da: la Repubblica
Brindisi, minacce alla scuola un mese prima della
bomba
Un uomo messo alla porta dal preside avvertì:
"Ve la farò pagare". La paura fa calare le presenze in classe. Senza
esito finora le verifiche su un'altra pista, quella della possibile vendetta
contro un pentito: sua nipote è tra le ragazze ferite dall'esplosione
fiaccolata
di Giuliano Foschini e Francesco Viviano
"Ve la farò
pagare". La minaccia era stata rivolta alla scuola Morvillo Falcone il 28
aprile scorso da un uomo ancora senza nome i cui tratti somatici sono
compatibili con l'attentatore di sabato. Quel giorno l'uomo voleva entrare
dentro la scuola e parlare con il preside, ma sarebbe stato allontanato. Di qui
la minaccia pronunciata alla presenza di molti, testimoni, forse solo uno
sfogo, ma che riletto all'indomani dell'esplosione costata la vita a Melissa ha
fatto scattare le indagini della polizia.
Un episodio tutto da verificare, ma non il solo ad avere instradato gli inquirenti sulla pista della scuola. Qualcuno ha voluto vendicarsi per un presunto torto subito? Al vaglio, in particolare, ci sarebbero le posizioni di alcuni ex insegnanti di materie tecniche della Morvillo Falcone e delle classi di altre scuole che si trovano nello stesso complesso.
Nei giorni scorsi polizia e carabinieri hanno acquisito gli elenchi di tutti gli insegnanti che negli ultimi anni hanno lavorato in quelle aule. Ipotesi, allo stato, ma sulle quali si stanno concentrando gli sforzi delle centinaia di uomini, compresi gli agenti dei servizi segreti,
che stanno setacciando il
territorio alla ricerca del colpevole.
Secondo gli investigatori, qualcuno dentro la scuola sa qualcosa che ancora non
ha detto "forse per non compromettere il buon nome dell'istituto"
dice un inquirente. L'episodio di quell'uomo ancora senza nome che avrebbe
lanciato quella minaccia il 28 aprile scorso ("Ve la farò pagare") non
è stato infatti raccontato da docenti o altro personale dell'istituto Morvillo
Falcone ma è arrivata agli investigatori attraverso altre strade.
Ma se dentro la scuola bersaglio dell'attentato si respira un clima pesante, la
paura sembra ormai avere contagiato anche le altre scuole di Brindisi, che
vengono presidiate da polizia e carabinieri sia all'entrata che alla fine delle
lezioni. Nelle scuole medie ed elementari della città si registra dall'inizio
della settimana un calo di presenze. Evidentemente molti genitori temono che il
mostro ancora libero possa colpire nuovamente.
È un'indagine difficile. La traccia del video aveva fatto sperare in una rapida
conclusione delle ricerche. Ma non è stato così: dunque nessuna ipotesi viene
tralasciata, inclusa quella che porta al crimine organizzato. Nei giorni scorsi
è stato ascoltato anche il papà di Selene (una delle studentesse ferite, ancora
in ospedale a causa delle ustioni gravissime riportate in tutto il corpo). Si
chiama Vincenzo Greco e il primo luglio del 2010 fu ferito gravemente in un
agguato durante una festa patronale a Mesagne. Suo fratello, Antonio, è
diventato collaboratore di giustizia.
È la pista secondo la quale l'attentato potrebbe essere stato una vendetta contro la famiglia del pentito. Ma lui, Vincenzo Greco, dice di non crederci proprio: "State sbagliando strada. La Sacra Corona Unita non fa queste cose, non ammazza ragazzi. E sia io che mia figlia, non siamo mai stati preoccupati. Selene va a viene tranquillamente, ha le chiavi di casa e rientra anche tardi. Se qualcuno avesse voluto farle del male non avrebbe avuto nessuna difficoltà. Nessuno mi ha mai minacciato o intimidito. Chi ha messo quella bomba non appartiene alla criminalità organizzata".
Chiunque esso sia, gli inquirenti sono certi che sarà arrestato. Ne è convinto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitato che a Palermo, per il ventennale della strage Falcone, ha detto che gli assassini di Melissa "avranno la risposta che si meritano: la pagheranno e saranno assicurati alla giustizia".
Nessun commento:
Posta un commento