giovedì 10 maggio 2012

Lavoro, Groupon: diritti dei lavoratori violati


Alla Groupon manca solo una cosa: la modifica dell’art.18 per licenziare facilmente e liberamente.
Dai Fornero, che la Groupon aspetta…



Groupon, sconto sull'etica
Straordinari non pagati, permessi negati, privacy violata: ex dipendenti contro la società di acquisti collettivi.
di Michele Albini

Le accuse sono molto gravi: ore di straordinario non pagato, permessi negati, telecamere interne contro ogni tutela della privacy, finti colloqui organizzati per testare la fedeltà dei dipendenti.

L'azienda smentisce tutto, ma sono numerose le segnalazioni di comportamenti poco etici - al limite dell'abuso - che riguardano la società di acquisti collettivi Groupon, già nel mirino per aver messo in atto una pratica troppo flessibile (anche se non illegale) che utilizza in modo massiccio il licenziamento nel periodo di prova.

Alla fine qualcosa è arrivato all'orecchio della Direzione provinciale del lavoro di Milano che, venerdì 4 maggio 2012, ha spedito i propri ispettori presso la sede centrale dell'azienda, in corso Buenos Aires, nel capoluogo lombardo.
Il gruppo, sbarcato in Italia nel 2010, dichiara di aver assunto 450 persone, molte delle quali a tempo indeterminato. E all’ingresso degli uffici, che Lettera43.it ha potuto visitare, sono appese foto colorate che ritraggono dipendenti sorridenti e dalla mise informale.

PRODUTTIVITÀ E ABNEGAZIONE. Eppure, sono ormai centinaia i ragazzi mandati via prima della fine del periodo di prova. Una flessibilità necessaria per trovare i giusti profili, ha spiegato l'azienda.

Ma, secondo le dichiarazioni di alcuni ex dipendenti, quello che il gruppo richiede non è solo competenza professionale, bensì un'abnegazione totale: molti straordinari, poche pause, disciplina assoluta e massima produttività.

Chi non è disposto a sacrificarsi è fuori. «Dopo un anno da procacciatore di affari in Sicilia», racconta un ex lavoratore di Groupon, «ho ricevuto la richiesta di trasferirmi a Milano per firmare un contratto a tempo indeterminato. Ma prima della fine dei tre mesi mi hanno detto che non avevo superato il periodo di prova. Così, mi sono ritrovato senza più niente in mano e con parecchie spese sulle spalle».
E sono diversi i manager che hanno lasciato impieghi precedenti, attratti dallo slancio e dall’entusiasmo con cui Groupon dichiara di puntare al personale migliore, ma poi sono stati messi alla porta dopo un paio di mesi.

Le accuse: straordinari non pagati, malus sullo stipendio, telecamere

Tra le segnalazioni giunte a Lettera43.it - tutte da dimostrare - molte riguardano le ore di straordinario non pagato. Secondo il nuovo regolamento interno, le ore in più vengono segnate e retribuite, ma solo a partire dalle 19.00, sebbene solitamente il turno regolare di lavoro termini alle 18 e i manager abbiano l'abitudine di indire riunioni dopo le 20.30.
OBIETTIVI DA CONDIVIDERE. Nella sede centrale, a Milano, sono appena state montate le macchinette per i badge individuali.
Tuttavia, «fino all’arrivo dei badge gli straordinari non erano pagati», hanno raccontato alcuni dipendenti che si sono rivolti a Lettera43.it. E secondo alcune mail inviate al personale dall’amministratore delegato Boris Hageney, «l’orario operativo va avanti fino alle 20: chi non condivide questo modo di lavorare non va bene per l'azienda».

Quando poi, passata la mezzanotte, il dipendente trova la metropolitana chiusa non può fare affidamento sull’azienda per pagare il taxi.

