mercoledì 23 maggio 2012

La7 in calo: costi maggiori dei ricavi


Non concordo con la quasi totalità dell’articolo. Per meglio dire: ok sulla lungimiranza di Sky che non inflaziona con il medesimo genere e che cerca, nel caso, di prendere dalla generalista ciò che può attirare il target medio-alto. Con ciò, non mi pare che Sky stia esplodendo nel numero degli abbonati.
Quanto a La7.
Premesso che Giovanni Stella - amministratore delegato di Telecom Italia Media, proprietaria di La7 - è come Piersilvio Berlusconi: se lo togli dalla poltrona non se ne accorge nessuno, o, al contrario te ne accorgi perché la situazione televisiva migliora, la scelta iniziale di prendere chi è stato messo in condizione di andarsene dalla Rai aveva un senso. L’autore di quest’articolo dovrebbe leggersi i dati riguardanti i costi dei loro programmi e le entrate pubblicitarie che portavano.
Il punto della questione è che non tutti i cibi sono buoni per ogni tipo di pranzo. Ciò che mangiamo a colazione diverge da ciò che mangiamo a cena.
Alcuni programmi hanno le caratteristiche per durare un’ora o poco più e andare in seconda serata. Una scelta di palinsesto intelligente chiederebbe di far iniziare la seconda serata un po’ prima degli altri.
E’ facile a distanza di mesi sottolineare ciò che non ha funzionato, più difficile riuscire a prevedere alcuni mutamenti nei gusti del pubblico che non derivano solo dall’uscita di scena di Berlusconi. La7 ha alcuni programmi di qualità che vanno mantenuti e per i quali va trovata la giusta collocazione di palinsesto perché rendano in termini pubblicitari.
Il programma di Geppi Cucciari è tra i migliori in circolazione, starebbe meglio in seconda serata, anche se, andrebbe a scontrarsi con il programma di Volo. La differenza tra i due, per quanto mi riguarda, è che Geppi Cucciari la vedo fino alla fine, Volo lo lascio a metà….Può essere che ci siano altri italiani con la mia stessa inclinazione televisiva.


da: Lettera 43


La7, risate a tutti i costi
Troppi ingaggi nella satira, poca audience. Sky sceglie la qualità.

Di troppa satira, forse, si può anche morire. Soprattutto quando l’offerta è nettamente superiore alla domanda, come ha dimostrato la non felice esperienza de La7, gestione Paolo Ruffini. L’infornata di professionisti della battuta graffiante e irriverente, dalla Dandini alla Guzzanti, passando per la Cucciari per arrivare alla sempre più spenta Bignardi, si è rivelata un arrosto di proporzioni epocali. Troppa carne al fuoco.

COSTI MAGGIORI DEI RICAVI PUBBLICITARI. E nemmeno la premiata ditta Fazio&Saviano è  riuscita a far decollare l’emittente, tanto che i costi hanno
superato gli incassi pubblicitari. Non è un caso, dunque, se Telecom Italia media ha deciso di mettere in vendita la rete e chi vuole comprarla - ovvero Carlo De Benedetti, presidente del gruppo L’Espresso - vuole disfarsi della zavorra.
L'ESEMPIO DI SKY. Forse il senso della misura serve anche in televisione. Anzi, paga, al di là della facile battuta visto i tempi che corrono. Insomma, molto meglio la qualità della quantità. Come ha dimostrato l’esperienza messa a frutto da Sky, la piattaforma satellitare controllata dal magnate dell’editoria Rupert Murdoch, che ha deciso di investire su pochi nomi, ma di grande richiamo. Più di una star della televisione, sia che fosse in uscita dalla Rai sia da Mediaset, si è offerta a Sky, nella convinzione che l’etere fosse il terreno del «tutto è possibile».
POLITICA DEL BILANCIAMENTO. Invece il canale a pagamento, da qualche hanno a questa parte, ha impostato la politica del bilanciamento: compro il prodotto solo se ne vale la pena. Un po’ come ha fatto con Michele Santoro e Simona Ventura, unica star del piccolo schermo a dettare all’emittente le condizioni per l’ingaggio. Dalla sua, però, aveva numeri e fatti, non parole e opinioni.
Con Santoro invece, prima del fidanzamento con Servizio pubblico, c’è stato un lungo corteggiamento: editore e conduttore si sono annusati, studiati come due pugili sul ring. Solo alla fine hanno deciso di unire le forze. La7, invece, ha comprato tutto ciò che passava il mercato, finendo con l’ingolfare il banchetto e facendo lievitare alle stelle i costi di produzione.

