venerdì 25 maggio 2012

Vaticano, lotte di potere: il cassiere dello Ior licenziato dal cardinale Bertone


Non c’è niente da fare. Le lotte intestine del potere temporale della Chiesa sono tra i migliori e più appassionanti intrighi gialli.
Certo che…se il sostituto di Gotti Tedeschi fosse Cesare Geronzi, vale il detto: errare è umano e perseverare è diabolico.
Il diavolo deve aver preso stabilmente la residenza di là dal Tevere.
Chissà che ne pensa il padrone della baracca, pardon, della Chiesa: il Padre Eterno.


da: Il Fatto Quotidiano

Cacciato il cassiere del Vaticano
Vicino a Cl e Opus Dei, aveva promesso di rendere più trasparente la banca del Papa, poi indagato per violazione delle norme sul riciclaggio

Il Vaticano licenzia Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dell'Istituto Opere Religiose, lo Ior, il fondo sovrano dello Stato Pontificio che nei decenni ne ha rappresentato il lato più oscuro. La nota della sala stampa vaticana sottolinea che non si è trattato di dimissioni spontanee: “Il Consiglio di Sovrintendenza dello Ior ha adottato una mozione di sfiducia del presidente Gotti Tedeschi”. Le colpe del banchiere 67enne, professore della Cattolica ed editorialista dell'Osservatore Romano, non sono esplicitate nel comunicato ufficiale. Ma chi frequenta il Vaticano ne ha una lunga lista, così lunga che la cacciata di Gotti era attesa da mesi.

Gotti Tedeschi ha commesso alcuni peccati veniali e altri capitali. Nella prima categoria figura l'ineleganza con cui nel 2009, poco dopo la nomina allo Ior, faceva sapere a tutti
di aver contribuito all'enciclica della “Caritas in Veritate”, dedicata soprattutto a temi economici. “Non si fa, all'enciclica collaborano in tanti, ma quando viene emanata è solo e soltanto del Santo Padre”, spiegano in Vaticano. Ma Gotti Tedeschi aveva bisogno di ribadire che era allo Ior non in quota del segretario di Stati Tarcisio Bertone, ma in quanto stimato da Joseph Ratzinger in persona. Altri peccati veniali sono la pervicacia con cui ha sostenuto per anni che la vera soluzione alla crisi economica era nella demografia, fare più figli contro lo spread, lo scarso talento diplomatico: poco dopo la nomina a presidente Gotti ha rotto i rapporti con Intesa SanPaolo. Nell'estate 2010 lo Ior ha cancellato l'usufrutto concesso a Mittel sullo 0,2 per cento del capitale di Intesa e poi ha venduto le quote (eredità dei rapporti ai tempi dell'Ambrosiano). Una vendetta personale di Gotti nei confronti di Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa e di Mittel, finanziaria cattolica bresciana quotata in Borsa e base del potere bazoliano. Così Gotti Tedeschi si è rifatto per aver perso il posto quando Bazoli aveva guidato Intesa a fondersi con il San Paolo, nel cui cda sedeva per conto degli spagnoli del Santander. In Vaticano non hanno apprezzato. Bazoli, come dimostrano le carte pubblicate da Gianluigi Nuzzi in “Sua Santità” (Chiarelettere) è uno che a Natale manda 25mila euro – di Intesa – al Papa, che bisogno c'è di irritarlo?


Ma Gotti sta pagando soprattutto i peccati capitali, relativi alla trasparenza dello Ior e al tentativo di portare il Vaticano fuori dalla lista nera dei paradisi fiscali. Ci sono due punti di vista: Gotti Tedeschi ha esagerato con il tentativo di bonificare lo Ior (questo dicono i suoi sostenitori) e alla fine il cardinal Bertone lo ha rimosso per evitare che troppi segreti cadessero. Seconda versione: Gotti ha attuato una trasparenza di facciata, perché in Vaticano nessuno ha mai voluto davvero rendere lo Ior un'istituzione limpida.
Come ha denunciato il cardinale Attilio Nicora, presidente dell'Autorità Informazione Finanziaria del Vaticano in dossier rivelato da Marco Lillo sul Fatto, il Papa ha spinto per la trasparenza, poi la legge vaticana ispirata da Bertone ha ridotto i poteri dell'Aif che vigila sul riciclaggio. Quel che è certo è che Gotti Tedeschi ha trascinato lo Ior in una strana vicenda, per la quale è anche indagato: 23 milioni di euro dello Ior che dovevano essere trasferiti all'estero dalla sede romana della banca del Credito Artigiano, 20 milione alla JP Morgan di Francoforte e 3 alla Banca del Fucino. La Procura di Roma sequestra la somma (poi la restituirà) e indaga Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani per violazione delle norme sull’antiriciclaggio. La cosa bizzarra è che il Credito Artigiano una banca legatissima allo Ior, l'allora presidente Giovanni De Censi era nel consiglio dell'istituto vaticano. Eppure è proprio il Credito Artigiano a segnalare l'operazione alla Banca d'Italia. Un pasticcio di Gotti che nei prossimi mesi temeva di veder sancita la permanenza dello Ior nella grey list dei paradisi fiscali. Comunque la si guardi, il banchiere non è riuscito a completare il processo di rinnovamento nello Ior. Ulteriore peccato capitale di Gotti: prima spinge, in asse con Bertone, per coinvolgere lo Ior nel salvataggio del gruppo dissestato del San Raffaele di don Luigi Verzè, anche per arginare il laico Giuseppe Rotelli. Ma al momento decisivo lo Ior si tira indietro e Rotelli conquista un altro pezzo della sanità lombarda.

Si può dare un’altra lettura: in Vaticano Comunione e Liberazione e l’Opus Dei sono in declino, mentre altri movimenti come quello dei Focolarini si stanno rafforzando. Gotti Tedeschi era espressione dell’Opus ma vicino a CL, la sua caduta è quindi sintomo della fine di un’epoca. Per la successione si era parlato di Cesare Geronzi, ma il favorito sarebbe il notaio torinese Antonio Marocco, da poco entrato nel consiglio di sovrintendenza dello Ior, vicino a Bertone.

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