Non c’è niente da
fare. Le lotte intestine del potere temporale della Chiesa sono tra i migliori e
più appassionanti intrighi gialli.
Certo che…se il
sostituto di Gotti Tedeschi fosse Cesare Geronzi, vale il detto: errare è umano
e perseverare è diabolico.
Il diavolo deve
aver preso stabilmente la residenza di là dal Tevere.
Chissà che ne pensa
il padrone della baracca, pardon, della Chiesa: il Padre Eterno.
da: Il Fatto
Quotidiano
Cacciato il cassiere del Vaticano
Vicino a Cl e Opus Dei, aveva promesso di rendere più
trasparente la banca del Papa, poi indagato per violazione delle norme sul
riciclaggio
Il Vaticano licenzia Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dell'Istituto Opere Religiose, lo Ior, il fondo sovrano dello Stato Pontificio che nei decenni ne ha rappresentato il lato più oscuro. La nota della sala stampa vaticana sottolinea che non si è trattato di dimissioni spontanee: “Il Consiglio di Sovrintendenza dello Ior ha adottato una mozione di sfiducia del presidente Gotti Tedeschi”. Le colpe del banchiere 67enne, professore della Cattolica ed editorialista dell'Osservatore Romano, non sono esplicitate nel comunicato ufficiale. Ma chi frequenta il Vaticano ne ha una lunga lista, così lunga che la cacciata di Gotti era attesa da mesi.
Gotti Tedeschi ha
commesso alcuni peccati veniali e
altri capitali. Nella prima categoria figura l'ineleganza con
cui nel 2009, poco dopo la nomina allo Ior, faceva sapere a tutti
di aver
contribuito all'enciclica della “Caritas in Veritate”, dedicata soprattutto a
temi economici. “Non si fa, all'enciclica collaborano in tanti, ma quando viene
emanata è solo e soltanto del Santo Padre”, spiegano in Vaticano. Ma Gotti
Tedeschi aveva bisogno di ribadire che
era allo Ior non in quota del
segretario di Stati Tarcisio Bertone, ma in quanto stimato da Joseph Ratzinger in persona. Altri peccati veniali sono
la pervicacia con cui ha sostenuto per anni che la vera soluzione alla crisi economica era nella demografia, fare più figli contro lo spread, lo scarso talento
diplomatico: poco dopo la nomina a presidente Gotti ha rotto i rapporti con Intesa SanPaolo. Nell'estate 2010 lo Ior ha cancellato l'usufrutto concesso
a Mittel sullo 0,2 per cento del capitale di Intesa e poi ha venduto le quote
(eredità dei rapporti ai tempi dell'Ambrosiano). Una vendetta personale di Gotti nei confronti di Giovanni Bazoli, presidente
del consiglio di sorveglianza di Intesa e di Mittel, finanziaria cattolica
bresciana quotata in Borsa e base del potere bazoliano. Così Gotti Tedeschi si
è rifatto per aver perso il posto quando Bazoli aveva guidato Intesa a fondersi
con il San Paolo, nel cui cda sedeva per conto degli spagnoli del Santander. In
Vaticano non hanno apprezzato. Bazoli, come dimostrano le carte pubblicate da
Gianluigi Nuzzi in “Sua Santità” (Chiarelettere) è uno che a Natale manda
25mila euro – di Intesa – al Papa, che bisogno c'è di irritarlo?
Ma Gotti sta pagando
soprattutto i peccati capitali,
relativi alla trasparenza dello Ior
e al tentativo di portare il Vaticano
fuori dalla lista nera dei paradisi fiscali. Ci sono due punti di vista: Gotti Tedeschi ha esagerato con il tentativo di
bonificare lo Ior (questo dicono i suoi sostenitori) e alla fine il
cardinal Bertone lo ha rimosso per evitare che troppi segreti cadessero.
Seconda versione: Gotti ha attuato una trasparenza
di facciata, perché in Vaticano nessuno ha mai voluto davvero rendere lo
Ior un'istituzione limpida.
Come ha denunciato
il cardinale Attilio Nicora,
presidente dell'Autorità Informazione Finanziaria del Vaticano in dossier
rivelato da Marco Lillo sul Fatto,
il Papa ha spinto per la trasparenza, poi la legge vaticana
ispirata da Bertone ha ridotto i
poteri dell'Aif che vigila sul riciclaggio. Quel che è certo è che Gotti
Tedeschi ha trascinato lo Ior in una
strana vicenda, per la quale è anche indagato:
23 milioni di euro dello Ior che
dovevano essere trasferiti all'estero dalla sede romana della banca del Credito
Artigiano, 20 milione alla JP Morgan di Francoforte e 3 alla Banca del Fucino.
La Procura di Roma sequestra la somma (poi la restituirà) e indaga Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani per
violazione delle norme sull’antiriciclaggio.
La cosa bizzarra è che il Credito Artigiano una banca legatissima allo Ior,
l'allora presidente Giovanni De Censi era nel consiglio dell'istituto vaticano.
Eppure è proprio il Credito Artigiano a segnalare l'operazione alla Banca
d'Italia. Un pasticcio di Gotti che nei prossimi mesi temeva di veder sancita
la permanenza dello Ior nella grey list dei paradisi fiscali. Comunque la si
guardi, il banchiere non è riuscito a completare il processo di rinnovamento
nello Ior. Ulteriore peccato capitale di Gotti: prima spinge, in asse con Bertone, per coinvolgere lo
Ior nel salvataggio del gruppo
dissestato del San Raffaele di don Luigi
Verzè, anche per arginare il laico Giuseppe Rotelli. Ma al momento decisivo
lo Ior si tira indietro e Rotelli conquista un altro pezzo della sanità
lombarda.
Si può dare un’altra
lettura: in Vaticano Comunione e
Liberazione e l’Opus Dei sono in declino, mentre altri movimenti come
quello dei Focolarini si stanno
rafforzando. Gotti Tedeschi era
espressione dell’Opus ma vicino a CL, la sua caduta è quindi
sintomo della fine di un’epoca. Per la successione
si era parlato di Cesare Geronzi, ma
il favorito sarebbe il notaio torinese Antonio Marocco, da poco entrato nel
consiglio di sovrintendenza dello Ior, vicino a Bertone.
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