E’
sabato. La mattinata, come sempre, piena d’attività. Rincaso per preparare un
pranzo veloce perché dobbiamo riuscire nel primo pomeriggio. Accendo il
televisore mentre preparo tavola e pranzo (sbraitando perché nessuno viene a
darmi una mano). Il canale preimpostato è il 7. Vedo una giornalista, lo studio
del tg La7 e mi dico: oddio, ma sono già le 13,30. Giro sul primo canale e vedo
la Clerici. No, non sono le 13,30 ma un’ora prima. Allora, capisco. E’ successo qualcosa di grave.
Guardo il
televideo e leggo la notizia. Un’esplosione a Brindisi: uccisa una studentessa,
altre, ferite.
Penso
immediatamente alla solita scuola italiana fatiscente, pronta per crollare da
un momento all’altro. E, invece, no. Parlano di un attentato nel quale è
rimasta vittima Melissa Bassi, una ragazza di 16 anni che frequentava
l’istituto professionale intitolato a Francesca Morvillo, moglie di Giovanni
Falcone, morta con lui nell’attentato di Capaci del 23 maggio 1992
Un’altra
ragazza è gravissima. Altre sono rimaste ferite.
Penso che, nella “iconografia” classica, per le informazioni che la stampa ci fornisce - vere o manipolate che siano – la mafia non uccide in questo modo. Penso che le generazioni mafiose si susseguono e possono cambiare strategie e metodi. Penso anche che quel luogo, quella strada, quel marciapiede di Brindisi, sono state trasformate in uno scenario da guerra medio orientale. Mi vien male pensare ad un’alleanza tra criminalità organizzata e terrorismo. Ma penso anche che l’istituto di Brindisi è una scuola prevalentemente femminile. Non so perché la cosa non mi pare casuale.
Penso che, nella “iconografia” classica, per le informazioni che la stampa ci fornisce - vere o manipolate che siano – la mafia non uccide in questo modo. Penso che le generazioni mafiose si susseguono e possono cambiare strategie e metodi. Penso anche che quel luogo, quella strada, quel marciapiede di Brindisi, sono state trasformate in uno scenario da guerra medio orientale. Mi vien male pensare ad un’alleanza tra criminalità organizzata e terrorismo. Ma penso anche che l’istituto di Brindisi è una scuola prevalentemente femminile. Non so perché la cosa non mi pare casuale.
Ma più
ancora, penso che – come sempre – conoscere verità e fare giustizia sarà quasi
impossibile.
E’ atroce morire così. E’ atroce il dolore che improvvisamente entra in una casa. Senza un motivo. Senza che tu abbia fatto nulla per provocarlo, ammesso e non concesso che tu possa fare qualcosa di così bestiale da provocare un’azione inumana.
E’ atroce morire così. E’ atroce il dolore che improvvisamente entra in una casa. Senza un motivo. Senza che tu abbia fatto nulla per provocarlo, ammesso e non concesso che tu possa fare qualcosa di così bestiale da provocare un’azione inumana.
Ma questa
uccisione atroce sarà ancora nuovamente morte se non troverà verità – qualsiasi
sia – e giustizia.
E’ sabato notte. Mi sveglio. Sento un silenzio totale intorno a me. Penso: saranno le 3 o le 4. Mi giro, sto per riprendere sonno quando sento un movimento. Non penso al terremoto perché diversamente da altre volte non sento ondeggiare il letto. Ma il movimento aumenta, sento uno scricchiolio. Non mi spavento ma penso: viene dall’interno della casa. O è un terremoto? Tutto in pochi secondi, tanto che, non riesco neppure a decidere se alzarmi e svegliare quelli che – come sempre – non si accorgono di un organo sessuale maschile.
Sono le nove di domenica mattina. Racconto che ho sentito una scossa prolungata ma diversa dalle solite. Ovviamente, mi cascano tutti dal pero: “non ho sentito nulla, dormivo..ma sei sicura?”
Al che….accendo la tv, vado sulla pagina del televideo e leggo: terremoto, magnitudo 6 in Emilia Romagna, morte 6 persone. Tre delle vittime sono morte sul posto di lavoro durante il turno di notte. Sì, in questo paese dove se ne sono andati parecchi posti di lavoro c’è chi muore lavorando al turno di notte. Di sabato.
