Reyhaneh
Jabbari è stata impiccata, inutile la mobilitazione per l’iraniana: uccise
l’uomo che tentò di stuprarla
di Federica
Sterza
“Riposa in pace”. Queste le ultime parole
pubblicate sulla pagina Facebook creata per salvare Reyhaneh Jabbari, la 26enne
iraniana condannata a a morte. L’atroce sentenza arrivò al termine di un
processo per omicidio: Reyhaneh uccise infatti l’uomo che voleva stuprarla. A
nulla è valsa la mobilitazione internazionale: all’alba la 26enne è stata
impiccata e, come riporta La Stampa, sembra che a togliere lo sgabello da sotto
i suoi piedi sia stato il figlio della vittima.
Lo stesso che avrebbe potuto salvare
Reyhaneh dall’esecuzione. Il perdono della famiglia della vittima infatti
avrebbe potuto capovolgere la situazione, ma per concederlo Reyhaneh avrebbe
dovuto ritrattare la sua versione dei fatti, negando che si fosse trattata di
legittima difesa. La donna non ha mai ceduto, e per il coraggio di denunciare
ha pagato con la vita.
Nessuna considerazione neanche per la
denuncia del relatore dell’Alto commissariato per i diritti umani
dell’Onu, il quale aveva acceso i riflettori sulle luci e ombre del
processo svoltosi nel 2009: troppe irregolarità a suo avviso, in primis il
fatto di non aver tenuto in considerazione il fatto che si fosse trattato di
legittima difesa.
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