Eben Moglen: "Facebook, preparati a morire"
L'avvocato del software libero, professore alla
Columbia University, sta mettendo a punto un'alternativa "social" che
rispetta la privacy. Domani arriva in Europa e presenta a Berlino la sua
"Freedom Box"
E' una leggenda su
Internet, Eben Moglen, professore di legge alla Columbia University di New York
e fondatore del Software Freedom Law Center. Piccolo, barba bianca, occhialini che
coprono occhi color ghiaccio, voce nasale tendente all'acuto, è un guru
del software libero, il firmatario di tutte le licenze software inventate da Richard
Stallman e amici. Il suo ufficio è bellissimo, luminoso, mobili di
design, vista aerea mozzafiato dall'Upper West Side della Grande
Mela. I suoi collaboratori sono tutti ragazzi, giovani, alcuni giovanissimi. Domani
(2 maggio) parlerà a Berlino alla Conferenza "re: publica". Io l'ho
intervistato durante la settimana della Social Media Week, a metà febbraio,
quando era appena uscita sul Village Voice una storia di copertina in cui si
parlava anche di lui titolata "The Facebook Killers".
Professor Moglen, che cosa le sta più a cuore e a quale progetto sta lavorando in questo periodo?
"Sono preoccupato per la società orwelliana in cui ci siamo infilati con i social networks proprietari che ci spiano riempiendo le tasche dei loro fondatori e deprivando i cittadini della loro libertà, che ne siano consapevoli o meno. Per questo, sono fiero di poter mostrare il mio nuovo progetto, la Freedom Box".
Esce dalla stanza e torna con una scatoletta in mano: assomiglia a un vecchio modem. Un pezzo di hardware metallico con una serie di ingressi e di uscite, che si collega alla presa del telefono al muro da una parte, e al
Che cos'è?
"E' un sistema per
disintermediare tutte le comunicazioni, in modo da mettere in contatto solo gli
utenti fra di loro. Per cui nessun Grande Fratello
può intercettare. Per ora è un prototipo, ma presto presenteremo la
versione beta e speriamo di commercializzarla entro l'anno".
Detta così, promette di essere rivoluzionaria.
"Qui negli
Usa se hai un cellulare e un fornitore di rete, per esempio Sprint, sei
certo che un qualsiasi funzionario delle forze dell'ordine in qualsiasi momento
può ottenere di sapere la tua esatta località. Così: privacy addio per milioni
di persone. Il grande affare della telefonia di oggi è che possiamo tutti
essere spiati. La fondazione per il software libero è grazie al cielo piena di
hacker bravi ed etici che si stanno impegnando per risolvere il problema".
Siamo nell'era della sorveglianza globale?
"Le
tecnologie su cui ci basiamo per restare connessi sono infette da strati
di sorveglianza che ci può solo danneggiare".
Di chi è la colpa?
Di chi è la colpa?
"Nella storia
di Internet, ci sono diversi colpevoli che hanno trasformato il Web in uno
strumento di controllo. Ma io punto il dito contro uno in
particolare".
Chi?
"Mr. Mark Zuckerberg (il fondatore di Facebook, ndr) ha fatto più danni alla razza umana di chiunque altro alla sua età".
Perchè?
"Perchè Zuckerberg ha raccolto l'energia dei nostri desideri sociali e ci ha convinti ad accettare un terribile imbroglio. Tutti hanno bisogno di andare a letto con qualcuno, e lui ne ha approfittato creando una struttura per degenerare l'integrità della personalità umana. La sua offerta è stata "vi do accesso gratis al Web e ai contatti umani, e voi vi lasciate spiare gratis tutto il tempo". Con questo non dico che Facebook debba essere illegale. Ma noi guru delle tecnologie dobbiamo porre rimedio a questo scempio. Ne siamo in grado, e presto Facebook sarà obsoleto".
Non è una previsione azzardata? Sta andando a gonfie vele...
"Ma non c'è
alcun motivo per cui l'architerttura di un social network debba
includere una tale invasione della privacy. Di fatto, l'hardware
e il software necesario per costruire una rete in cui la gente mantiene il controllo
diretto delle proprie informazioni, senza intermediari, già esiste. Bisogna
solo costruire un sistema migliore. Zuckerberg si merita bellamente di
andare in bancarotta".
