martedì 8 maggio 2012

Paolo Madron: ‘Ha votato l’Italia, ma sembra la Grecia’



Ha votato l'Italia, ma sembra la Grecia
Dura punizione per i partiti del centrodestra. Ma il risultato è frammentato e i veri vincitori sono i grillini.
di Paolo Madron

Non ha vinto l'anti politica, ha vinto la voglia di un'altra politica. E anche l'astensione - che oltre alla dirompente avanzata dei grillini è il dato saliente di questa tornata amministrativa - va interpretata in questo senso.
Gli elettori, pur trattandosi di un voto parziale, hanno dato netta l'indicazione di voltare pagina. E la nuova che si apre è profondamente diversa da quella che l'ha preceduta.
ALFANO, IMPUTATO NUMERO UNO. Intanto è venuto meno uno dei principali protagonisti, il centro destra. In primis il Pdl, che da questa consultazione esce a pezzi. Un risultato peggiore anche delle aspettative, che certo non facevano presagire nulla di buono.
Sul banco degli imputati finisce il segretario Alfano,  segnale che la sua breve stagione alla guida del partito  - per la gioia di alcuni suoi notabili che non lo hanno mai amato - volge al termine.
L'ex Guardasigilli ha compiuto molti errori, ma uno gli è stato esiziale: quello di non aver tagliato in modo netto, del resto era impresa ardua, il cordone ombelicale che lo legava a Berlusconi. E quando ha provato a farlo, dialogando con Bersani e Casini sulle riforme, è stato troppo tardi.
BOSSI BOCCIATO DAGLI ELETTORI. Non aveva senso tenere ancorato il destino del Pdl a quello di un fondatore che, uscito da palazzo Chigi, si è totalmente disinteressato della sua creatura, fatto salvo quando si
trattava di schierarla come un cane da guardia a presidio dei suoi personali interessi (frequenze tivù e legge anti corruzione).
Stesso destino, ma a causa dell'ondata di scandali che l'hanno sommersa, è toccato alla Lega, eccezion fatta per Verona dove è stato riconfermato sindaco al primo turno Flavio Tosi, ovvero colui che ancor più di Maroni ha incarnato l'opposizione alla sciagurata e insostenibile gestione di Bossi e dei suoi fedelissimi.
Per l'ex segretario del Carroccio, il verdetto delle urne è una bocciatura senza appello dell’intenzione di riprendere le redini del movimento.
BERSANI PUÒ SCEGLIERE GLI ALLEATI. Esce invece bene dal voto il centro sinistra, e ora Bersani può legittimamente confermare la sua centralità e può guardare con maggior agio a come mettere a frutto il consenso guadagnato.
Dovendo scegliere, in prospettiva, tra un'alleanza con un Centro sicuramente rafforzato dall'intensificarsi della diaspora pidiellina, o spostare più a sinistra l'asse privilegiando come interlocutore Sel (che a Genova ha portato al successo  Doria) e l'Italia dei Valori con sui, salvo sorprese, a Palermo andrà al ballottaggio per la poltrona di sindaco.
Bersani potrebbe essere tentato anche da una forzatura sul governo per anticipare a ottobre la data del voto, ma il segretario del Pd la ritiene una strada rischiosa e percorribile solo se Monti gliela imponesse insistendo con provvedimenti destinati a erodere la sua base, come una riforma del lavoro con troppa flessibilità in uscita.
GRILLO E I SUOI PER UNA POLITICA DIVERSA. L'ultima menzione ai veri vincitori di queste elezioni, Grillo e il Movimento a 5 stelle. Catalogarli nell'anti politica ci è sempre sembrato troppo riduttivo, una facile semplificazione per esorcizzarne la dirompente portata.
Di certo Grillo e i suoi rappresentano un'Italia sin qui avulsa dalle stanze del potere, ma ora desiderosa di imporre un diverso modo di fare politica: orizzontale e non verticale, frutto di istanze collettive che trovano nella Rete luogo di incontro e confronto, con un' idea della rappresentanza radicalmente diversa.
Difficile misurarne la tenuta, così come dire se siano la prefigurazione di una nuova organizzazione della società e delle istituzioni che ne veicolano il consenso.
Di sicuro, sono l'indicazione chiara che, dopo la Prima Repubblica, anche la Seconda, insieme con molti dei suoi attori, è bella che morta. E per fortuna quello di domenica è stato solo un voto amministrativo. Se fossimo andati alle urne per le politiche saremmo alle prese con un risultato frammentato e confuso, da Paese ingovernabile. Proprio come la Grecia.

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