di Dimitri
Buffa
Un trattato giuridico degno di un alto
magistrato. Ovviamente di ispirazione garantista. Un vero e proprio omaggio
alla buona giustizia che lotta contro quella cattiva. Per chi leggerà il testo integrale del
discorso del Papa Francesco sul carcere preventivo e la giustizia (e
molte altre cose tra cui ergastolo, pena di morte e corruzione) che stamani
viene pubblicato del “Garantista” partendo dalla prima pagina per poi
proseguire nelle pagine 12 e 13, la vera sorpresa sta nel linguaggio.
Giuridico
più che pastorale. Una mini enciclica che tratta tutti gli
argomenti più importanti che una vera riforma della giustizia dovrebbe prendere
in esame. Come non avviene in Italia da ormai 30 anni. La trattazione del
problema della carcerazione preventiva e dell’uso del carcere come vendetta
sociale è preceduta da osservazioni sociologiche degne dei migliori ricercatori
del settore. Un passaggio da incorniciare è questo: “Nella mitologia, come
nelle società primitive, la folla scopre i poteri malefici delle sue vittime
sacrificali, accusati delle disgrazie che colpiscono la comunità. Questa
dinamica non è assente nemmeno nelle società moderne. La realtà mostra che
l’esistenza di strumenti
legali e politici necessari ad affrontare e risolvere
conflitti non offre garanzie sufficienti ad evitare che alcuni individui
vengano incolpati per i problemi di tutti. La vita in comune, strutturata
intorno a comunità organizzate, ha bisogno di regole di convivenza la cui
libera violazione richiede una risposta adeguata. Tuttavia, viviamo in tempi
nei quali, tanto da alcuni settori della politica come da parte di alcuni mezzi
di comunicazione, si incita talvolta alla violenza e alla vendetta, pubblica e
privata, non solo contro quanti sono responsabili di aver commesso delitti, ma
anche contro coloro sui quali ricade il sospetto, fondato o meno, di aver
infranto la legge.”
Una grande sferzata alla politica arriva
nel passo in cui viene spiegato il concetto di “populismo penale, quello, per
capirsi, che portò negli anni tra il 2009 e il 2010 al varo dei pacchetti
sicurezza di Maroni poi dichiarati in toto incostituzionali.
Secondo Bergoglio “ In questo
contesto, negli ultimi decenni si è
diffusa la convinzione che attraverso la pena pubblica si possano risolvere
i più disparati problemi sociali, come se per le più diverse malattie ci
venisse raccomandata la medesima medicina. Non si tratta di fiducia in qualche
funzione sociale tradizionalmente attribuita alla pena pubblica, quanto
piuttosto della credenza che mediante tale pena si possano ottenere quei
benefici che richiederebbero l’implementazione di un altro tipo di politica
sociale, economica e di inclusione sociale. Non si cercano
soltanto capri espiatori che paghino con la loro libertà e con la
loro vita per tutti i mali sociali, come era tipico nelle società primitive, ma
oltre a ciò talvolta c’è la tendenza a costruire deliberatamente dei
nemici:figure stereotipate, che concentrano in sé stesse tutte le
caratteristiche che la società percepisce o interpreta come minacciose. I
meccanismi di formazione di queste immagini sono i medesimi che, a suo tempo,
permisero l’espansione delle idee razziste.”
Poi si parla della missione dei giuristi e
dei “sistemi penali fuori controllo” (come quello italiano,ndr): “ Stando
così le cose, il sistema penale va oltre
la sua funzione propriamente sanzionatoria e si pone sul terreno delle
libertà e dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più vulnerabili, in
nome di una finalità preventiva la cui efficacia, fino ad ora, non si è potuto
verificare, neppure per le pene più gravi, come la pena di morte. C’è il
rischio di non conservare neppure la proporzionalità delle pene, che
storicamente riflette la scala di valori tutelati dallo Stato. Si è affievolita
la concezione del diritto penale come ultima ratio, come ultimo ricorso
alla sanzione, limitato ai fatti più gravi contro gli interessi individuali e
collettivi più degni di protezione. Si è anche affievolito il dibattito sulla
sostituzione del carcere con altre sanzioni penali alternative.In questo
contesto, la missione dei giuristi non può essere altra che quella di limitare
e di contenere tali tendenze. È un compito difficile, in tempi nei quali molti
giudici e operatori del sistema penale devono svolgere la loro mansione sotto
la pressione dei mezzi di comunicazione di massa, di alcuni politici senza
scrupoli e delle pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società. Coloro che
hanno una così grande responsabilità sono chiamati a compiere il loro dovere,
dal momento che il non farlo pone in pericolo vite umane, che hanno bisogno di
essere curate con maggior impegno di quanto a volte non si faccia
nell’espletamento delle proprie funzioni.”
Il testo integrale potete leggervelo nel link pubblicato
sulla pagina internet del “Garantista”, unico giornale a non avere censurato in
tutto o in parte lo scomodo “j’accuse” di Bergoglio alle misrie giustizialiste
della politica. Trattandosi di un Papa si potrebbe ben dire che si tratta di
“parole sante”
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