martedì 7 ottobre 2014

Giovanni Valentini: “Quei patti segreti che proteggono il regime televisivo”



da: la Repubblica

Quei patti segreti che proteggono il regime televisivo
di Giovanni Valentini

Alla persistenza della centralità della televisione e della telepolitica nella dieta elettorale degli italiani fa da contraltare un progressivo disinvestimento in termini quantitativi e qualitativi, che riguarda in prima battuta la tv commerciale, e infine la tv pubblica.
(da “Le sorti della videocrazia” di Christian Ruggiero — Mondadori, 2014 — pag. XV)

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Non c’è bisogno di ipotizzare “effetti collaterali” del cosiddetto patto del Nazareno per dire che il maxisconto sul canone d’affitto delle frequenze, deliberato dall’Autorità sulle Comunicazioni a favore di Rai e Mediaset, è l’ennesimo scandalo di una telenovela infinita sul regime televisivo. Un munifico “cadeau” destinato ai detentori del duopolio tv che così risparmierebbero rispettivamente circa 15 e 10 milioni di euro all’anno, mentre
ai cittadini italiani vengono imposti nuovi aumenti delle tasse e delle bollette in nome dell’austerità.
Allo stato degli atti, non sappiamo se Matteo Renzi abbia assunto o meno un impegno con Silvio Berlusconi per perpetuare quel regime televisivo che i suoi predecessori, alla guida del Pd-Ds-Pds-Pci, hanno contributo a difendere da lungo tempo. Ma ora il presidente del Consiglio ha la possibilità, se vuole, d’intervenire con la rapidità e la determinazione che gli sono abituali, in modo da impedire un tale misfatto.
Su pressione del componente dell’Agcom indicato dal Partito democratico, Antonio Nicita, l’Authority ha rimesso infatti una decisione finale al ministero dello Sviluppo economico. A questo punto il sottosegretario Antonello Giacomelli, responsabile del settore Comunicazioni, ha la facoltà — anche qui, se vuole — di presentare un decreto per correggere gli effetti della delibera. E se non vuole, dovrà assumersene la responsabilità.
La soluzione più ragionevole, come lo stesso Nicita suggerisce, sarebbe quella di fissare una sorta di “equo canone” per l’affitto delle frequenze e poi aggiungere un’aliquota progressiva in rapporto al volume d’affari di ciascun broadcaster. Ma evidentemente non si può dimezzare l’importo complessivo rispetto a quello attuale, pari a un misero 1% del fatturato. L’etere è un bene pubblico che appartiene allo Stato, e quindi a tutti gli italiani, sul cui sfruttamento le aziende televisive realizzano ogni anno ingenti incassi: circa 2,5 miliardi di euro la Rai e circa 2 miliardi Mediaset. Qui non si tratta di punire nessuno, ma piuttosto di tutelare l’interesse generale dei cittadini e dei contribuenti.

A questa situazione siamo arrivati a causa di una lunga serie di compromessi e accomodamenti che hanno segnato purtroppo la storia della televisione in Italia dalla metà degli anni Ottanta. L’esempio più recente è stato l’incauto accordo raggiunto da Pierluigi Bersani con Pierferdinando Casini, proprio sulla composizione di questa Authority, per cedere all’Udc uno dei cinque membri dell’Agcom in cambio di un’alleanza politica contro l’ultimo governo Berlusconi. È stato infatti Francesco Posteraro a far prevalere una maggioranza di centrodestra all’interno dell’Autorità, mettendo in minoranza il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissario Nicita, in modo da predisporre il generoso sconto ai “signori dell’etere”.
Già in precedenza, come si ricorderà, era toccato a Massimo D’Alema sottoscrivere nel ‘97 il “patto della crostata” in una cena a casa di Gianni Letta, con l’impegno a non spingere sulla legge sul conflitto d’interessi per ottenere un appoggio sulla Bicamerale che avrebbe dovuto varare le riforme istituzionali. Fu lo stesso D’Alema, appena uscito da palazzo Chigi, a dichiarare “coram populo” nel 2000 alla Festa dell’Unità di Roma a Caracalla che un provvedimento del genere sarebbe stato “liberticida”. E allora aveva al suo fianco, come braccio destro o sinistro, Gianni Cuperlo.
Non è cominciata dunque in via del Nazareno, dov’è oggi la sede del Pd, la pratica dei patti più o meno segreti per proteggere il regime televisivo. Da vent’anni a questa parte, come qui abbiamo scritto tante volte, il duopolio Rai-Mediaset ha condizionato la vita pubblica italiana, influendo sull’orientamento e sulle scelte del corpo elettorale. È tempo, quindi, che la politica recuperi interamente la propria autonomia e la propria autorità.

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