Ovviamente, concordo e sottoscrivo l’articolo
di Travaglio; ha espresso in modo articolato ciò che ho sinteticamente commentatoin un post lunedì scorso.
Purtroppo – e lo dico senza ironia e con
rammarico – ha ragione D’Alema.
Renzi, al momento, si sta dimostrando come
un arrogante cialtrone. Nulla di più, nulla di meno. Il problema, per noi
italiani, è che non se ne rende conto, tutto preso dall’eccitazione di aver
scalzato due ex comunisti. Il problema, per noi italiani, è che lui – come Berlusconi,
seppure per motivi in parte diversi - è
convinto che adesso salverà l’Italia.
Ma ignorare, mentire, essere superficiali,
pasticcioni, arroganti ed eludere il punto della questione per il piacere di
parlare e ascoltarsi, cercando di manipolare i coglioni (a Renzi piacciono gli
obiettivi facili) non è ciò che serve, ciò che è utile per iniziare a creare un
cambiamento sociale. Matteo Renzi, passato l’orgasmo del facile scalpo dell’art.18,
e di Bersani e D’Alema, pensi se non sia anche solo un po’ come sopra descritto
e, come succede quando si è un presenza di “leader” con queste caratteristiche,
non sia circondato da somari. I somari non possono che essere servi. I servi
non possono che essere somari.
I servi, nonchè somari, distruggono, non
costruiscono mai.
da: Il Fatto Quotidiano
Per
dire come siamo ridotti, ci tocca pure dar ragione a D’Alema: Renzi parla di
cose che non conosce, confidando
nel fatto che non le conosca nessuno, grazie alla collaborazione
straordinaria dei tg e dei giornali.
Sulla giustizia
dice che in “20 anni di derby ideologico fra berlusconiani e antiberlusconiani”
non s’è fatta una sola riforma:
invece se ne sono fatte 120, con i
bei risultati a tutti noti; e lui prepara la 121esima, degno coronamento delle
altre 120. Sull’abolizione delle elezioni per il Senato dice che “se ne parla
da trent’anni”, mentre nessuno – a parte Gelli nel Piano di Rinascita del 1976
– ne aveva mai parlato né sentito il bisogno. Sulle Province dice “le abbiamo abolite”, invece s’è limitato a cambiare loro
il nome, ad abolire le elezioni e a moltiplicare le poltrone. Sull’articolo
18 dice che è “vecchio di 44 anni”: invece è stato riformato due anni fa,
quando lui era contrario. Dice pure che
“D’Alema ha avuto la fortuna di governare quando c’era la crescita: è allora
che bisognava riformare il mercato del lavoro”. Infatti fu riformato con la legge Treu del 1997, con la Maroni-Sacconi
del 2003 e con la Fornero del 2012:
col risultato di moltiplicare i precari e i disoccupati che lui, perseverando
sulla stessa strada, vorrebbe ridurre.
La cialtroneria,
il pressappochismo, l’ignoranza crassa e la menzogna sistematica per nascondere le
tracce sono i tratti distintivi di questa “nuova” classe politica che dà lezioni
alla “vecchia guardia”. E, come diceva Goethe,
“nulla è più terribile dell’ignoranza attiva” tipica di chi vuol dimostrare
ogni giorno di essere giovane e nuovo.
Per dirne una: lo sapevano e lo scrivevano
tutti che l’avvocatessa Teresa Bene non aveva i titoli per entrare al Csm:
non è docente ordinario e non ha 15 anni di professione forense. Ma l’han
votata lo stesso: ieri è stata cacciata perché ineleggibile. Un figurone. Renzi, almeno, conserva un
punto a suo favore: quando la vecchia
guardia faceva danni, lui non c’era. Ma i nove decimi dei suoi renzini, riciclati dell’ultima o penultima
ora, c’erano e facevano danni anche loro. Eppure fanno i bulli con la stessa
sua protervia nuovista, manco fossero nati ieri.
Sentite questa: “Non credo che un dirigente del Pd dovrebbe provare imbarazzo a stare
vicino a metalmeccanici che difendono il proprio lavoro e i propri diritti solo
perché qualche estremista passa di lì”. È di Matteo Orfini quand’era ancora dalemiano e spiegava “perché sarò in
piazza con la Fiom”. Era il 22 febbraio 2012 e la Fornero si accingeva a una
riforma dell’art. 18 molto più blanda di quella annunciata da Renzi col
consenso di Orfini (ma non della Fornero, che li scavalca entrambi a sinistra).
Oggi Orfini annuncia: “Se ci sarà una manifestazione della Cgil,
la guarderò in tv, il sindacato ha la colpa di essersi voltato dall’altra
parte”. Lui invece ha cambiato verso,
ma soprattutto poltrona: presiede il
Pd renziano. Nel 2002 Cofferati portò 3 milioni di lavoratori al Circo Massimo
contro B. che voleva levare l’articolo 18. E a spellarsi le mani c’era Piero Fassino: “Sull’articolo 18 il governo ha fatto una sciocchezza” urlava,
eccitatissimo per la “manifestazione
serena e compatta di un grande movimento di opposizione”. Per Paolo Gentiloni, “la straordinaria manifestazione di Roma non è in contrasto col nuovo
riformismo”. Non poteva mancare Enrico
Morando, ora viceministro dell’Economia e gran tifoso di Renzi contro
l’articolo 18, come pure Gentiloni e Fassino.
Ieri Roberto
Giachetti contava quanti giorni han governato Bersani, D’Alema, Bindi e
altri antirenziani, dimenticando quanti
giorni han governato i neorenziani: “Sono
stati al governo migliaia di giorni e ancora pontificano e propongono soluzioni
miracolose come se non avessero mai potuto mettere alla prova i loro messaggi
salvifici”. Vuoi vedere che Giachetti è appena atterrato da Marte? Può
essere, sempreché sia solo omonimo del
Giachetti che dal ‘93 al 2001 fu il braccio destro di Rutelli al Comune di Roma,
poi 13 anni fa entrò alla Camera per non
uscirne più: prima Margherita,
poi Ulivo, infine Pd. E ancora pontifica. Perché Renzi è come il Dash: lava più bianco.
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