E’ sabato notte. Mi sveglio. Sento un silenzio totale intorno a me. Penso: saranno le 3 o le 4. Mi giro, sto per riprendere sonno quando sento un movimento. Non penso al terremoto perché diversamente da altre volte non sento ondeggiare il letto. Ma il movimento aumenta, sento uno scricchiolio. Non mi spavento ma penso: viene dall’interno della casa. O è un terremoto? Tutto in pochi secondi, tanto che, non riesco neppure a decidere se alzarmi e svegliare quelli che – come sempre – non si accorgono di un organo sessuale maschile.
Sono le nove di domenica mattina. Racconto che ho sentito una scossa prolungata ma diversa dalle solite. Ovviamente, mi cascano tutti dal pero: “non ho sentito nulla, dormivo..ma sei sicura?”
Al che….accendo la tv, vado sulla pagina del televideo e leggo: terremoto, magnitudo 6 in Emilia Romagna, morte 6 persone. Tre delle vittime sono morte sul posto di lavoro durante il turno di notte. Sì, in questo paese dove se ne sono andati parecchi posti di lavoro c’è chi muore lavorando al turno di notte. Di sabato.
Comunico
agli increduli che la scossa che ho sentito non era l’effetto della serata
precedente. Squilla il telefono. Da Parma, dove sono stati svegliati dalla
scossa, stanno tutti bene.
Due mattinate intense. Di quelle che difficilmente mi scorderò e, saranno i tempi di crisi, ma ho l’impressione che il peggio debba ancora arrivare. In generale. Non solo in Italia.
Due mattinate intense. Di quelle che difficilmente mi scorderò e, saranno i tempi di crisi, ma ho l’impressione che il peggio debba ancora arrivare. In generale. Non solo in Italia.
Mi dico: che fai, ti lasci
suggestionare. Cancello immediatamente il pensiero. La colazione è pronta,
abbiamo parecchie cose da fare anche oggi e…mai come ora, mai come da mesi a
questa parte: inutile pensarci, stupido fasciarci la testa prima del tempo. Non
sprechiamo tempo e diamogli un senso, ora dopo ora. Perché ci può essere
portato via da un momento all’altro in un modo che non possiamo immaginare.
Perché qualsiasi cosa pensiamo di ciò che potrà succedere, non succederà come
l’abbiamo immaginato…
Lo so. Ogni volta che capita
qualcosa che ci coivolge emotivamente e ci sconvolge, ci diciamo certe cose.
Riscopriamo i buoni propositi e poi, nel giro di breve tempo, ricominciamo come
prima. E’ la natura umana. Soprattutto, è la fortuna di chi può ancora
guardare, ascoltare, perché non ancora vittima.
Un fine settimana che non sembra mai finire. Domani è lunedì. Il giorno in cui ricominciano alcune attività che vorremmo sostituire con altre.
Un fine settimana che non sembra mai finire. Domani è lunedì. Il giorno in cui ricominciano alcune attività che vorremmo sostituire con altre.
Per
alcuni, in alcune case, sarà un terzo giorno difficile. Di paura, di dolore.
Per i più fortunati, il giorno in cui leggeranno e sentiranno tutte le ipotesi
possibili. E le ultime notizie. Che non sia il solito giorno nel quale i
media gareggiano per mezzo punto di share inflazionando di parole spacciate per
informazione.
Domani
sarà un triste lunedì per tutti coloro che dimenticheranno che il dolore chiede
vicinanza, partecipazione, impegno, rispetto della dignità umana. E il rispetto
della persona spetta anche ai media. Alla tv, al web.
Non
trasformando il dovere d’informare con la ricerca del sensazionalismo, con lo
stordimento di parole inutili. Che non riporteranno in vita Melissa, che non
ridaranno una casa, un paese, una vita sociale nei territori colpiti dal
terremoto. Dovremmo imparare una volta per tutte cosa sia veramente l’umanità e
la civiltà, per rispetto e affetto sincero nei confronti di coloro che hanno
vissuto un fine settimana di paura. E che iniziano una nuova settimana
inquietante.
Perché
non c’è nulla di più inquietante dell’assenza di verità e giustizia né del
sentirsi soli tra più di 50 milioni di italiani.
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