LA7, ACQUISTI A SCATOLA CHIUSA. Non solo. In più di una occasione, a partire da Sabina Guzzanti, si è fidata del nome, comprando un prodotto a scatola chiusa. Salvo accorgersi, una volta mandato in onda, di aver acquistato merce scaduta e di scarso appeal per il pubblico, come hanno dimostrato i pessimi ascolti.
Quella del comprare per togliere alla concorrenza è una logica applicabile in tempi di vacche grasse, come ha potuto fare Ruffini quando era in Rai, ma impossibile quando non ci sono più soldi da spendere.
E siccome Sky vive sugli abbonati, attratti particolarmente dal calcio, l’offerta satirica è mirata e ponderata. Insomma, i tempi della tivù educatrice e moralizzatrice sembrano essere definitivamente finiti: hanno aperto la strada al ritorno della tivù accompagnatrice delle serate, a qualsiasi ora. La7, da questo punto di vista (Mentana a parte), non ha saputo leggere i tempi.

Due colpi di Sky, i ritorni di Paolo Rossi e Corrado Guzzanti

E così nella serata di giovedì 24 maggio è atteso il debutto su SkyUno del nuovo programma di Paolo Rossi, Confessioni di un cabarettista di m. (sottotitolo Esercizi spirituali di rifondazione umoristica) che torna in televisione a vent’anni di distanza da Su la testa. La scarsa frenesia per la tivù del comico milanese, amante del teatro e molto meno della televisione a tutti i costi, ha trovato nella misura di Sky (quel «scelgo il meglio quando capita»), il vestito adatto per questo attesissimo ritorno televisivo, che anticipa quello di Corrado Guzzanti in agenda il 14 giugno.
LA SATIRA AL TEMPO DI MONTI. Dopo il successo di Aniene, anche il comico romano, a distanza di un anno, torna in sul piccolo schermo con un nuovo speciale su SkyUno. Il comico sarà il protagonista di un sequel di quel fortunato spettacolo: Aniene - Molto rigore per nulla. Il riferimento è, ovviamente, alla crisi economica e non solo. Dodici mesi fa al governo c’era ancora Silvio Berlusconi, la crisi finanziaria cominciava ad affacciarsi all’orizzonte, ma in pochi avrebbero scommesso nell’escalation di manovre correttive, quasi nessuno si preoccupava dello spread e nessuno avrebbe immaginato la caduta della maggioranza e la nomina di Mario Monti. Il Paese che Guzzanti si ritroverà a raccontare con i suoi personaggi, vecchi e nuovi, è dunque molto diverso rispetto allo scorso anno e Guzzanti proverà a fare satira anche nell’era dei tecnici.
L’unico dubbio riguarda il futuro. Perché solo uno speciale e non una nuova serie? A meno che, come vociferano nei corridoi di Sky, questo colpo secco altro non sia che la prova per un intero caricatore da sparare in autunno.

2 commenti:

  1. Cara Pink, concordo pienamente con cio' che hai scritto nella presentazione dell'articolo. La collocazione dei programmi è fondamentale per attirare certo pubblico. Serena Dandini non è da show del sabato Serena, Serena Dandini era giusta per la seconda serata di Raitre, magari con qualche sortita in prima serata.
    Sabina Guzzanti mi sembra che ultimamente sia diventata leggermente autocelebrativa, forse si prende troppo sul serio e il pubblico magari non la premia.
    Un caro saluto
    SER

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  2. Ciao SER!

    sia la Dandini sia Sabina Guzzanti non sono nella mia prima scelta di programmi da seguire (in tv o nel web)….
    Il programma della Dandini è più da seconda serata…ma meglio ancora…qualcuno dovrebbe provare a fare 3 programmi in una sola serata, ovviamente, riducendone la durata
    Posto che, i gusti del pubblico cambiano e non è facile prevederne i “movimenti” da qualche mese a questa parte, sarà la situazione generale, il pubblico – anche quello del target medio alto – non ha voglia di “impegnarsi” a seguire alcuni argomenti in modo prolungato.
    Parlo per me, ovviamente, ma ho modo di ritenere che sono in compagnia di un numero consistente di spettatori….il talk politico non è mai stato il mio genere, tanto più se ci sono sempre le stesse facce e gli stessi linguaggi. Bisognerebbe pescare dal web anche se…nel momento in cui alcuni andassero in tv subirebbero una “mutazione” genetica. Regge più Santoro di altri perché…guarda caso…ha ridotto se non abolito lo scannamento in studio…con ciò..io più che di vedere gente in collegamento che grida le proprie ragioni, preferirei vedere dei “traduttori” di quel malessere in uno studio…facce diverse, con linguaggi più franchi, sintetici e..ironici.
    I programmi come quello di Geppi, sono una ventata di intelligente leggerezza e incontrerebbero più pubblico se piazzati dalle 22,45.

    Buona giornata!

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