Alla Groupon manca solo una cosa: la
modifica dell’art.18 per licenziare facilmente e liberamente.
Dai Fornero, che la Groupon aspetta…
Groupon,
sconto sull'etica
Straordinari non
pagati, permessi negati, privacy violata: ex dipendenti contro la società di
acquisti collettivi.
di Michele
Albini
Le accuse sono
molto gravi: ore di straordinario non pagato, permessi negati, telecamere
interne contro ogni tutela della privacy, finti colloqui organizzati per
testare la fedeltà dei dipendenti.
L'azienda smentisce tutto, ma sono numerose le segnalazioni di comportamenti
poco etici - al limite dell'abuso - che riguardano la società di acquisti
collettivi Groupon, già nel mirino per aver messo in atto una pratica troppo
flessibile (anche se non illegale) che utilizza in modo massiccio il licenziamento nel periodo di prova.
Alla fine qualcosa è arrivato all'orecchio della Direzione provinciale del
lavoro di Milano che, venerdì 4 maggio 2012, ha spedito i propri ispettori presso la
sede centrale dell'azienda, in corso Buenos Aires, nel capoluogo lombardo.
Il gruppo, sbarcato in Italia nel 2010, dichiara di aver assunto 450 persone, molte delle quali a tempo indeterminato. E all’ingresso degli uffici, che Lettera43.it ha potuto visitare, sono appese foto colorate che ritraggono dipendenti sorridenti e dalla mise informale.
Il gruppo, sbarcato in Italia nel 2010, dichiara di aver assunto 450 persone, molte delle quali a tempo indeterminato. E all’ingresso degli uffici, che Lettera43.it ha potuto visitare, sono appese foto colorate che ritraggono dipendenti sorridenti e dalla mise informale.
PRODUTTIVITÀ E
ABNEGAZIONE. Eppure, sono ormai centinaia i ragazzi mandati via prima della
fine del periodo di prova. Una flessibilità necessaria per trovare i giusti
profili, ha spiegato l'azienda.
Ma, secondo le dichiarazioni di alcuni ex dipendenti, quello che il gruppo
richiede non è solo competenza professionale, bensì un'abnegazione totale:
molti straordinari, poche pause, disciplina assoluta e massima produttività.
Chi non è disposto a sacrificarsi è fuori. «Dopo un anno da procacciatore di
affari in Sicilia», racconta un ex lavoratore di Groupon, «ho ricevuto la
richiesta di trasferirmi a Milano per firmare un contratto a tempo
indeterminato. Ma prima della fine dei tre mesi mi hanno detto che non avevo
superato il periodo di prova. Così, mi sono ritrovato senza più niente in mano
e con parecchie spese sulle spalle».
E sono diversi i manager che hanno lasciato impieghi precedenti, attratti dallo
slancio e dall’entusiasmo con cui Groupon dichiara di puntare al personale
migliore, ma poi sono stati messi alla porta dopo un paio di mesi.
Le accuse: straordinari non pagati, malus sullo
stipendio, telecamere
Tra le
segnalazioni giunte a Lettera43.it - tutte da dimostrare - molte riguardano le
ore di straordinario non pagato. Secondo il nuovo regolamento interno, le ore
in più vengono segnate e retribuite, ma solo a partire dalle 19.00, sebbene
solitamente il turno regolare di lavoro termini alle 18 e i manager abbiano
l'abitudine di indire riunioni dopo le 20.30.
OBIETTIVI DA
CONDIVIDERE. Nella sede centrale, a Milano, sono appena state montate le
macchinette per i badge individuali.
Tuttavia, «fino
all’arrivo dei badge gli straordinari non erano pagati», hanno raccontato
alcuni dipendenti che si sono rivolti a Lettera43.it. E secondo alcune mail
inviate al personale dall’amministratore delegato Boris Hageney, «l’orario
operativo va avanti fino alle 20: chi non condivide questo modo di lavorare non
va bene per l'azienda».
Quando poi, passata la mezzanotte, il dipendente trova la metropolitana chiusa
non può fare affidamento sull’azienda per pagare il taxi.
Tra gli impiegati
del settore commerciale, nel caotico open space al primo piano, una pioggia di
bonus viene offerta a chiunque superi le soglie di contrattazione fissate dalla
direzione.
PROVVIGIONI AL
CONTRARIO. Ma, in caso di risultati insoddisfacenti, una grandine di malus colpisce
anche la quota fissa dello stipendio, arrivando a eroderla fino a un terzo (da 900 a 600 euro lordi). E si
tratta di una prassi ufficiale, scritta nel regolamento sulle commissioni.
