mercoledì 23 maggio 2012

Michele Boldrin e David K.Levine: Abolire la proprietà intellettuale / 2


Il modello di business creato dai copyright non solo è inefficiente e ingiusto, è anche corrotto. Naturalmente, ogni industria vive i suoi scandali, e le imprese che operano nei mercati concorrenziali non sono esattamente gestite da angeli. Il fatto è, però, che il potere dei monopoli fa nascere brutte abitudini, e da nessuna parte più che nell’industria musicale la corruzione è diventata essenziale ed endemica. Probabilmente, se vivete in Italia, non avrete sentito quasi mai il termine payola, che è invece ben noto negli Stati Uniti, e proviene dalla contrazione delle parole pay (pagare) e Victrola (nomignolo affibbiato alle prime radio dalla RCA Victor). Payola si riferisce al tradizionale pagamento in denaro, o ai doni, dati in cambio della trasmissione di selezioni musicali alla radio. Il primo caso di payola portato in tribunale risale al maggio 1960, quando il disk jockey Alan Freed venne accusato di aver accettato 2.500 dollari per trasmettere certe canzoni: fu multato e rilasciato. Quarantacinque anni dopo, la storia non è più fatta di piccoli disk jockey radiofonici e di multe simboliche: il 26 luglio 2005 l’avvocato generale di New Yoork Eliot Spitzer – lo stesso che divenne poi governatore dello Stato di New York e che, poco tempo dopo, dovette dimettersi dalla sera alla mattina perché scoperto a frequentare prostitute, pur negandolo: ecco un uomo che deve aver rimpianto di non aver scelto di fare politica in Italia… - accusò la Sony BMG di corrompere sistematicamente le stazioni radiofoniche affinchè trasmettano le canzoni che la stessa voleva lanciare. La Sony BMG, stando a quanto abbiamo visto, ha acconsentito a pagare una multa di dieci milioni di dollari.

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