Informazione sul Web: non servono nuove regole
Le regole per l'informazione online esistono e
sanciscono in modo sufficientemente chiaro che la libertà di parola di
ciascuno, si ferma dove inizia l'altrui diritto a non veder la propria dignità,
reputazione o privacy, violate. Le dichiarazioni del neo ministro Severino
appaiono in questo senso preoccupanti
di Guido Scorza
Passano gli anni,
cambiano i Governi, escono i Signori della Tv ed entrano i Professori ma
la politica tutta - con poche eccezioni che, sfortunatamente, finiscono con il
confermare la regola - pare incapace di resistere alla tentazione di
regolamentare l'informazione sul Web.
Questa patologica ansia di regolamentazione di ciò che non si conosce (n.d.r.
perché non lo si vuol conoscere) sembra aver contagiato anche il neo-Ministro
della Giustizia Paola Severino, la quale, ieri, intervenendo al Festival
internazionale del giornalismo di Perugia, nel commentare il giudizio straordinariamente positivo che
gli italiani hanno sull'informazione online a dispetto di quello decisamente
negativo che hanno in relazione all'informazione su carta ed in tv, non ha
trovato niente di meglio da dire che i blog possono essere un fenomeno positivo
ma anche un "punto criminogeno" e che, pertanto, è necessario dettare
nuove regole.
Eccola la posizione del Ministro riportata in uno dei tant lanci
di agenzia, pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia, così da evitare
ogni fraintendimento, prima di proseguire con qualche considerazione: 'Il
cittadino - ha spiegato il ministro - ha il diritto di interloquire con un
altro cittadino ma lo deve fare anche lui seguendo le regole. Credo questo sia
un dovere di tutti, anche di chi scrive sui blog. Il fatto di scrivere su un
blog non ti autorizza a scrivere qualunque cosa soprattutto se stai trattando
di diritti di altri. Ricordiamoci che i diritti di ciascuno di noi sono
limitati da quelli degli altri. Non posso intaccarlo solo perche' sono lasciato
libero di scrivere. Mi devo sentire libero di scrivere e i blog hanno questa
grandissima capacita' di diffondere il pensiero in tempo reale, un grandissimo
pregio che riconosco. Ma questo non deve far trasformare la liberta' in
arbitrio. Questa e' una regola che tutti dovrebbero seguire''.
Il Ministro ha poi parlato della famigerata ammazza-blog, la disposizione
misteriosamente ricomparsa nel suo super emendamento al ddl intercettazioni,
con la quale, anche questo Governo, minaccia di estendere all'intera Blogosfera
la anacronistica disposizione in materia di obbligo di rettifica prevista dalla
vecchia legge sulla stampa del 1948.
Secondo il ministro ''e' molto difficile'' configurare un obbligo di rettifica
per i blog. ''Proprio per questo - ha spiegato il ministro - credo che le mie
parole vadano colte non come polemica o bavaglio, proprio perche' un mondo
privo di una regolamentazione ad hoc. Mi rivolgo ai blogger direttamente
dicendo 'sappiate che quello che fate agli altri potrebbe essere fatto a voi'.
Quindi autoregolamentatevi e autodisciplinatevi perche' allora quello dei
blog - ha concluso la Severino - diventera' un mondo veramente utile per la
crescita sociale del nostro e di altri Paesi".
Il ragionamento è viziato da ignoranza del fenomeno ed
illogicità. Comiciamo dal principio.
Come si fa, nel prendere atto che l'informazione online riscuote il successo
dell'opinione pubblica ad ipotizzare di "esportare" - perché questa è
l'idea di politici e politicanti - alla Rete le regole che hanno sin qui
governato l'informazione tradizionale, contribuendo - in modo, peraltro
rilevante - a determinarne il fallimento in termini di non indipendenza,
assenza di libertà e mancanza di pluralismo, oggi sotto gli occhi di tutti?
Avrebbe senso, semmai, prendere esempio dalle regole e dinamiche che oggi
governano l'informazione online ed esportarle nel contesto tradizionale, nella
speranza di renderla migliore.
Semplicemente assurdo poi che il Ministro, ad un tempo, si dica consapevole
dell'inapplicabilità di talune regole - quali quelle in materia di rettifica -
e scelga, comunque, di introdurle nel nostro Ordinamento.
Delle due l'una: o una regola, si ritiene utile, opportuna ed efficace in
relazione ad un determinato fenomeno e, allora, ci si assume la responsabilità
politica della scelta e si sceglie di introdurla nell'ordinamento o la si
ritiene inutile o inapplicabile e, allora, ci si astiene dal proporne il varo.
L'idea secondo la quale è sempre e comunque meglio produrre ed introdurre nuove
regole piuttosto che astenersi dal farlo è, evidentemente, sbagliata e
pericolosa, figlia di quell'ansia da super-normazione di cui è affetta la
nostra classe politica, specie quando si parla di internet.
Le regole per l'informazione online esistono e sanciscono in modo
sufficientemente chiaro che la libertà di parola di ciascuno, si ferma dove
inizia l'altrui diritto a non veder la propria dignità, reputazione o privacy,
violate.
Il fatto che anche il Ministro della giustizia del Governo dei professori
soffra di questa grave patologia dei governanti antichi alle prese con il mondo
moderno è preoccupante ed inquietante.
Per l'informazione online non servono nuove regole ma solo educazione e
cultura.
Se poi, qualcuno, volesse proprio scrivere delle nuove regole, dovrebbero
essere regole volte a promuovere l'esercizio di ogni attività informativa
online, piuttosto che di segno contrario.
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