giovedì 24 maggio 2012

Le lettere segrete di Benedetto XVI


Intervista a Gianluigi Nuzzi autore del libro “Sua Santità”, un saggio che svela le carte segrete di Benedetto XVI

da: Cadoinpiedi

Le carte segrete di Papa Ratzinger
Dal caso Boffo alla pedofilia: storia di un pontefice pragmatico ma in grande sofferenza

Chi è realmente Benedetto XVI? Cosa emerge dalle carte segrete che hai trovato?
Quello che emerge con certezza dalle carte passate sulla scrivania di Benedetto XVI è che siamo davanti ad un papato il cui obiettivo principale è tenere unita la Chiesa, reagire di fronte alla crisi delle vocazioni, alla crisi dei fedeli e alla crisi economica delle offerte. Tenere unita la chiesa vuole dire affidarsi anche a quei movimenti come Comunione e Liberazione, Opus Dei, Legionari di Cristo. Questo Santo Padre cerca di tenere tutto unito.
Quando poi c'è uno scandalo, o meglio, quando uno scandalo noto in Vaticano diventa pubblico allora si cerca di correre ai ripari. Come nel papato di Giovanni Paolo II, anche nel papato di Ratzinger si cerca sempre di nascondere la polvere sotto il tappeto, gli scandali sotto la sabbia. È avvenuto con il caso Boffo, è avvenuto con il caso di Carlo Maria Viganò (il monsignore spedito negli Stati Uniti dopo avere denunciato casi di corruzione al Santo Padre in Vaticano).
Giovanni Paolo II aveva come obiettivo principale quello di far cadere (e poi c'è riuscito) il muro di Berlino. Ratzinger, invece, rispetto a Wojtyła è più pragmatico, è più asciutto. Sulla pedofilia ha fatto una grande battaglia, certo, ma ha fatto capire che i panni sporchi si lavano in famiglia e lui mai, neanche di fronte alle denunce
più incredibili, ha messo un punto di domanda sul suo segretario di stato, perché il suo primo collaboratore è indiscusso e indiscutibile, perché è lui ad averlo scelto e dovesse prendere una decisione contraria smentirebbe se stesso.


Ne scrivi in Sua Santità: cosa c'è dietro lo scandalo Boffo?
Beh, qui forse abbiamo fatto degli errori di valutazione, abbiamo attribuito a Vittorio Feltri la regia di un tentativo di delegittimare l'allora direttore de L'avvenire. Le carte nuove sul caso Boffo testimoniano come - stando a quanto scrive l'allora direttore del quotidiano della Cei al Santo Padre in tre lettere esclusive che trovate in Sua Santità - più che un affare di Feltri, dei berluscones contro Boffo, c'è stato un primo livello di congiura che si è consumata nei sacri palazzi.
Boffo punta l'indice contro il direttore dell'Osservatore Romano Vian, punta l'indice contro Bertone. Le sue sono lettere molto dure dove dice che sono stati loro praticamente a passare le carte inquinate e velenose al giornale di Feltri, che certo poi ne ha fatto una campagna mediatica. La prospettiva è questa, e allora la domanda che mi faccio è molto semplice: quante volte ci sono dietro affari vaticani alle storie italiane? E quante volte di queste vicende noi ne veniamo veramente a conoscenza?

Che differenze ci sono fra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI?

La differenza tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI secondo me si coglie in una frase di Ratzinger che dice che in un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Ecco, credo che noi abbiamo un pontefice in grande sofferenza rispetto agli scandali che colpiscono i sacri palazzi, e sono scandali di interessi privati, sono scandali di potere, scandali di congiure, scandali dove i dettami del Vangelo vengono traditi e si ripone fiducia in persone che non dovrebbero averne. I mercanti sono nel tempio, insomma. Rispetto a Giovanni Paolo II, Ratzinger credo che abbia il coraggio di cercare di allontanare questi mercanti, ma di fronte a situazioni compromesse nella radice si cerca una soluzione di equilibrio perché la Chiesa, l’unità della Chiesa, è e rimane una priorità assoluta di questo Santo Padre che non può mettere in discussione i suoi collaboratori più stretti. Dunque, abbiamo un Papa pragmatico, come in parte era anche Giovanni Paolo II perché ha accettato compromessi, silenzi e accordi con chiunque pur di abbattere il muro di Berlino e, soprattutto, di liberare la sua Polonia dal comunismo che era quasi un’ossessione, un punto fermo di Wojtyla fin dalla sua giovinezza.

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