sala il 3 ottobre, dopo essere stato ben accolto al Festival di Toronto. 

Amore in Super8. Il primo pensiero di Luchetti va all'amore della sua vita, la pellicola. "Per ragioni commerciali e tecnologiche - denuncia - la pellicola muore. Questo sarà il mio ultimo film in trentacinque millimetri, una tecnica che ha oltre cent'anni: la pasta della pellicola è l'immagine del cinema, quella del digitale è una leggerezza illusoria, si tratta di una tecnologia nuova e immatura che ci fa ripensare il modo di fare il cinema". I vecchi filmini tenuti nel cassetto sono stati materiale prezioso, "resuscitato" da Luchetti per realizzare un film che è anche una terapia psicanalitica. "Non sono quelli che si vedono nel film, ma simili. Non erano così a fuoco". Li aveva realizzati con la Super8 che gli aveva regalato la nonna materna, pronta ad aiutare con rotoli di banconote regalate ai nipoti l'economicamente disastrata famigliola.

Micaela per dieci. "Il personaggio era sulla carta, nella sceneggiatura. Ho detto a Daniele che avevo paura di rovinarlo. Un personaggio complesso e contraddittorio. Una donna matta e responsabile, zoccola e bigotta, tormentata e insicura. Che vive la l'amore in modo infantile, nel ricatto, come un gioco di cui spettatori sono i bambini". "Tutto questo - ammette  l'attrice - mi aveva sconvolto". L'altro punto di partenza è stato "lo sguardo della mamma di Daniele, ci siamo incontrate due volte, all'inizio eravamo sospettose e imbarazzate. Mi ha fatto vedere alcune foto, mi ha colpito lo sguardo forte e intenso della signora Luciana, ho cercato di catturare quella profondità. Con Daniele abbiamo provato mille volte, scena per scena, cambiando tono e intensità. In lei ci sono dieci donne diverse, mi spiegava". L'attrice sa riconoscere la felicità quotidiana. "Fino a pochi minuti fa ero in macchina ad allattare la mia bambina, ecco un momento felice". E da madre s'interroga sul modello educativo proposto nel film, quello più libero degli anni Settanta, e un oggi "in cui compriamo manuali per essere genitori e ci ritroviamo in casa piccoli imperatori".

I tic di Kim. "Oggi non sono tante le proposte interessanti - osserva l'attore - quando Daniele mi ha chiamato ho accettato al volo la sfida". Un personaggio, il suo, "di cui sulla carta non si spiegavano tanto le ragioni. Monolitico e perfino respingente. Perciò ho cercato di renderlo empatico attraverso proposte estreme di caratterizzazione, lavorando con Luchetti. Attraverso il legame segreto che si instaura tra costellazioni familiari ho iniziato a comprendere il personaggio, trovando la postura, scoprendo gli inciampi nella parlata che mi hanno avvicinato al padre di Daniele. Ho cercato momenti di comicità ispirandomi a Buster Keaton, confidando nella leggerezza sempre presente, anche nelle sue storie più drammatiche, nel cinema di Luchetti. Alla fine delle riprese avevamo materiale per realizzare una commedia spinta o un dramma".

La vita è tutta bella. Interrogato sui suoi anni felici, Kim Rossi Stuart tenta il generico "la vita è tutta bella e va vissuta bene, la felicità va cercata anche nei momenti duri, me la cavo così". Sulla paternità dice "io la vivo con un costante senso di scoperta, giorno per giorno, della personalità di mio figlio. Sono stato educato in modo selvatico, i miei erano separati in un periodo in cui era raro esserlo, ma sono grato ai miei genitori per avermi reso presto padrone di me stesso, affidandomi la responsabilità dell'esistenza, dandomi lo slancio per seguire i miei progetti. Sperimentare delusioni, sofferenze, confrontarsi con la vita. So di tanti adulti che sono stati troppo amati e cullati da non riuscire a vivere la rudezza dell'esistenza".

Il protagonista. Daniele Luchetti scherza: "I miei libertari genitori mi hanno poi costretto ad anni di psicanalisi...". Nel film il piccolo protagonista, in una delle scene pù belle, si butta da un porticciolo urlando ai genitori - lui ha appena confessato a lei le altre donne davanti ai pargoli -  "siete degli str...". Da adulto il regista confessa di essere un "padre incapace di essere autoritario. Con mio figlio sono un amico, come mio padre con me. Anche se sua madre non è d'accordo, per me è difficile comportarmi altrimenti. È inconcepibile che non possa confidarmi con lui. Lo spingo a fare tardi la sera, a vedere tre film, a stare tutto il giorno davanti al pc. Avrei voluto anche farlo uscire la sera a 12 anni anche se lui non ne aveva desiderio".

Cuore di mamma. Non tutto quel che si racconta nel film, compreso il tradimento della madre di Daniele con una donna (interpretata dalla sempre ottima attrice tedesca Martina Gedek). Luchetti mette le mani avanti. "Molti fatti sono immaginari, ma la verità è quella dei sentimenti. Dopo aver visto il film mia madre mi ha fatto il terzo grado: ma davvero ti abbiamo fatto soffrire così tanto? Ma poi mi ha detto 'non ti preoccupare, tu sei un artista, devi essere liberto di esprimerti'. Certo è un po' preoccupata dei vicini di casa, che non sapranno distinguere, vedendo il film, il vero dal falso. Spero che questo le regali una nuova vita erotica. Magari quelli che racconto sono stati anni di sofferenza, ma la mia non voleva essere la vendetta di un figlio quanto un atto d'amore per due persone che non sono state capaci di vivere le proprie passioni fino in fondo".

Toronto e Venezia.
 Dopo aver visto il film si capisce perché Luchetti abbia preferito presentarlo lontano da casa. Cioè all'International Film Festival di Toronto e non alla Mostra del cinema di Venezia. "Se ti devi spogliare nudo preferisci farlo davanti a estranei". E poi, "non credo sia stata una scelta rivoluzionaria, Toronto rappresentava per me un passaggio più rilassato, senza la solennità, l'atmosfera da vita o morte che è il concorso a Venezia. Mi è mancata la sontuosità di un festival come Cannes e Venezia, ma per tranquillità, e per un mercato che offre 400 compratori, ho optato per Toronto".

Lei e Lei. La Palma d'oro al Festival di Cannes è andata a Vita d'Adele di Abdellatif Kechiche, storia d'amore tra due ragazze. Nel film di Rocco Papaleo in arrivo tra due settimane la coppia romantica è quella formata da Claudia Potenza e Sarah Felberbaum. Anche negli Anni felici di Luchetti la madre trova qualcuno che l'ascolta, e che la libera. È la gallerista del marito, interpretata dalla carnosa Martina Gedek: "Baciare Martina - dice Micaela Ramazzotti -  è stato come rientrare a casa, come abbracciare me stessa. Una  grande mamma morbida e avvolgente. Ci siamo divertite ed è stato più facile girare certe scene che con un partner maschile. Quasi quasi ora lo rifacciamo...".

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