Ma per la maggioranza degli internauti di oggi, Facebook è equivalente al concetto di social network. E' il mezzo che ci permette di comunicare in modi impensabili prima, è la terra promessa del World Wide Web... offre uno spazio in cui dialogare, connettersi, condividere musica, foto, le storie della nostra vita, uno spazio per esprimere chi siamo e imparare. E piace un sacco a tutti. I numeri sono dalla sua parte. Tanto che è prevista una quotazione in Borsa che batte i record di tutti i tempi. Difficile immaginarne il declino...
"Io prevedo
un tracollo di Facebook. La gente si sta già ribellando allo
sfruttamento e alla commercializzazione delle proprie informazioni
personali. Facebook usa i nostri dati, carpiti dalla banca dati che non
vediamo nel codice della sua rete ma che contiene tutti i suoi miliardi di
utenti, per arricchirsi, li vende ai migliori offerenti. Io sto
costruendo un'alternativa per social networks trasparenti e
verificabili, che rispettino la nostra libertà. Quando sarà possibile
scegliere, penso che la gente sceglierà la libertà e manderà
quell'arrogantello signor Zuckerberg a farsi fottere".
Ma c'è chi dice che l'era dei social networks ci ha talmente cambiato la vita che la privacy sta diventando sempre meno un valore da difendere, in cambio della comodità dei servizi che otteniamo in cambio.
"Tutte cazzate. La privacy non è un'idea antiquata. E' come dire che l'aria fresca è antiquata, quando sei un inquinatore. Sappiamo tutti che invadere la privacy della gente è sbagliato. Non abbiamo abolito le leggi che dicono che è un crimine guardare nelle finestre delle case delle persone o rubare le loro informazioni personali. Il problema è che Facebook non usurpa la privacy di un individuo solo che sceglie di lasciarsela usurpare, ma poichè questo a sua volta clicca sulle informazioni dei suoi amici, usurpa anche loro. Per fortuna fuori dagli Usa c'è chi se ne preoccupa: e l'Europa svetta nell'opposizione a Facebook, come una volta fece contro il monopolio di Microsoft. C'è speranza perchè se incominciano a ribellarsi gli utenti, che sono il patrimonio di Facebook, l'impero di Zuckerberg è destinato a crollare".
Ma perchè questo accada serve una rete alternativa più sicura, decentralizzata: esiste?
"Ne abbiamo
fondata da poco una, grazie a quattro studenti della New York University che mi
hanno preso in parola: Daniel Grippi, Maxwell Salzberg, Raphael Sofaer e Ilya
Zhitomirskiy hanno fondato il progetto Diaspora, un social network alternativo
che è open-source, rispetta la privacy, e controllato dagli utenti. Utilizzano
i loro nodi, decentralizzati, e salvano le informazioni localmente. Purtroppo
Zhitomirskiy, il più idealista del gruppo, è morto, secondo alcune fonti
si sarebbe suicidato, fatto sta che la sua perdita è stata un duro colpo ma il
progetto Diaspora continua.
Un altro progetto alternativo di social network è affiliato con il movimento Occupy e con gli Indignados spagnoli e si chiama Global Square, che si è poi evoluto nella Federated General Assembly. Serve pazienza. Il software libero si muove lentamente perchè non ha soldi. Ma prima o poi ci arriva. Facebook è un sistema chiuso che può dare alla gente solo quello che già ha ricevuto. In futuro, potranno avere tutto quello, e in più la privacy che desiderano. Perchè è vero: la gente rinuncia alla privacy per convenienza, ma se possono avere entrambe, prima o poi scelgono l'opzione che offre anche la libertà. La tesi dietro all'Ipo di Facebook è che se hanno intrappolato un miliardo di persone, possono presto intrappolarne due miliardi. Ma non accadrà: avremo social networks federati nel giro di pochi mesi".
Vuole azzardare una previsione?
"Fra più di
12 mesi, ma meno di dieci anni, Facebook avrà finito di esistere".
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