venerdì 25 maggio 2012

Ma cos’è questa crisi: banchieri, stipendi 85 volte superiori alla media


da: la Lettera 43

Ai banchieri stipendi 85 volte superiori alla media 
Nel 2011 sono aumentati del 36%, nonostante il forte calo degli utili.

Lo stipendio di un top manager bancario italiano è 85 volte più alto di quello di un lavoratore medio, questo nonostante il fatto che i risultati non siano 'eccelsi': le banche - rileva uno studio della Uil-Credito nel 2011 hanno infatti accusato un 'colpo' (utile netto) in calo di 26,3 miliardi. 'Colpo' che però non ha sfiorato le altecariche: amministratori delegati e direttori generali hanno visto crescere i loro compensi del 36,23% ma questo - spiega uno studio della Uilca - anche a causa delle dimissioni di 4 top manager che hanno comportato l'esborso per indennità di fine carica o per cessazione del rapporto di lavoro per complessivi 9,7 milioni di euro. La remunerazione totale per l'anno 2011 dei Ceo, per il campione analizzato, è di 26 milioni di euro, in aumento rispetto ai 19,1 milioni di euro del 2010.
AI PRESIDENTI PAGA SUPERIORE DI 31 VOLTE. Insomma dai dati della Uilca emerge che lo stipendio medio di un top manager bancario italiano è appunto 85 volte più alto di quello di un lavoratore medio. Meno bene vanno i presidenti: il loro stipendio è 'solo' 31 volte più alto.
I gruppi bancari oggetto della ricerca sono: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banca Mps, Banco Popolare, Ubi, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio, Banco di Desio e della Brianza, Banca Carige, Banca Popolare di Spoleto. 
Dai dati Uilca emerge che le spese maggiori si sono registrate in Mps: 3,6 milioni dei quali 1,1 per cessazione di carica; segue la Popolare di Milano: 4,6 milioni (3,1 per cessazione);
Intesa San Paolo (3,6 e 1,1 per cessazione) e Unicredit (2,1).
MPS RECORD DI DIFFERENZA TRA MANAGE E LAVORATORI. E tra le banche il rapporto più alto stipendi manager-lavoratori medi si registra per Mps: un manager guadagna 193 volte di più di un normale lavoratore.
«A voler confrontare l'indicatore più semplice (il valore del titolo quotato nei mercati all'insediamento dei manager e il valore del titolo alla loro uscita)», hanno commentato dalla Uilca, «non possiamo certo dire che vi sia stata creazione di valore».
La responsabilità di questo non incremento del valore del titolo è tutta dei mercati o va fatta risalire all'operatività del top management? «Questa tesi di responsabilità unica dei mercati non la possiamo accettare. Non la si accetta in quanto una azienda non è patrimonio esclusivo di alcuni azionisti di maggioranza, ma è il 'focolare' al quale si 'riscaldano' molti stakeholder: fornitori, clienti, dipendenti, terzo settore. Non si può certo considerare il raggiungimento degli obiettivi dei manager (e non quello di tutti gli stakeholder) l'esclusivo elemento per giustificare i consistenti bonus». 

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