martedì 28 ottobre 2014

Papa Francesco: la lezione giuridica e umana su giustizia e carcere preventivo



di Dimitri Buffa

Un trattato giuridico degno di un alto magistrato. Ovviamente di ispirazione garantista. Un vero e proprio omaggio alla buona giustizia che lotta contro quella cattiva. Per chi leggerà  il testo integrale del discorso del Papa Francesco  sul carcere preventivo e la giustizia (e molte altre cose tra cui ergastolo, pena di morte e corruzione) che stamani viene pubblicato del “Garantista” partendo dalla   prima pagina per poi proseguire nelle pagine 12 e 13, la vera sorpresa sta nel linguaggio.

Giuridico più che pastorale. Una mini enciclica che tratta tutti gli argomenti più importanti che una vera riforma della giustizia dovrebbe prendere in esame. Come non avviene in  Italia da ormai 30 anni. La trattazione del problema della carcerazione preventiva e dell’uso del carcere come vendetta sociale è preceduta da osservazioni sociologiche degne dei migliori ricercatori del settore. Un passaggio da incorniciare è questo: “Nella mitologia, come nelle società primitive, la folla scopre i poteri malefici delle sue vittime sacrificali, accusati delle disgrazie che colpiscono la comunità. Questa dinamica non è assente nemmeno nelle società moderne. La realtà mostra che l’esistenza di strumenti
legali e politici necessari ad affrontare e risolvere conflitti non offre garanzie sufficienti ad evitare che alcuni individui vengano incolpati per i problemi di tutti. La vita in comune, strutturata intorno a comunità organizzate, ha bisogno di regole di convivenza la cui libera violazione richiede una risposta adeguata. Tuttavia, viviamo in tempi nei quali, tanto da alcuni settori della politica come da parte di alcuni mezzi di comunicazione, si incita talvolta alla violenza e alla vendetta, pubblica e privata, non solo contro quanti sono responsabili di aver commesso delitti, ma anche contro coloro sui quali ricade il sospetto, fondato o meno, di aver infranto la legge.”

Una grande sferzata alla politica arriva nel passo in cui viene spiegato il concetto di “populismo penale, quello, per capirsi, che portò negli anni tra il 2009 e il 2010 al varo dei pacchetti sicurezza di Maroni poi  dichiarati in toto incostituzionali.
Secondo Bergoglio “ In questo contesto, negli ultimi decenni si è diffusa la convinzione che attraverso la pena pubblica si possano risolvere i più disparati problemi sociali, come se per le più diverse malattie ci venisse raccomandata la medesima medicina. Non si tratta di fiducia in qualche funzione sociale tradizionalmente attribuita alla pena pubblica, quanto piuttosto della credenza che mediante tale pena si possano ottenere quei benefici che richiederebbero l’implementazione di un altro tipo di politica sociale, economica e di inclusione sociale. Non si cercano soltanto capri espiatori che paghino con la loro libertà e con la loro vita per tutti i mali sociali, come era tipico nelle società primitive, ma oltre a ciò talvolta c’è la tendenza a costruire deliberatamente dei nemici:figure stereotipate, che concentrano in sé stesse tutte le caratteristiche che la società percepisce o interpreta come minacciose. I meccanismi di formazione di queste immagini sono i medesimi che, a suo tempo, permisero l’espansione delle idee razziste.”

Poi si parla della missione dei giuristi e dei “sistemi penali fuori controllo” (come quello italiano,ndr): “ Stando così le cose, il sistema penale va oltre la sua funzione propriamente sanzionatoria e si pone sul terreno delle libertà e dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più vulnerabili, in nome di una finalità preventiva la cui efficacia, fino ad ora, non si è potuto verificare, neppure per le pene più gravi, come la pena di morte. C’è il rischio di non conservare neppure la proporzionalità delle pene, che storicamente riflette la scala di valori tutelati dallo Stato. Si è affievolita la concezione del diritto penale come ultima ratio, come ultimo ricorso alla sanzione, limitato ai fatti più gravi contro gli interessi individuali e collettivi più degni di protezione. Si è anche affievolito il dibattito sulla sostituzione del carcere con altre sanzioni penali alternative.In questo contesto, la missione dei giuristi non può essere altra che quella di limitare e di contenere tali tendenze. È un compito difficile, in tempi nei quali molti giudici e operatori del sistema penale devono svolgere la loro mansione sotto la pressione dei mezzi di comunicazione di massa, di alcuni politici senza scrupoli e delle pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società. Coloro che hanno una così grande responsabilità sono chiamati a compiere il loro dovere, dal momento che il non farlo pone in pericolo vite umane, che hanno bisogno di essere curate con maggior impegno di quanto a volte non si faccia nell’espletamento delle proprie funzioni.”

Il testo integrale potete leggervelo nel link pubblicato sulla pagina internet del “Garantista”, unico giornale a non avere censurato in tutto o in parte lo scomodo “j’accuse” di Bergoglio alle misrie giustizialiste della politica. Trattandosi di un Papa si potrebbe ben dire che si tratta di “parole sante”

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