da: Lettera 43
Emilia, fabbriche della morte
La struttura dei capannoni distrutti era inadeguata
al rischio sismico.
Dopo il terremoto
che ha devastato l'Emilia, ci si interroga sui reali pericoli per la Val Padana. Le ultime polemiche sono sulla
tenuta dei tanti capannoni industriali che sono andati distrutti a causa del
sisma. Eppure le cosiddette «fabbriche della morte» sono state costruite solo
cinque o 10 anni fa, quindi avrebbero dovuto essere sicure.
«PROBLEMA STRUTTURALE». Ma allora cosa
non ha funzionato? «È anche un problema strutturale», ha spiegato a La
Repubblica l'architetto Fabrizio Magnani, responsabile tecnico del Comune di
Bondeno, uno dei paesi più colpiti dal terremoto.
«Le strutture
industriale che sono cadute hanno quasi tutte tra i cinque e i 10 anni. Questo
non vuol dire che siano state costruite male», ha aggiunto. Il punto è un
altro: «Prima del 2005 l 'alto
Ferrarese non era considerato zona sismica e dunque le fabbriche tirate su
prima di allora non hanno certi requisiti strutturali. Sono rimaste indietro».
INADEGUATEZZA SISMICA. Quindi alcuni
capannoni non erano al passo con il nuovo status di zona al terzo livello di
rischio terremoto.
Come ha
sintetizzato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, «una cosa che
va bene oggi non va bene domani» e dunque si è aperta una questione di
inadeguatezza sismica.
«NON È STATA UNA FATALITÀ». La procura di
Ferrara ha aperto un'inchiesta a riguardo e intanto dalla Camera del Lavoro
della città hanno sentenziato: «Non è stata una fatalità».
In attesa delle
verifiche necessarie sul territorio, il dubbio che la tragedia fosse evitabile
è sempre più forte.
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