In ogni caso,
quando si tiene il colloquio preliminare con un nuovo addetto del settore
commerciale, pare che l'usanza sia quella di non parlare mai di provvigioni.
VIOLAZIONE DELLA PRIVACY. Ma tra le
accuse mosse all'azienda da dipendenti scontenti ci sono anche quelle di
violazione della privacy. Secondo la segnalazione di alcuni lavoratori, al
primo piano degli uffici di Buenos Aires ci sono telecamere che inquadrano i
dipendenti.
Durante la visita di Lettera43.it, si
notava uno schermo che mostrava le statistiche di vendita e un altro che,
inspiegabilmente, mostrava solo una pagina bianca.
Di fronte alla domanda diretta del
giornalista, l’addetta stampa non si è scomposta: «Qui vengono trasmesse solo
le offerte del giorno della società, non esiste un circuito chiuso di
sorveglianza in Groupon».
Eppure una foto, scattata in un altro momento, mostra inquadrato sul secondo
schermo un ambiente con scrivanie e personale al lavoro. È collegato con
un’altra sede europea di Groupon: gli uffici italiani sono sotto la stessa
gestione di quelli portoghesi e spagnoli.
L'azienda
esclude la pratica delle finte offerte di lavoro
E per testare la
fedeltà del personale, sempre secondo le segnalazioni arrivate a Lettera43.it,
l'azienda sarebbe arrivata anche a contattare alcuni dipendenti in prova per
proporre una falsa offerta di lavoro.
Viviana (nome di fantasia) ha raccontato al nostro giornale di essere stata
coinvolta in questa pratica poco corretta: «Ho ricevuto un telefonino
inutilizzato e il curriculum di un impiegato. Ho dovuto chiamare e presentarmi
come addetta di un’agenzia per il lavoro, manifestando l’interesse da parte di
una grossa azienda che, per motivi di privacy, non potevo ancora rivelare».
TEST DI FEDELTÀ.
Poi, Viviana ha proposto al dipendente una posizione più prestigiosa di quella
attualmente ricoperta dall’impiegato in Groupon: «Quando lui ha mostrato
interesse, ho cercato di farmi comunicare alcuni dati riservati sull’azienda.
Ma non li ho ottenuti. Prima di chiudere la telefonata, l'ho sottoposto a una
breve intervista, promettendo di richiamarlo in un secondo momento se il suo
profilo fosse risultato idoneo. Dopodiché, ho spento il cellulare». Interrogata
sull'uso di questa pratica, Groupon ha negato tutto.
E anche sui permessi l'azienda sembra avere un atteggiamento poco flessibile.
Una team leader ricorda che un giorno uno dei suoi ragazzi si è dovuto recare
al pronto soccorso in orario lavorativo. «Quando è tornato col certificato, che
testimoniava la sua permanenza all’ospedale, se l’è visto rifiutare
dall’ufficio risorse umane: niente numero di protocollo, anche se questo non
viene normalmente indicato al pronto soccorso, e quindi niente stipendio per le
ore di assenza».
DIRITTI
CONTESTATI. Giulia (nome di fantasia), racconta di una ragazza che aveva
superato i colloqui ma, prima di firmare il contratto, ha ricevuto la richiesta
- da parte dell'ufficio risorse umane - di rinunciare al diritto di allattare
il suo bimbo in orario di lavoro.
«Io ero lì»,
precisa Giulia, «lei ha sottoscritto un’autodichiarazione e firmato il
contratto».
Tutto secondo le regole, visto che una madre può decidere di rinunciare a
questo diritto. Ma l’azienda nega questo episodio.
Un'ex impiegata racconta che, rientrata
dopo un periodo di malattia, non ha più trovato scrivania e computer. «Mi hanno
dato un pc di fortuna e mi sono stati assegnati incarichi di responsabilità
inferiore rispetto a quelli che svolgevo in precedenza. È stato pesante, quindi
ho preferito dimettermi», ha spiegato a Lettera43.it.
CRESCITA VELOCE. Ma - secondo le contestazioni - è capitato anche che l'azienda
abbia deciso di negare permessi per un mese, avvertendo i dipendenti con una
mail interna. Mentre una manager del gruppo, Laura (nome di fantasia), racconta
di essere stata mandata via per «aver concesso troppe pause ai ragazzi del suo
team».
E non mancano i manager che hanno deciso di presentare le dimissioni
spontaneamente: «Avevamo due idee diverse del concetto di etica», spiega
Giorgio, che ha voluto liberarsi in un sol colpo dello «spirito di Groupon». Lo
stesso che ha portato l’azienda a essere definita dalla rivista Forbes «la
compagnia con la crescita più veloce della storia».
Nessun commento:
Posta un commento