da: Il Fatto Quotidiano
Tariffe dell'acqua, +25% negli ultimi 5 anni. A Lecco gli incrementi maggiori
Secondo il
rapporto di Cittadinanzattiva gli aumenti sono più frequenti dove la gestione è
privata. "Sono serviti ai comuni per fare cassa, ma nessuno ha visto gli
investimenti". Cremona, Trento o Milano isole felici. Si va dai 474 euro
l'anno a Firenze, ai 110 di Isernia
Spesso neppure ce
ne accorgiamo perché rispetto ai salassi di luce o gas, il costo dell’acqua
rimane poca cosa. Eppure, come emerge dall’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, ogni
anno la bolletta idrica pesa un po’ di più sulle nostre tasche. Goccia dopo
goccia il rincaro ha raggiunto il 25% negli ultimi 5 anni con un balzo di quasi
il 6% solo nel 2011. Una famiglia di tre persone paga oggi in media 290 euro
l’anno, 16 euro in più di un anno fa e 67 euro più del 2007.
Le tariffe salgono
quasi ovunque ma le differenze da città a città sono marcate sia in termini
assoluti (si va dai 474 euro di Firenze ai 110 di Isernia) sia in termini di
entità degli aumenti. La bastonata più forte l’hanno ricevuta ad esempio gli
abitanti di Lecco che si sono trovati a pagare l’80% in più solo nell’ultimo
anno e il 126% nel quinquennio. Seguono Benevento e Massa Carrara dove tra il
2007 e il 2011 le bollette sono lievitate dell’80 e del 64%. Più in generale
sono ben 40 i capoluoghi che hanno subito aumenti superiori al 30% mentre
risultano appena 6 su 117 quelli dove il costo dell’acqua è diminuito. Si
tratta di Trento, Cremona, Avellino, Chieti e Agrigento (dove però la bolletta
è di 445 euro, tra le più alte d’Italia).
Visto che la
quantità di acqua a diposizione è sempre la stessa e i consumi non hanno subito
significative variazioni si potrebbe sperare che gli aumenti siano almeno
serviti per migliorare il servizio. Niente di più sbagliato. Salvo rare
eccezioni gli oltre 330 mila chilometri di rete idrica italiana rimangono un
colabrodo
dove per ogni
“La verità è che
gli aumenti sono serviti ai comuni unicamente per fare cassa e gli investimenti
nessuno li ha visti” spiega il vicesegretario generale di Cittadinanzattiva
Antonio Gaudioso. In alcuni casi sono stati persino caricati in bolletta oneri
di depurazione senza che venissero costruiti i depuratori. “Il problema,
aggiunge, è che per ora il settore è ancora privo di una vera autorità di
controllo e ognuno fa un po’ quel che vuole. Finché questa situazione non
cambia gli aumenti continueranno e gli investimenti non si faranno ” Come
emerge dall’indagine, pubblico o privato fa poca differenza. Anzi, se nelle
gestioni pubbliche i rincari sono un’eventualità quando ci sono di mezzo i
privati diventano la regola. Valga l’esempio della Toscana, dove la presenza di
privati nella gestione del servizio è più forte che altrove e le tariffe sono
da tempo le più alte d’Italia.
A Firenze, Arezzo,
Pistoia, Grosseto o Prato le bollette superano i 460 euro e sono aumentate in 5
anni di circa il 30% nonostante il livello di dispersione sia rimasto uguale o
addirittura peggiorato. Esistono anche isole felici dove l’acqua costa poco e
il servizio è efficiente. Valga l’esempio di Cremona, Trento o Milano. Nel
capoluogo lombardo il servizio è in mano pubblica, quasi tutta l’acqua arriva a
destinazione e la bolletta di 123 euro rimane tra le più basse d’Italia.
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