da: Famiglia Cristiana
Orrore
a Lampedusa, il grido del sindaco Nicolini
Sono
partiti in 500 e, ad ora, vivi sono poco più di un centinaio. È l’ennesima
tragedia quella che si è consumata al largo di Lampedusa questa mattina quando
un barcone, a mezzo miglio dall'Isola dei Conigli, si è rovesciato prendendo
fuoco.
di Chiara
Pelizzoni
Sono partiti
in 500 e, ad ora, vivi sono poco più di un centinaio. È l’ennesima tragedia
quella che si è consumata al largo di Lampedusa questa mattina quando un barcone, a mezzo miglio dall'Isola dei
Conigli, si è rovesciato prendendo fuoco
e lasciando che il Mediterraneo inghiottisse i corpi di uomini, donne e bambini
in cerca di un futuro migliore. Centinaia di persone sono ancora in acqua, tra
queste una trentina di bambini e tre donne incinta perché, nell’inferno degli
sbarchi, la tragedia non guarda in faccia nessuno.
Dopo l’allarme lanciato dall’equipaggio di
due pescherecci che transitavano nella zona, la Guardia costiera ha recuperato
più di 80 cadaveri, compreso quello di una donna in stato interessante e di due
bambini, un maschio e una femmina. Disperati i soccorritori sui quattro pescherecci
che stanno recuperando i corpi: «Ci sono morti ovunque» e il bilancio sembra
destinato ad aumentare. E mentre i superstiti, in gran parte eritrei e somali
provenienti da paesi dell'Africa sub sahariana, cercano di recuperare le forze,
molti di loro sono ancora in stato di choc e accusano sintomi di ipotermia per
la permanenza in acqua, uno scafista è stato individuato e fermato e il sindaco
di Lampedusa Giusi Nicolini urla all’orrore: «Basta! Ma che cosa aspettiamo?
Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo».
Lunedì 30 settembre altri tredici profughi
sono annegati a Scicli nel tentativo di raggiungere la costa ed è di ieri la
grave condanna del Consiglio d'Europa sulle politiche immigratorie dell'Italia.
Strasburgo, ancora una volta, ha
giudicato «sbagliate o controproducenti»
le misure prese in questi ultimi anni dall'Italia per gestire i flussi
migratori. In un rapporto, approvato all'unanimità dalla commissione migrazioni
dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, si sottolinea che quanto
fatto sinora non ha messo «l'Italia in grado di gestire un flusso che è e
resterà continuo».
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