Tra gli impiegati del settore commerciale, nel caotico open space al primo piano, una pioggia di bonus viene offerta a chiunque superi le soglie di contrattazione fissate dalla direzione.
PROVVIGIONI AL CONTRARIO. Ma, in caso di risultati insoddisfacenti, una grandine di malus colpisce anche la quota fissa dello stipendio, arrivando a eroderla fino a un terzo (da 900 a 600 euro lordi). E si tratta di una prassi ufficiale, scritta nel regolamento sulle commissioni.
In ogni caso, quando si tiene il colloquio preliminare con un nuovo addetto del settore commerciale, pare che l'usanza sia quella di non parlare mai di provvigioni.
VIOLAZIONE DELLA PRIVACY. Ma tra le accuse mosse all'azienda da dipendenti scontenti ci sono anche quelle di violazione della privacy. Secondo la segnalazione di alcuni lavoratori, al primo piano degli uffici di Buenos Aires ci sono telecamere che inquadrano i dipendenti.
Durante la visita di Lettera43.it, si notava uno schermo che mostrava le statistiche di vendita e un altro che, inspiegabilmente, mostrava solo una pagina bianca.
Di fronte alla domanda diretta del giornalista, l’addetta stampa non si è scomposta: «Qui vengono trasmesse solo le offerte del giorno della società, non esiste un circuito chiuso di sorveglianza in Groupon».

Eppure una foto, scattata in un altro momento, mostra inquadrato sul secondo schermo un ambiente con scrivanie e personale al lavoro. È collegato con un’altra sede europea di Groupon: gli uffici italiani sono sotto la stessa gestione di quelli portoghesi e spagnoli.


L'azienda esclude la pratica delle finte offerte di lavoro

E per testare la fedeltà del personale, sempre secondo le segnalazioni arrivate a Lettera43.it, l'azienda sarebbe arrivata anche a contattare alcuni dipendenti in prova per proporre una falsa offerta di lavoro.

Viviana (nome di fantasia) ha raccontato al nostro giornale di essere stata coinvolta in questa pratica poco corretta: «Ho ricevuto un telefonino inutilizzato e il curriculum di un impiegato. Ho dovuto chiamare e presentarmi come addetta di un’agenzia per il lavoro, manifestando l’interesse da parte di una grossa azienda che, per motivi di privacy, non potevo ancora rivelare».

TEST DI FEDELTÀ. Poi, Viviana ha proposto al dipendente una posizione più prestigiosa di quella attualmente ricoperta dall’impiegato in Groupon: «Quando lui ha mostrato interesse, ho cercato di farmi comunicare alcuni dati riservati sull’azienda. Ma non li ho ottenuti. Prima di chiudere la telefonata, l'ho sottoposto a una breve intervista, promettendo di richiamarlo in un secondo momento se il suo profilo fosse risultato idoneo. Dopodiché, ho spento il cellulare». Interrogata sull'uso di questa pratica, Groupon ha negato tutto.

E anche sui permessi l'azienda sembra avere un atteggiamento poco flessibile. Una team leader ricorda che un giorno uno dei suoi ragazzi si è dovuto recare al pronto soccorso in orario lavorativo. «Quando è tornato col certificato, che testimoniava la sua permanenza all’ospedale, se l’è visto rifiutare dall’ufficio risorse umane: niente numero di protocollo, anche se questo non viene normalmente indicato al pronto soccorso, e quindi niente stipendio per le ore di assenza».

DIRITTI CONTESTATI. Giulia (nome di fantasia), racconta di una ragazza che aveva superato i colloqui ma, prima di firmare il contratto, ha ricevuto la richiesta - da parte dell'ufficio risorse umane - di rinunciare al diritto di allattare il suo bimbo in orario di lavoro.
«Io ero lì», precisa Giulia, «lei ha sottoscritto un’autodichiarazione e firmato il contratto».

Tutto secondo le regole, visto che una madre può decidere di rinunciare a questo diritto. Ma l’azienda nega questo episodio.

Un'ex impiegata racconta che, rientrata dopo un periodo di malattia, non ha più trovato scrivania e computer. «Mi hanno dato un pc di fortuna e mi sono stati assegnati incarichi di responsabilità inferiore rispetto a quelli che svolgevo in precedenza. È stato pesante, quindi ho preferito dimettermi», ha spiegato a Lettera43.it. 

CRESCITA VELOCE. Ma - secondo le contestazioni - è capitato anche che l'azienda abbia deciso di negare permessi per un mese, avvertendo i dipendenti con una mail interna. Mentre una manager del gruppo, Laura (nome di fantasia), racconta di essere stata mandata via per «aver concesso troppe pause ai ragazzi del suo team».

E non mancano i manager che hanno deciso di presentare le dimissioni spontaneamente: «Avevamo due idee diverse del concetto di etica», spiega Giorgio, che ha voluto liberarsi in un sol colpo dello «spirito di Groupon». Lo stesso che ha portato l’azienda a essere definita dalla rivista Forbes «la compagnia con la crescita più veloce della storia».


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