venerdì 18 maggio 2012

Contenuti internet in tv (Ott Tv): in fase iniziale, ma prevista una crescita del 50% l’anno


da: la Repubblica

Tv e Internet, stavolta si parte la crescita sarà del 50% l’anno
E' ancora una parte piccola del mercato ma sta decollando. Nel 2015 in Europa varrà 1,9 miliardi di euro, attrarrà 770 milioni di pubblicità. Il suo sviluppo farà concorrenza alle pay tv di fascia più bassa.

Saranno quattro anni vissuti ad altissima velocità quelli che vedranno il definitivo decollo della Ott Tv di qui al 2015. La sigla, con cui tutti dovremo imparare a familiarizzare, significa Over the Top Tv e indica il mercato dei contenuti video distribuiti via internet. Non semplici clip di pochi minuti, di scarsa qualità e visibili solo nei riquadri di un piccolo schermo da pc o su una tavoletta ma «televisione» nel senso più compiuto del termine. Programmi lunghi, fiction, film, serie tv, documentari, news, sport ma con una qualità tale da poter essere visti anche sul primo televisore di ogni casa, quello del soggiorno, oramai non meno di 32 pollici. «In tutta l’Europa occidentale questo mercato a fine 2012 avrà totalizzato ricavi per 514 milioni di euro - è la stima di Augusto Preta, ceo di It Media Consulting, che ha appena concluso e pubblicato un report titolato “The Internet Era of Tv” - E’ un mercato ovviamente in una fase ancora iniziale, ma nei prossimi quattro anni crescerà ad una media annua del 53% e nel 2015 prevediamo che arriverà a sfiorare i 2 miliardi di euro». Le cautele di Preta sono appropriate. Se rapportata al valore totale del mercato tv europeo il peso della Ott si ferma ad appena lo 0,7% nel 2012, per arrivare, quasi quadruplicando, al 2,4% nel 2015. Ma non bisogna lasciarsi ingannare da questi numeri piccoli: il futuro della tv è qui. I grandi broadcaster europei sono già tutti pronti sulla linea di partenza.
Chi con maggiore convinzione, chi con meno, hanno tutti lanciato i loro servizi di distribuzione video via web. In Italia Sky Go e Premium Play di Mediaset, Cubo Tv di Telecom Italia e perfino Rai con Replay (anche se viale Mazzini fa ancora fatica a passare dagli schermi dei pc ai televisori). Nel resto d’Europa è uguale. Negli Usa sono ancora più avanti. Gli utenti paganti di Hulu, una Ott che distribuisce soprattutto serie tv, sono passati da meno di 300 mila a fine 2010 a 1,5 milioni a fine 2011. Netflix, che ha prima decretato la fine dei negozi Blockbuster con la vendita a domicilio dei dvd e che ora è passato quasi del tutto all’online, ha 26 milioni di utenti negli Usa e 1,6 milioni tra Gran Bretagna e Irlanda. Insomma è una marea montante. Certo, ci vorrà tempo perché la sua quota di mercato si consolidi ma è sicuro che la direzione è questa. E intanto, le prime analisi di questo mercato danno già delle indicazioni importanti per gli operatori. Internet offre infatti come prima cosa un’ottima potenzialità alla pay tv. Micropagamenti, semplici apps per acquistare un film o una puntata di una serie tv o un evento estremamente facili da usare e efficaci: basta un click e si può pagare con carta di credito, scalare i costi da carte prepagate, farsi accreditare il conto in bolletta, magari assieme al telefono come con Cubo o Fastweb da noi, o con Free Tv in Francia. Ma proprio questo sta dando un primo verdetto importante: gli utenti non amano pagare ogni singolo evento. La libertà assoluta del pay-per-view non attrae. La scelta più opzionata è quella dell’abbonamento base. Una cifra bassa, spesso inferiore ai 10 euro che dà accesso a un buoquet di contenuti: un catalogo di titoli da cui pescare a piacimento. Salvo poi pagare i contenuti più pregiati (prime uscite, eventi, le serie tv più pregiate e più recenti). E se per tenere basso il prezzo dell’abbonamento c’è della pubblicità, non importa. «Nelle nostre previsioni - continua Preta - di qui al 2015 il valore degli abbonamenti, che oggi valgono un terzo delle entrate pubblicitarie complessive degli Ott europei, arriveranno a superarle e saranno la prima fonte di ricavi, mentre gli acquisti singoli cresceranno molto meno». A chi toglieranno utenti e risorse le Ott? Il quadro è composito. In prima battuta soprattutto a servizi come Netflix perché le major potranno entrare in modo più diretto sul mercato (e si stanno già muovendo in tal senso). In seconda battuta alle pay tv tradizionali. Andando a erodere soprattutto le fasce basse, dove l’offerta “low cost” delle Ottt è più competitiva in termini di ampiezza di catalogo. Ma chi saranno le Ott vincenti? Il parterre è affollato. Ci sono gli attuali broadcaster, le major, le telco, i costruttori di tv, come Sony, Lg, Sharp e ovviamente le Internet company. Finora le varie Apple e Google tv non hanno dato grandi risultati. Ma è una partita tutta ancora da giocare.

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